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20 anni senza Denise: indagini, misteri, segnalazioni e avvistamenti

di: Redazione - del 2024-09-04

Immagine articolo: 20 anni senza Denise: indagini, misteri, segnalazioni e avvistamenti

È ricorso il primo settembre il ventesimo anniversario della ‘scomparsa’ di Denise Pipitone, la bimba mazarese di poco meno di quattro anni di cui tuttora, da quel maledetto primo settembre 2004, non si conoscono le sorti. Vista per l’ultima volta dalla zia acquisita dopo aver svoltato l'angolo della strada per rincorrere il cuginetto mentre si apprestava a rientrare nel garage-cucina della nonna materna, non ha più fatto ritorno.

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  • Vent’anni di indagini, di misteri, di segnalazioni, a partire dalle speranze nutrite nelle dichiarazioni dell’allora Procuratore capo di Marsala Silvio Antonino Sciuto nelle prime ore successive alla sparizione: “La bambina è viva e si trova in città”, aveva asserito davanti le telecamere, dichiarazioni che hanno avuto un certo peso specie se rilasciate da un Procuratore della Repubblica a cui ha fatto da contraltare l’assenza di notizie certe, e che nell’arco di venti lunghissimi anni ha creato un vuoto incolmabile.

    Mazara del Vallo  veniva passata al setaccio. Carabinieri, Polizia, Unità cinofile, Reparti speciali, hanno percorso strade, fiumi, grotte, pozzi, anfratti. Il rumore degli elicotteri che sorvolavano su Mazara e territori adiacenti, rimarrà tuttora indelebile; tuttavia, di Denise non c’è traccia.

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  • Si ipotizzano numerose piste, quella della pedofilia e/o del maniaco, quella legata al traffico di organi, la pista rom, quella legata ai riti occulti, ci sarà l'intervento di alcune medium ma la pista privilegiata rimarrà sempre quella privata, quella della gelosia, del rancore e della vendetta, maturati nell’abito familiare: Denise non è figlia dell’allora marito di Piera Maggio Antonino Pipitone, ma di Pietro Pulizzi, ex marito di Anna Corona dal quale ha avuto due figlie, Jessica e Alice.

    Una verità che Piera Maggio mette in chiaro agli inquirenti (dott. Bertoncello) sin dalle prime ore della sparizione della bimba, ed è per tal ragione che agli atti c’è anche una richiesta di intercettazione in via d’urgenza anche per le utenze di Pietro Pulizzi e di Anna Corona il primo settembre 2004 pervenuta in Procura alle ore 23:00 con riferimento alla fonte confidenziale che è, appunto, Piera Maggio.

    Quasi due mesi dopo, nell'ottobre 2004, l'indagine sembra avere un nuovo impulso: a Milano una guardia giurata che prestava servizio ha notato un gruppo di nomadi costituito da un uomo, due donne e tre bimbi; una delle bimbe somiglia in maniera evidente a Denise, la guardia riprende col telefono la bimba che ha uno spiccato accento siciliano, tuttavia la guardia chiama la Polizia che temporeggia per un'altra emergenza e all'arrivo della Polizia il gruppo nomadi era già andato via. "Siamo certi era lei", dirà poi il Procuratore Alberto Di Pisa.

    I sospetti si concentrano sin da subito su Jessica Pulizzi, e il caso Denise diventa il primo caso di scomparsa minore sul quale verrà istituito un processo che vedrà due imputati e un solo condannato in primo grado a due anni di reclusione per false informazioni ai Pubblici Ministeri: è Gaspare Ghaleb, fidanzato di Jessica, la cui condanna verrà cancellata dall’intervenuta prescrizione nel processo d’appello.

    La principale imputata, Jessica Pulizzi, all’epoca dei fatti diciassettenne, viene iscritta nel registro degli indagati nel maggio 2005 e rinviata a giudizio nel gennaio 2010 per concorso in sequestro di minore, verrà poi assolta con sentenza della Corte di Cassazione, dopo la richiesta di condanna alla pena di anni 15 di reclusione: il processo è indiziario, i giudici scriveranno nelle motivazioni che “pur in presenza di un valido movente, la povertà del quadro probatorio non consente di spingersi oltre nella valutazione complessiva dei due elementi ai quali si è riconosciuta una qualche valenza indiziaria. E allora, conclusivamente, il quadro istruttorio deve considerarsi altamente insufficiente a dimostrare la colpevolezza dell’imputata sulla base della regola probatoria dell’oltre ogni ragionevole dubbio”.
    Piera Maggio non si arrende, non si trincera in "lutto bianco", va in TV, chiede aiuto, affigge ovunque locandine con il volto della figlia.

