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Corte d'Appello annulla con rinvio l'assoluzione del Giornalista Giacalone. "Si riconosca l'uso del diritto di critica"

del 2017-05-15

Immagine articolo: Corte d'Appello annulla con rinvio l'assoluzione del Giornalista Giacalone. "Si riconosca l'uso del diritto di critica"

La vicenda di Rino Giacalone processato per diffamazione al boss Mariano Agate, Trapani – Un processo da rifare. In appello. E’ quanto ha deciso, nei giorni scorsi, la quinta sezione della Corte di Cassazione, che ha annullato con rinvio la sentenza di assoluzione dall’accusa di diffamazione emessa lo scorso anno dal Tribunale di Trapani per il giornalista Rino Giacalone, che in un blog aveva apostrofato il defunto boss mafioso mazarese Mariano Agate come “gran bel pezzo di merda”.

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  • L’accusa è di diffamazione a mezzo stampa e i giudici della Suprema Corte, nonostante il procuratore avesse chiesto “l’inammissibilità del ricorso”, hanno rinviato gli atti processuali alla Corte d’Appello di Palermo.

    Il procedimento era nato da una querela di Rosa Pace, vedova di Mariano Agate, deceduto nell’aprile 2013. Nei giorni seguenti alla morte il questore di Trapani aveva vietato i funerali pubblici e anche il vescovo di Mazara del Vallo Domenico Mogavero aveva rifiutato i funerali in chiesa. In quei giorni Giacalone, con un articolo pubblicato sul portale Malitalia.it, aveva ricostruito i trascorsi di Mariano Agate aggiungendo l’augurio che la sua morte togliesse alla Sicilia la presenza di “un gran bel pezzo di merda”.

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  • Dopo la sentenza di assoluzione, emessa il 7 giugno 2016, il pm della Procura di Trapani, Franco Belvisi aveva presentato un ricorso “per saltum” in Cassazione. Adesso, la Cassazione, rilevando un “vizio di diritto”, ha annullato la sentenza.

    Giacalone ha commenta la vicenda tramite un post sul suo profilo Facebook: “Secondo la Cassazione non merito l’assoluzione e devo tornare sotto processo in Corte di Appello per avere offeso la “reputazione” del boss stragista e massone Mariano Agate.

    Ecco, niente, volevo dirveLo…qualcuno so che si dispiacerà, altri forse faranno festa, io ringrazio i miei avvocati Enza Rando, Carmelo Miceli, Giulio Vasaturo e Domenico Grassa…si va avanti p.s.: attendiamo motivazioni, il pg aveva chiesto la conferma della sentenza di assoluzione ed era entrato nel merito chiedendo ai giudici di riconoscere il corretto uso del diritto di critica e del rispetto pieno dell’art. 21 della Costituzione.

    Probabilmente, ma bisogna leggere le motivazioni, i giudici dinanzi all’appello contro l’assoluzione presentato dal pm della procura di Trapani, per saltum in cassazione, possono avere ritenuto competente a esaminare l’appello i giudici di secondo grado”.

    E commenta la vicenda anche il legale di parte civile, per la famiglia Agate, l’avvocato castelvetranese Celestino Cardinale, che in una nota scrive: “Ho appreso, anche da fonti giornalistiche, che in data 10 del mese corrente la Quinta Sezione Penale della Corte di Cassazione ha annullato la sentenza, emessa in data 7.6.2016 dal Giudice Monocratico di Trapani Dr. Visco, di assoluzione del sig. Rino Giacalone dal reato di diffamazione nei confronti di Agate Mariano e dei familiari di quest’ultimo, che si sono costituiti parte civile mio tramite.

    La sentenza di assoluzione, annullata dalla Suprema Corte, è stata preceduta da un clima sicuramente ostile alla difesa degli Agate, il cui ruolo di persone offese e danneggiate non avrebbe potuto non essere svalutato a seguito della presenza, in occasione delle principali udienze, di persone di celebrata moralità, quali, fra le diverse, Don Ciotti, autorevoli rappresentanti di Libera e soprattutto di un autorevole parlamentare pentastellato; persone chiamate a raccolta solidale dal Giacalone a sostegno di ragioni che, se apprezzabili e fondate, non avrebbero avuto bisogno di tale autorevole ausilio.

    Effettivamente di sostegno v’era necessità, visto che v’era il rischio che potesse convincere ben poco la plateale sterzata operata in giudizio dall’imputato, il quale, da una originaria, consapevole e coraggiosa manifestazione inequivocamente offensiva nei confronti di un defunto, ha poi dichiarato in giudizio di non avere mai voluto rivolgere il termine da trivio alla persona, bensì all’organizzazione criminale di cui quella persona era stata dichiarata l’appartenenza con sentenze irrevocabili.

    È ancora presto per conoscere le motivazioni della decisione della Suprema Corte, che, non avendo considerato inammissibile il ricorso avverso la detta sentenza assolutoria, lo ha tuttavia dichiarato meritevole di riesame da parte di altro giudice di merito, nonostante il disappunto del Giacalone che, avendo espressamente escluso che possa offendersi un improbabile onore del defunto Agate Mariano, ha in pratica ammesso di aver voluto fin dall’inizio offendere in primo luogo la di lui persona fisica e non già il contesto criminoso in cui l’Agate risultava collocato.

    Spero, conclusivamente, che una eventuale conferma dell’assoluzione del Giacalone trovi adeguata motivazione in sede di appello, e ciò al fine di evitare che, in futuro, a seguito di condanna per fatti gravi, l’individuo possa considerarsi decaduto da qualsivoglia, benché minima, dignità in quanto persona”.

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