Quando la stadera bizantina arrivò al Museo di CVetrano e una scoperta casuale ne cambiò il destino
di: Mirella Antonietta Cancemi - del 2020-06-27
(ph. www.ilvecchiotarlo.it)
Ho letto, qualche settimana fa, la notizia che la stadera bizantina, custodita nel Museo civico di Castelvetrano, sarebbe andata in prestito all’Assessorato Regionale BB.CC. e dell’Identità Siciliana, per essere esposta a Palermo in occasione della mostra “Storia del Mare Mediterraneo”.
Tale notizia mi ha fatto tornare alla mente le vicende molto singolari della stadera e della sua “riscoperta”, avvenuta dopo più di un decennio dal suo ingresso nel Museo civico, riaperto nel Marzo del 1997, dopo anni di chiusura.
Il Museo civico di Castelvetrano, infatti, dal 1960 ebbe sede al piano terreno del palazzo comunale, nella piazza Carlo D’Aragona e Tagliavia, e vi rimase fino al 1983, anno in cui, a seguito di un tentativo di furto, la Soprintendenza ai BB.CC. e AA. di Trapani, ne dispose la chiusura, ritenendo i locali non idonei a garantire la salvaguardia dei reperti ivi custoditi.
Nelle more che il Comune allestisse nuovi locali, forniti di adeguati sistemi di sicurezza, i reperti custoditi nel museo civico furono posti in diverse casse di legno e trasferiti nei magazzini del Parco Archeologico di Selinunte, dove sarebbero rimasti per diversi anni.
E’ solo nel Marzo del 1997 che il nuovo Museo civico di Castelvetrano, provvisto di tutte le misure di sicurezza, riaprirà le porte per accogliere sia i reperti conservati nei magazzini del Parco archeologico di Selinunte che l’Efebo, custodito dal 1968 - anno del suo ritrovamento - presso il Museo Archeologico Salinas di Palermo.
La riapertura del museo civico fu accolta con grande entusiasmo dai cittadini castelvetranesi e fu proprio allora che molti di essi, detentori regolarmente autorizzati di reperti archeologici, decisero di consegnarli al Comune di Castelvetrano.
Uno di questi cittadini fu il Sig. Siragusa Nicolò che, nell’aprile 1997, consegnò al Comune di Castelvetrano diversi reperti in bronzo, fra cui spiccava un busto di Athena - Minerva. I bronzi, acquisiti al patrimonio comunale con deliberazione G.M. n° 182 dell’11 aprile 1997, furono catalogati ed affidati, per la loro esposizione, alla ditta che stava effettuando l’allestimento della sala espositiva del museo civico.
Essi vennero collocati in diverse vetrine: il busto di Athena- Minerva fu posto nella vetrinetta n° 15, accanto ad altri bronzi; un’asta ed alcune catene vennero collocate nella vetrinetta n° 18, dietro una grossa tegola, proveniente da uno dei templi di Selinunte. Non ci si rese conto che parte di quei bronzi appartenevano ad un unico reperto, consistente in quella che si rivelerà essere una stadera bizantina.
Non so come ciò possa essere avvenuto, si possono avanzare solo delle ipotesi che vanno dal diverso stato di conservazione dei vari componenti alla mancanza del piatto - mai ritrovato - che ne avrebbe consentito una più agevole individuazione.
L’unica cosa certa è che gli elementi della stadera vennero collocati slegati fra loro e che tale collocazione è stata mantenuta fino all’Aprile del 2011.
Fu in quell’anno, infatti, che mentre stavo effettuando, con la collaborazione del personale del museo, il controllo dell’inventario e delle vetrinette del Museo, notai qualcosa che, fino ad allora, mi era sfuggita: da dietro la grande tegola della vetrinetta n° 18 spuntavano appena due elementi in metallo che non si capiva bene cosa fossero.
Mi incuriosii molto per cui feci aprire la vetrinetta e rimuovere la grossa tegola: fu allora che ebbi la sorpresa di trovarmi fra la mani un’asta in bronzo, in ottimo stato di conservazione, alle cui estremità erano le teste di due animali – un leone ed un cinghiale; vidi ancora che su un lato dell’asta erano incise delle lettere dell’alfabeto greco e su un altro delle lettere di un alfabeto a me sconosciuto.
Le soprese, però, non erano ancora finite, perché, accanto all’asta trovai delle catene in bronzo e dei ganci e, dietro un’altra grossa tegola della vetrinetta successiva, altre catene e ganci.
A quel punto, mi resi conto che quei reperti potevano avere un valore fino ad allora sconosciuto. Era necessario, però, che venissero esaminati da un esperto, ad evitare errate congetture, per cui pregai Ferdinando Lentini, giovane archeologo castelvetranese, di venire al Museo civico per visionare, in maniera informale, tutti gli elementi ritrovati.
Ferdinando Lentini intuì subito che quei reperti, insieme al busto di Athena – Minerva, componevano, quasi sicuramente, una stadera di epoca bizantina e disse che era necessario fare uno studio più approfondito per dare loro una datazione certa, dichiarandosi, altresì, disponibile ad effettuare, gratuitamente, lo studio necessario.
Informai immediatamente di quanto scoperto il mio Dirigente, Dott. Paolo Natale ed il Sindaco, Dr Gianni Pompeo che, previa comunicazione al Soprintendente ai BB.CC. AA., Prof. Sebastiano Tusa, autorizzò l’Archeologo Ferdinando Lentini ad effettuare lo studio sui reperti in questione.
Il lavoro durò diversi mesi ed, alla fine, l’intuizione di Ferdinando Lentini si rivelò esatta : si trattava di una stadera bizantina della prima metà del V sec. d.c., in ottimo stato di conservazione, di pregevole fattura e di cui esistono appena tre esemplari. Alla stadera fu dedicata un’apposita vetrinetta del Museo. La soddisfazione per me fu grande per aver contribuito a quella che, all’inizio di questo articolo, ho definito la “riscoperta” della stadera bizantina.
Era necessario, a questo punto, che essa, per troppi anni nell’ombra e sconosciuta, venisse presentata alla collettività e, a tal fine, l’Amministrazione comunale organizzò un convegno, svoltosi il 21 Aprile 2012, presso il Teatro Selinus, cui oltre alla scrivente, Funzionario dei Servizi e delle attività culturali, già in pensione, presero parte prestigiosi archeologi ed esperti quali la Dott.ssa Caterina Greco, Soprintendente ai BB.CC. AA. di Trapani; il Prof. Sebastiano Tusa, Soprintendente del Mare; l’esperta di bilance e stadere Dott.ssa Lia Apparuti, curatrice del Museo della bilancia di Campogalliano (MO); e l’Archeologo Ferdinando Lentini, che con i loro autorevoli interventi, resero giustizia alla stadera.
Gli atti del convegno in questione, curati da Caterina Greco, Ferdinando Lentini, Lia Apparuti e da me, Antonietta Mirella Cancemi, sono stati pubblicati dal Cam nell’opuscolo “SELINUNTE TRA TERRA E MARE”, edito nel 2012 dalla Fondazione Kepha.
Mirella Antoniettta Cancemi