E' gibellinese il Vice dell'Ambasciatore italiano in Montenegro. La storia di Antonella Fontana
di: Alessandro Indelicato - del 2015-02-02
Ricopre un importante ruolo nella diplomazia italiana. Si occupa, in particolare, del rafforzamento dei rapporti politici, economici e culturali tra Italia e Montenegro. Nonostante il suo importante ruolo non dimentica la sua Gibellina dove torna appena gli impegni lavorativi glielo consentono.
Stiamo parlando di Antonella Fontana che, intervistata dalla Redazione di Castelvetranonews.it, ha raccontato la sua storia fatta di sacrifici, successi, prestigiosi incarichi diplomatici e una modestia che, nonostante tutto, è rimasta inalterata.
Antonella, ci racconti il tuo percorso di studi?
Ho studiato al liceo scientifico di Alcamo e poi alla Facoltà di Scienze Politiche Internazionali della LUISS. Dopo la laurea, ho seguito il corso di preparazione alla carriera diplomatica della SIOI di Roma. Una tappa fondamentale nel mio percorso di studi è stato l'anno di Erasmus in Francia, lì ho cominciato a studiare seriamente la geopolitica, il Vicino Oriente, l'America Latina e ho capito che avrei voluto lavorare nel settore delle relazioni internazionali.
Quando e come è nato l’interesse per il tuo mondo lavorativo?
Ricordo ancora quando per la prima volta alle scuole elementari la maestra ci ha parlato della guerra fredda e di quando la professoressa di italiano delle scuole medie si è presentata in classe con la Costituzione italiana per discutere dell'(in)costituzionalità dell'intervento in Iraq nel 1991. Il sistema scolastico, insieme alla famiglia, ha un ruolo fondamentale nella creazione della coscienza degli individui.
Io sono molto grata ai miei genitori ed ai miei professori per avermi insegnato sin da piccola a ragionare con la mia testa, a capire i fatti del mondo, a farmi un'opinione e a scegliere da che parte stare.
Quali sono state le tue esperienze lavorative post studio prima di entrare nell'ambasciata italiana?
Mentre scrivevo la tesi di laurea ho svolto uno stage al Ministero degli Esteri, nel 2000, e in quella circostanza ho capito che avrei voluto fare il diplomatico. Prima di entrare nella carriera diplomatica ho lavorato alla SIOI di Roma e come assistente amministrativo al Ministero degli Esteri, con una parentesi al Consolato Generale di Stoccarda.
Tutte le mie esperienze lavorative, anche quelle che sembravano molto lontane dal mio obiettivo finale, si sono rivelate estremamente utili per la mia carriera.
Quanti sacrifici e quanto studio per entrare nell'ambasciata italiana?
Il percorso per entrare in carriera diplomatica è stato lungo e tortuoso. Ho studiato tantissimo. Dal 2002 al 2007 mi sono preparata per il concorso diplomatico, che ho provato tre volte. Le prime due volte sono stata bocciata. Il terzo tentativo è stato quello buono. Sono stati anni difficilissimi. Fino a poco tempo fa, la bocciatura al concorso diplomatico era il mio incubo ricorrente e, alla soglia dei quarant'anni, non vorrei mai tornare ai miei vent'anni per non dover affrontare di nuovo quel periodo!
Ci racconti qual è la carica che ricopri oggi e di occupi?
Oggi sono il Vice dell'Ambasciatore (Funzionario Vicario) d'Italia a Podgorica, capitale del Montenegro. Mi occupo del rafforzamento dei rapporti politici, economici e culturali tra Italia e Montenegro.
E' un lavoro molto stimolante. Il Montenegro è un paese meraviglioso, incredibilmente simile alla Sicilia, così come i montenegrini ricordano molto i siciliani. I Balcani sono una regione molto interessante e tormentata ed offrono una prospettiva molto diversa da quella a cui siamo abituati.
Quali altri ruoli hai ricoperto in passato, dove e per quanti anni?
Prima di trasferirmi a Podgorica, a giugno dell'anno scorso, ho vissuto quattro anni a Dublino, dove ho ricoperto lo stesso incarico, mentre la mia prima esperienza in un'Ambasciata italiana è stata a Varsavia nel 2008.
Per lavoro stai girando il mondo: dove ti sei trovata meglio?
Il Montenegro è sicuramente il posto più bello e accogliente dove io abbia mai lavorato. Le persone ispirano un'istintiva simpatia. Tutte hanno sofferto per le guerre che hanno insanguinato i Balcani. Per noi non è immaginabile incontrare un ragazzo di 25 anni, che ha vissuto - da bambino - la guerra civile.
Che responsabilità ti senti addosso per l'importante ruolo che ricopri?
Il mio è un lavoro impegnativo, che cerco di affrontare con serenità, ma ogni tanto devo ammettere che non ci si dorme la notte. Tuttavia, sono sicura che questo accada per qualsiasi professione. Ci parli brevemente del mondo diplomatico? onori ma anche oneri immagino.. Io sono sinceramente convinta che sia il lavoro più bello del mondo, almeno lo è per come sono io.
Il vero privilegio che offre questa carriera è la possibilità di incontrare persone diverse, spesso molto colte, di vivere in posti nuovi, di confrontarsi con altre culture. L'emozione di scendere da un aereo, in un posto sconosciuto, sapendo che lì si passeranno quattro anni della propria vita, è indescrivibile: è terrore mescolato a eccitazione.
Ogni posto lascia qualcosa dentro, si parte diversi da come si è arrivati, si capiscono cose che prima si ignoravano, crollano dogmi personali della propria esistenza. Il confronto con chi è diverso ci mette brutalmente in discussione e ci cambia.
L'unica cosa veramente brutta di questo lavoro è il distacco. Il distacco dal proprio mondo, dai propri cari e anche da chi si incontra nei vari passaggi.
Da quanti anni vivi lontano da Gibellina? cosa ti manca di piu?
Ho lasciato Gibellina quasi venti anni fa e non ho dubbi su cosa mi manchi di più: le persone che amo. La mia famiglia. Le mie amiche. A Gibellina, e nei dintorni, vivono alcune delle persone a cui sono più legata e non potrei immaginare la mia vita senza loro.
Ritorni, lavoro permettendo, nel tuo paese natio?
Sì, il più spesso possibile. E' il motivo per cui ho scelto di rimanere in Europa.
Antonella, grazie per l’opportunità di intervistarci che ci hai gentilmente concesso. I gibellinesi non potranno che essere orgogliosi di essere tuoi concittadini.