La "Pietra Campanedda" di Salemi. Storia di una ricchezza estratta in Cda Pizzolungo fino agli anni '50
del 2016-06-03
Forse non tutti sanno che Salemi custodisce tra mille tesori una pietra unica al mondo “LA PIETRA CAMPANEDDA” iscritta nel Registro delle Eredità Immateriali dell’UNESCO il 24 Maggio del 2012.
In questo contesto l’Assessorato Regionale dei Beni Culturali ed Ambientali e dell’Identità Siciliana, la Commissione REI presieduta dall’Esimio Prof. Aurelio Rigoli Presidente del centro internazionale di etnostoria, ha iscritto nel Registro dei Beni Immateriali, Libro dei Saperi, la "Pietra Campanedda" di Salemi.
La città con il suo prezioso centro storico è realizzato in pietra locale (Campanedda) estratta in cave e grotte situate nel territorio di Salemi.
La “Pietra Campanedda” è un bene culturale che costituisce una testimonianza materiale avente valore di civiltà. Viene così chiamata perché quando lo scalpellino la batte suona come una campanella.
É il materiale lapideo usato da tanti secoli per costruire la gran parte del centro storico (da intendersi sempre nella sua estensione, che comprende diversi quartieri del Paese). Veniva estratta e si continuò ad estrarla fino a verso gli anni '50, dalle cave (5 o 6) ubicate in contrada Pizzolungo, a ridosso della montagna, poco distanti dal Paese.
La pietra, in blocchi semilavorati, veniva fatta scendere dall’alto fino ad una “trazzera” sottostante (la strada Ciardazzi) e poi trasportata in paese a dorso di mulo o sui carretti.
Pietra duttile, assai docile alle mazze e agli scalpelli; a differenza d’altri tufacei, non subisce più di tanto il degrado del tempo; lo testimoniano il castello, le chiese, i palazzi nobili, e anche le abitazioni più comuni della Città di Salemi.
La compattezza della “Pietra Campanedda”, il suo colore caldo e uniforme che sfuma dal giallo chiaro al rosato e la sua resistenza non ha assolutamente eguali in tutto il mondo.
Le cave, per sentito dire da chi vi lavorò, sono di affascinante interesse; una di esse era accessibile e al suo interno nel 1998 fu realizzato un video eccezionale. Visitandole, si può leggere la storia di Salemi dei secoli passati; la geometria delle pareti dei corridoi, ove venivano sistemati, strato su strato, gli scarti della lavorazione che in parte avveniva dentro le stesse cave, è di una perfezione incredibile.
Le maestranze locali nel corso del tempo, hanno saputo modellare la pietra con creatività e abilità rendendo il patrimonio architettonico di Salemi unico ed inconfondibile.
Le vicende dell’artigianato della pietra a Salemi si legano ai nomi di alcune famiglie e gli ultimi due scalpellini, per passione ancora in attività, appartengono a una delle più antiche e affermate di queste famiglie: i due fratelli Giuseppe e Antonino Scalisi, ultimi eredi di una lunga tradizione artigiana, che con la loro scomparsa rischia definitivamente di estinguersi.
Nell’ambito della manifestazione “SalvalArte 2016” le Associazioni Spazio Libero Onlus, Legambiente, Gruppo Scout Salemi 1, in collaborazione con il Comune di Salemi, la Rete Museale Naturale Belicina, la Delegazione FAI di Palermo, l’Accademia di Belle Arti di Palermo, con la partecipazione dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti Onlus sez. di Trapani, promuoveranno l’evento: “Tre Croci: Salemi e la Pietra Campanedda” in programma il 4 Giugno con l’itinerario: "Restauro Tre Croci: Salemi e la pietra campanedda".
Ai microfoni di Cnews.it ha parlato Associazione Spazio Libero Onlus Paola Gandolfo:
“Il sogno che accomuna persone tanto diverse per età e per interessi, come noi, è quello di fare qualcosa per migliorare il luogo dove viviamo e in special modo è quello di recuperare il mestiere di scalpellino (lapidum incisores), cioè di quell’artigiano che anticamente realizzava con la pietra autoctona salemitana (pietra “campanedda”) elementi architettonici e decorativi.
Il delicato momento economico esige ancora il prezioso lavoro di questi artigiani, ha bisogno dei loro saperi e delle loro manualità, del loro senso del bello e del loro amore per il mestiere. In ultimo, ma sicuramente non in ordine di importanza, la certezza che il recupero di taluni saperi professionali, possa costituire una vera e propria occasione di lavoro, in un piccolo centro cittadino come anche quello salemitano, che è stato abbandonato negli anni da tantissimi giovani, partiti alla ricerca di una occupazione che la propria terra non sapeva offrire.
Vi proponiamo l'itinerario per l'evento del 4 Giugno: Partenza alle ore 16.00 da Via Matteotti subito dopo il numero civico 227. Luogo in cui si trova l’opera “tre croci”.
Questa costruzione è stata eretta verso la fine dell’800 in ricordo di una missione svolta a Salemi da PP. Redentoristi, appartenenti alla Congregazione fondata nel 1732 da S. Alfonso Maria dei Liguori. Il pittore e scultore salemitano Ignazio Miceli scolpì nel 1881 al centro del monumento un bassorilievo in pietra “campanedda” riproducente appunto S. Alfonso dei Liguori nell’atto di scrivere.
La visita proseguirà con un approccio alla via Ettore Scimemi e a seguire una passeggiata lungo la via Amendola nella quale si trovano numerosi balconi lavorati con questa preziosissima pietra autoctona, scrigno materiale di enorme valore simbolico, storico e culturale. In questo percorso faranno da guida i F.lli Scalisi maestri artigiani e memoria storica della pietra “campanedda” di Salemi.
L'evento si concluderà con la visita al Museo della Pietra “Campanedda”, sito all’interno dell’ex Collegio dei Gesuiti oggi Polo Museale, e con una breve conferenza nella sala convegni del castello Normanno-Svevo.
Interverranno: il Progettista Arch. Vito Scalisi, l’Arch. Giuseppe Salluzzo, Presidente della Rete Museale Naturale Belicina, il Delegato FAI di Palermo Prof. Ugo Giambona, il Prof. Mario Zito, Direttore dell’Accademia di Belle Arti di Palermo - Moderatrice Dott.ssa Paola Gandolfo, vicepresidente del Circolo Legambiente Valle del Belice.
Anche quest’anno Legambiente Sicilia con la Campagna “Salvalarte” promuove e sostiene la valorizzazione del territorio e dei beni culturali nella Valle del Belice con una apposita campagna denominata "Salvalarte Belice", iniziata nel 2008 e ripetuta ogni anno con edizioni che hanno visto sempre di più la partecipazione di persone, associazioni impegnate per valorizzare, denunciare o essere da pungolo ad iniziative che valorizzino ogni singolo monumento.
Elemento fondamentale dell’evento è dato dalla partecipazione dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti di Trapani, infatti sarà possibile effettuare una visita sensoriale e tattile al fine di scoprire la realtà attraverso più sensi e vivendo l’esperienza di dialogo nel buio in modo originale. È possibile nonché doveroso promuovere un’arte aperta a “tutti”, unendo il valore delle nostre tradizioni a quello dell’inclusione sociale: la bellezza artistica non ha barriere.