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Storia del palazzo Vaiasuso da tempo abbandonato

di: Francesco Saverio Calcara,Aurelio Giardina,Enzo Napoli - del 2014-01-06

Immagine articolo: Storia del palazzo Vaiasuso da tempo abbandonato

(ph. maps.google.com)

Palazzo Vaiasuso si trova ad angolo tra la via IV Novembre (già Barone Salina) e la via Saporito (già vicolo del Portello, poi Dionisio). È un'estesa costruzione a forma di V, con lo spigolo smussato, secondo la particolare tipologia "a sperone", con il fronte principale sulla via IV Novembre.

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  • Il palazzo è costituito da due ale contigue, separate, nel primo ordine, dal portone d'ingresso. Un'ala è caratterizzata da un ammezzato con balconcini, forse destinato alla servitù; l'altra da alcuni magazzini, con due porte e una asimmetrica finestra di lume, definite da lineari cornici in tufo. Il portale, di semplice fattura, presenta due lesene, poggianti su plinti, raccordate da modanature a un arco a sesto ribassato; il tutto leggermente rilevato su un telaio in pietra, sormontato da una cornice leggermente aggettante. Il secondo ordine è scandito da sei balconi, alternativamente più o meno sporgenti.

    L'ingresso immette in un androne con due alti archi a tutto sesto e a un retrostante cortiletto. Dall'androne, a sinistra, una scala portava al piano superiore. Unico elemento di rilievo all'esterno dell'edificio è una loggetta con ampio balcone che si affaccia su tre lati. Sulla loggetta, due colonne tuscaniche, delimitanti le imposte, sorreggono un semplice architrave sormontato dalla cimasa dello stabile e da una leggiadra cupoletta con pigna decorativa. Attraverso le basse finestre degli ambienti della via Saporito si notano numerosi ed antichi archi.

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  • Lo stabile, sin dal '700, fu proprietà della famiglia Vaiasuso, come si evinceva, fino a qualche tempo fa, da una superstite V in ferro, posta nella lunetta che sovrasta il portone. Nella prima metà dell'Ottocento, il palazzo risulta abitato dal notar Baldassare Vaiasuso, sposo di tal Caterina Tumbarello, da cui nacquero Francesco, Antonina, Nicolò e Giuseppa[1]. Mentre una parte del palazzo, comprendente la descritta loggetta, andò ai discendenti di Nicolò fino ad arrivare alla vivente Caterina Accardi che lo ha ceduto alla ditta Durante; l'altra passò ai discendenti di Giuseppa Vaiasuso e del consorte Giuseppe (?) Messina, per essere venduta anch'essa alla medesima ditta Durante. Il complesso si presenta, purtroppo, in grave stato di degrado con tetti parzialmente crollati.

     

    [1] Ricaviamo tali notizie da un opuscolo stampato nel 1918 a cura della Corte di Cassazione di Palermo sulla causa Messina contro Vaiasuso, una complicata controversia familiare, originatasi nel 1843 per un mutuo concesso dalla chiesa collegiata di S. Pietro ai coniugi Francesco Vaiasuso e Vitala Agate, con la fideiussione del notar Baldassare.

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