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Condannato all'ergastolo per l'omicidio del cognato commesso 27 anni fa, il legale dei familiari della vittima: "Stabilita responsabilità anche a distanza di anni"

di: Redazione - del 2025-04-09

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La Corte di Assise di Trapani, con sentenza del 7 aprile scorso, ha condannato il settantatreenne Adamo Antonio con la pena dell'ergastolo per l'omicidio aggravato del cognato Ganci Benedetto, avvenuto nel lontano novembre del 1998. Lo stesso imputato era stato tratto in arresto nel dicembre del 2021 dopo che erano state riaperte le indagini con la collaborazione dei familiari della vittima che hanno fornito elementi utili per far luce sulla drammatica vicenda. Il corpo di Ganci Benedetto, all'epoca  era stato trovato morto, con il capo sfondato da un paletto in cemento, nelle campagne della provincia di Trapani tra Napola e Fulgatore.

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  • Sin da subito gli inquirenti concentrarono l'attenzione investigativa anche su Adamo Antonio ma gli elementi acquisiti all'epoca non furono ritenuti sufficienti per incriminarlo per il delitto del cognato. Solo dopo più di venti anni sono emerse prove che riconducevano il movente del crimine nel contesto familiare e, nello specifico, nell'interesse che l'imputato nutriva nei confronti della figlia del Ganci che, dal canto suo, aveva cercato di ostacolare tale possibile legame.

    La spinta investigativa, fornita dai familiari della vittima, aveva consentito dunque di ricostruire la vicenda e l'utilizzo di intercettazioni  hanno avvalorato il quadro probatorio e dimostrato la genuinità delle dichiarazioni. L'imputato Adamo Antonio, difeso dall'avvocato marsalese Piero Marino, si è sempre protestato innocente, ma la Corte di Assise ha comminato la massima pena ritenendo gli elementi di prova a carico gravi e precisi.

    I familiari di Ganci Benedetto sono stati assistiti dall'avvocato castelvetranese Giuseppe Ferro il quale ha dichiarato: "C'è soddisfazione per l'esito del processo, che ha stabilito la responsabilità dell'autore del reato anche a distanza di molti anni, ma resta comunque per i familiari il dramma vissuto per la grave perdita del congiunto".

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