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Il selinuntino Empodion e l'ospite Giscone esiliato da Cartagine

di: Pietro Errante - del 2021-03-24

Immagine articolo: Il selinuntino Empodion e l'ospite Giscone esiliato da Cartagine

Non tutti sanno che Empodion di Selinunte fu l'unico superstite della grande distruzione della città ad opera di Annibale condottiero dei cartaginesi che nel 409 a.C. assediarono la colonia megarese e la distrussero dopo nove giorni di continui assalti.

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  • E' plausibile l'ipotesi che il selinuntino Empodion fosse a capo di un partito filocartaginese avendo anche ospitato per parecchi anni il nonno di Annibale, Giscone che venne esiliato per ragioni politiche da Cartagine e trascorse gli ultimi anni della sua vita prima ad Imera e poi a Selinunte.

    Secondo quanto riporta Diodoro Siculo, storico siciliano autore di una monumentale storia della Sicilia, totalmente andata perduta, ma che per fortuna è stata parzialmente recuperata grazie alle trascrizioni di autori posteriori, Empodion faceva parte della bulè seinuntina cercando sempre di smussare le posizioni anticartaginesi che caratterizzarono la politica estera della grande colonia megarese.

    Si ipotizza che verso il 430-420 Giscone fosse stato condannato all'esilio per le lotte interne finalizzate alla presa del potere da parte delle famiglie nobili di Cartagine. Il condottiero fenicio dovette pertanto riparare dapprima nella colonia di Imera, vicino a Palermo, ma successivamente fu costretto per motivi non conosciuti a lasciare quella località e spostarsi nella costa meridionale a Selinunte dove venne ospitato nella casa di Empodion.

    Pare che Giscone fosse già morto da qualche anno, quando Annibale attaccò e distrusse Selinunte, facendo strage dei suoi abitanti e risparmiando la vita al solo Empodion e ai suoi familiari oltre che ai suoi seguaci. Evidentemente fu una forma di gratitudine che il condottiero cartaginese riconobbe all'uomo che ospitò il nonno a Selinunte e che si prodigò per tanti anni a favore di un accordo con i fenici di Cartagine.

    Coloro che vennero risparmiati dalla carneficina furono fatti schiavi e costretti a lavorare nelle cave o nei terreni limitrofi per la produzione di prodotti agricoli. Durante quei nove giorni di assedio furono migliaia i morti sia tra i selinuntini, sia tra le truppe d'assalto dei cartaginesi che potevano contare anche sull'apporto di migliaia di mercenari.

    I Siracusani, i Gelesi e Agrigentini, ai quali Selinunte aveva inviato ambasciatori per chiederne l'intervento, organizzarono un grosso contingente di cavalieri armati e ben addestrati che accorsero in aiuto dei cugini megaresi ma arrivarono in ritardo dopo che la città era caduta e praticamente distrutta. D'altra parte spostarsi da Siracusa a Selinunte è problematico adesso, figuriamoci a quei tempi!

    I cartaginesi e le truppe mercenarie saccheggiarono i templi, arruffarono tutto l'oro e i preziosi trovati, violentarono le donne, trucidarono vecchi e bambini, resero schiavi i sopravvissuti. Di fatto la storia della gloriosa colonia selinuntina, avamposto occidentale della grecità classica, finì in quel momento, dopo quasi 250 anni di vita che la videro affermarsi tra le colonie più ricche, prospere e potenti dell'intera Magna Grecia.

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