    Corre l'anno 2007 e il giorno del settimo compleanno di Denise, si incatena davanti alla sede del Quirinale: chiede con urgenza una riforma legislativa che garantirebbe un maggiore potere investigativo per gli inquirenti nei casi di bambini scomparsi, favorendone le ricerche. Ed è grazie a questo impegno che nel 2009 arriva la modifica al Codice penale che punisce i colpevoli di sequestro di minore con pene fino a quindici anni, la legge è ribattezzata “Legge Denise". Sono sempre del 2007 le dichiarazioni del pluriomicida Giuseppe D’Assaro e la fantasiosa ricostruzione, poi ritrattata, con raccapriccianti particolari sulla sorte di Denise Pipitone che la vedeva uccisa e il suo corpo gettato in mare al largo di Palermo. D’Assaro si era autoaccusato dell’occultamento, aveva accusato la propria figlia, il genero e la propria moglie Rosalba Pulizzi che finirà indagata concorso in omicidio e sequestro di persona, e che ha sempre rigettato le accuse.

    D’Assaro aveva ricevuto un permesso per interrogare la moglie Rosalba, gli era stata installata una cimice nel tacco della scarpa che avrebbe dovuto azionare ma guarda caso al momento del colloquio, non funzionò. Verrebbe da chiedersi perché non gliene fosse stata installata una sempre attiva in ogni spostamento e in ogni  movimento.

    Un nulla di fatto anche in questo caso: D’Assaro viene classificato teste inattendibile alla luce delle molte contraddizioni, specie quando ha indicato i tempi in cui a suo dire avrebbe occultato il corpo, tempi in cui risultava essere in carcere.

    La Procura, per questa vicenda, aprì un fascicolo per omicidio contro ignoti, e a far scalpore erano state le dichiarazioni ancora del Procuratore Sciuto: “Gli ignoti non sono più ignoti”, diceva. Nel frattempo continuano le segnalazioni e gli avvistamenti, Piera Maggio vola a Marrakech, in Marocco, la somiglianza con una bambina l'aveva spinta a recarsi direttamente sul posto. Conobbe la bambina, ci fu un abbraccio commovente ma quella bambina non era Denise.

    Le segnalazioni si susseguono: la bimba è vista a Cremona, a Verona, a Bologna ma gli accertamenti danno ogni volta esito negativo. Spesso si è trattato di mitomani, come nel caso del messaggio inviato da una ragazzina della provincia di Potenza che scrive a Piera: "sono Denise mamma". Il test del Dna ha poi sconfessato tutto. A intervenire anche la madre della ragazzina. "Voleva fare uno scherzo".

    Un caso, quello di Denise, costellato da una serie di errori, di approssimazioni, di false speranze, di illusioni, di segnalazioni mai andate a buon fine: è l’inizio del 2021, si accendono i riflettori, e le speranze per i genitori Piera Maggio e Pietro Pulizzi, che rimangono sempre con i piedi per terra.

    Olesya Rostova, così si chiama la ragazza che in una trasmissione di una emittente russa nel 2021 ha dichiarato di essere stata rapita e poi ritrovata, nel 2005, in un campo rom della Russia. Del caso si occupa la trasmissione Chi l’ha visto e tiene incollata agli schermi quasi tutta Italia, ma ben presto il confronto del gruppo sanguigno dirà che Olesya non è Denise.

    Fioccano le segnalazioni alle emittenti, a Piera Maggio, al suo legale Giacomo Frazzitta, e in Procura.
    Tra queste, ne emergono due importanti, la testimonianza di una coppia romana che il primo settembre 2004 si sarebbe trovata, a loro dire, in vacanza a Mazara e avrebbe alloggiato nello stesso albergo, il Ruggero II, dove lavorava Anna Corona; la donna, secondo la sua ricostruzione, avrebbe sentito il pianto di una bambina che identificava in Denise Pipitone, e riconosceva la donna che avrebbe detto “Perché l’hai portata qui” in Anna Corona.

    L’altra segnalazione giunta nei tavoli della Procura, ha visto protagonista Giuseppe Della Chiave; secondo questa segnalazione “una testimone oculare riferiva di avere visto una bambina somigliante alla piccola Denise salire su un treno a Pescara in compagnia di Della Chiave”, affermava il legale difensore di Della Chiave, Walter Marino.

