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Castelvetrano, successo e commozione per la presentazione del libro “La Cala” di Ciulla e Catania

di: Comunicato Stampa - del 2021-12-10

Immagine articolo: Castelvetrano, successo e commozione per la presentazione del libro “La Cala” di Ciulla e Catania

Lunedì 6 dicembre 2021 è stato presentato a Castelvetrano, nella splendida cornice del Teatro Selinus,  il libro "La cala. Cento giorni nelle prigioni libiche", opera a quattro mani di Giuseppe Ciulla (giornalista di La7) e di Catia Catania (scrittrice e blogger). La manifestazione è stata promossa dalla Civica Amministrazione di Castelvetrano in sinergia con gli Istituti Superiori della città e con il contributo della Società Dante Alighieri Castelvetrano. 

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  • Dopo i saluti istituzionali dell'Assessore alla Cultura, dott.ssa Graziella Zizzo, ha preso la parola il prof. Rosario M. Atria, saggista e presidente della Società Dante Alighieri, che ha contestualizzato l'opera all'interno dell'iniziativa editoriale per la quale ha visto la luce. 

    Pubblicata nel settembre scorso da Bompiani, "La cala" fa parte della collana "Munizioni" diretta da Roberto Saviano: un progetto culturale coraggioso che dà voce alla parola libera, disobbediente, elevandola a chiave di interpretazione del presente. 

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  • "E coraggiosa è senza dubbio - ha rilevato il moderatore - l'operazione condotta da Ciulla e Catania, che hanno voluto ricostruire la vicenda dei due pescherecci di Mazara del Vallo, il Medinea e l'Antartide, sequestrati nel Mar Mediterraneo la sera del 1° settembre 2020. Un fatto di cronaca divenuto immediatamente un caso diplomatico di carattere internazionale, con le angosce e le sofferenze dei diciotto pescatori reclusi per quasi quattro mesi nelle prigioni africane, nei pressi di Bengasi, dove sono stati sottoposti a violenze, crudeltà d'ogni genere, minacce e finte esecuzioni". 

    "Pedine di scambio per arrivare ad altro" ha precisato l'autrice Catia Catania. L'accusa avanzata dalle autorità del paese nordafricano ai nostri marinai era di aver violato le acque territoriali, pescando all'interno di un'area marittima di pertinenza libica. Le milizie del generale Haftar, nei giorni successivi al sequestro, contestarono anche il traffico di droga, ma poi nel corso delle trattative, sarebbe giunta la proposta di uno scambio di prigionieri: in particolare, con la richiesta di estradizione di quattro cittadini libici, considerati giovani promesse del calcio, condannati a trent'anni di carcere in Italia, perché identificati come scafisti nell'ambito di una traversata che aveva causato la morte di quarantanove migranti. 

    Non solo il piano pubblico, legato alla dimensione politico-diplomatica ed economico-commerciale, ma anche quello privato, con le storie di paura e sofferenza dei prigionieri, è stato attraversato nell'ambito dell'incontro. Come ancora ha evidenziato Rosario M. Atria, un aspetto di particolare pregio del lavoro di Ciulla e Catania è proprio l'intreccio tra i due piani: peraltro, mentre le autorità governative italiane per via diplomatica cercavano di risolvere una situazione quanto mai critica, un gruppo di donne italiane e tunisine, cristiane e musulmane, di formidabile tempra muoveva alla volta di Roma per tenere alta l'attenzione mediatica e seguire da vicino gli sviluppi politici, concorrendo significativamente con questo gesto di grande amore e resistenza civile, al positivo scioglimento della vicenda e alla finale liberazione dei congiunti. 

    E così i presenti in sala non hanno potuto far a meno di commuoversi dinanzi all'accorato racconto di Donna Rosetta Ingargiola, madre di Pietro Marrone, il comandante del Medinea: questa signora, che oggi ha 75 anni e che aveva già perso in mare tanto tempo prima un figlio, non si sarebbe potuta perdonare di non veder tornare a casa l'altro suo figliuolo. E per riaverlo non ha esitato ad incatenarsi dinanzi a Palazzo Chigi, in piena pandemia.

    Non meno toccante è stato il racconto di Nawres, giovanissima ragazza di origini tunisine, figlia di un altro pescatore, che ha ricordato quei giorni di angoscia e dolore, in cui mai però la speranza è stata deposta dai familiari dei prigionieri.

    Ad alimentare il desiderio di riabbracciarli sono stati gesti concreti, testimonianze civili di grande tenacia - ha insistito Nawres -, rappresentando ai ragazzi che hanno ascoltato con somma partecipazione le sue parole un messaggio importantissimo: occorre lottare per ciò in cui si crede, per la salvezza dei propri affetti, per i propri diritti. 

    Un messaggio che è stato rimarcato dalla dott.ssa Anna Zinerco, psicologa clinica e pscioterapueta, che ha posto l'accento sulla dimensione del trauma collettivo che ha colpito un'intera comunità. Mentre i pescatori erano rinchiusi per lunghi e interminabili centootto giorni nelle carceri libiche, gli abitanti di Mazara del Vallo sperimentavano stati di ansia e sensi di colpa.

    Alcuni parenti dei pescatori hanno affidato i figli ai nonni e lasciato il lavoro per concentrarsi sulla liberazione dei loro cari.

    L'industria della pesca si è fermata perché molti pescatori avevano paura di andare per mare. Gli insegnanti delle scuole cittadine hanno interrotto le lezioni per raccontare agli studenti, figli della città, l'orrore di una guerra che non trova ancora spazio sui libri di storia.

    "A Mazara, il mare - ha spiegato Anna Zinerco - è sempre stato il protagonista della vita di comunità e una situazione come quella che la città ha vissuto in quegli orribili mesi finali del 2020 è paragonabile ad un lutto e lascia dietro di sé una rete di contaminazione traumatica che si manifesta a diversi livelli all'interno della società". 

    Molto apprezzate e giustamente applaudite le letture recitative della bravissima Sonia Giambalvo, giovane attivista di diritti civili con importanti esperienze cinematografiche su temi sociali, che ha proposto all'uditorio estratti testuali particolarmente significativi dai capitoli "La partenza del Medinea", "Trafficante di droga", "L'isolamento" e "Grazie".   

    In chiusura, i ringraziamenti dell'autrice agli studenti delle quinte classi che hanno partecipato all'incontro, ai docenti accompagnatori e ai Dirigenti Scolastici: "Oggi il nostro libro - ha detto Catia Catania - ha iniziato questo nuovo, affascinante percorso, entrare nelle scuole, incontrare i ragazzi. Ed è stato emozionante parlare dei pescatori di Mazara, della guerra del pesce, di sorellanza tra donne di religione diversa davanti ad una platea di ragazzi attenti e curiosi.

    Perché i nostri giovani, contrariamente ad un discorso pubblico che li etichetta spesso come bamboccioni, partecipano, chiedono, si indignano, pongono domande, vogliono capire. Sono loro il futuro, da loro dobbiamo partire per costruire una società dove vengano garantiti i diritti, il lavoro, la sicurezza, la pace tra i popoli”.

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