    E dopo 17 anni vengono riaperte le indagini, finiscono nel registro degli indagati proprio Anna Corona e Giuseppe della Chiave, marito di un’amica della Corona, e nipote del sordomuto Battista Della Chiave che  in passato aveva dichiarato di aver visto giorno 1 settembre a bordo dello scooter e in braccio al nipote Giuseppe. Allora Battista si era avvalso della facoltà di non rispondere e venne giudicato teste inattendibile.

    Oltre le speranze ancora una volta nutrite dai genitori di Denise, è il delirio collettivo totale, tutti vogliono sapere dov’è e chi è Denise, molti si improvvisano 007, è l’era dei mitomani, e anche allo sbaraglio senza arte né parte.
    Finiscono nel tritacarne mediatico Piera Maggio e Pietro Pulizzi, intere trasmissioni televisive ne scandagliano sotto una personale lente di ingrandimento la vita privata.

    Piera Maggio ribadirà ancora una volta di essere stata “rivoltata come un calzino”; si azzardano ipotesi sulle sorti di Denise, si tira fuori la vicenda del sordomuto Battista Della Chiave e molti si improvvisano esperti della lingua dei segni, ognuno ha una personale idea e quasi certezza di quello che in teoria avrebbe detto Battista. Vengono pubblicati parti di atti giudiziari estrapolati e non contestualizzati, come a dire “te lo trovo io il colpevole, ecco la prova”: tutti colpevoli, tutti innocenti, tutto e il contrario di tutto a seconda della posizione assunta.

    Giornalisti e operatori di reti nazionali presidiano le abitazioni di tutti gli attori coinvolti nel caso, Mazara è sotto assedio, è caccia alla dichiarazione anche dell’amico dell’amico, e del parente del parente, allo scoop sensazionalistico da trasmettere in diretta.

    “Gli occhi di ghiaccio” titoleranno per Anna Corona, e capirete che notizia e quale impulso ha dato alle indagini. Verranno indagati e rinviati a giudizio (processi tuttora in corso) molti giornalisti, quelli che con serietà hanno provato a dire qualcosa in più, qualcosa di diverso, quelli che hanno provato a trovare un filo conduttore. Arrivano a ciel non proprio sereno, le archiviazioni delle posizioni di Giuseppe Della Chiave e Anna Corona (per la seconda volta nell'arco di vent'anni): i coniugi romani si erano inventati tutto, voleva “dare una mano alle indagini”, dirà la donna; dalla loro carta di credito risulteranno acquisti effettuati a Roma proprio il primo settembre quando dicevano di essere in vacanza a Mazara. La coniuge dirà di essere stata suggestionata dalla pressione mediatica e che aveva, così si legge nella richiesta di archiviazione, “ritenuto che fosse giusto fare quello che ho fatto”, annunciando allora, di voler ricorrere a un percorso psicologico e psicoterapeutico.

    La posizione di Della Chiave viene archiviata perché "il contenuto della segnalazione, alla fine, si è rivelato essere completamente infondato”, a dirlo è sempre il suo avvocato Walter Marino. Dopo la bolgia infernale, dopo il ciclone, rimane viva sempre la speranza e solo una domanda, dov’è Denise, quale è stata la sua sorte?

    I genitori di Denise, Piera Maggio e Pietro Pulizzi, per il ventennale della scomparsa della bimba non rivolgono alcun appello: “Dopo vent'anni dal sequestro di nostra figlia, non abbiamo nulla da aggiungere più di quanto non abbiamo già detto in tutti questi anni”, scrivono sui social. Nonostante non abbiano mai abbassato guardia, nonostante non abbiano mai perso la speranza di ritrovare Denise, e non abbiano mai smesso di chiedere verità e giustizia, rimane l’amarezza per il mancato successo delle indagini: “Nel giorno della triste ricorrenza si rinnova più forte il nostro dolore misto alla rabbia per l'insuccesso nel ritrovamento di Denise e per la mancata giustizia! Questo caso è una delle vergogne italiane: il fallimento assoluto dei poveri d'animo e di senso umano. Non smetteremo mai di chiedere giustizia e verità. Come non dimenticheremo le cattiverie subite: non tutti hanno una coscienza”.

    E l'amarezza rimane anche per il fatto che una città come Mazara del Vallo, a vent'anni dalla scomparsa, non abbia ricordato Denise, nessuna manifestazione, nessuna fiaccolata, nessun incontro istituzionale.

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