• A3 Conad
  • A3 dottor Gianni catalanotto
  • Farmacia Rotolo Castelvetrano
  • A3bis Farmacia Rotolo
  • Pavia Car r2 omaggio fino al 31 dicembre

"Io nella nazionale italiana di pallavolo". Storia del talento gibellinese Denise Fontana tra ricordi ed emozioni

del 2015-04-23

Immagine articolo: "Io nella nazionale italiana di pallavolo". Storia del talento gibellinese Denise Fontana tra ricordi ed emozioni

Una vita sui campi di pallavolo italiani. Ha giocato anche in serie A e nella nazionale italiana juniores con un talento che negli anni le ha regalato una carriera di grandi soddisfazioni, gioie personali e sportive ma anche sofferenze. Stiamo parlando di Denise Fontana, 32 anni, di Gibellina che ai microfoni di Cnews.it ha ripercorso l’album dei ricordi, tra emozione e nostalgia, raccontando la sua storia sportiva. 

  • Fratelli Clemente Febbraio 2023 a7
  • Denise, quando è scoppiato il tuo amore per la pallavolo?

    Ho iniziato a giocare a 12 anni e mezzo,  nel 95/96  con la scuola, durante l’ora di educazione fisica con il grande prof. Aiello. Fu amore a prima vista, in pratica da lì stavo sempre in palestra o giocavo in pedonale con altre ragazzine, Con  la scuola ho partecipato ai giochi della gioventù (anche nel salto in alto), e abbiamo vinto anche il trofeo regionale. Ricordo che in finale abbiamo recuperato dal 13-6 nell’ultimo e decisivo set….ricordi molto belli.

    Il presidente della squadra di Gibellina che era anche prof. nella mia scuola, mi chiese dopo poco di andare ad allenarmi con la squadra del paese, ma senza essere tesserata e quindi senza poter giocare, perché secondo i regolamenti di allora non avrei poi potuto giocare con la scuola l’anno dopo. 

    Un giorno il presidente della società portò due ragazze della squadra a Palermo per una selezione di piccoli talenti per la nazionale e alla fine decise di portare anche me. Ricordo quel bellissimo ed emozionante momento come fosse ieri, in un palazzetto pienissimo di ragazze anche molto più grandi di me (avevo 13 anni), Bosetti, allenatore della Nazionale juniores, fece fermare tutti dicendo: “fermi, quì abbiamo un grillo!!!”

    E mi fece saltare per un po’ davanti a tutti. Io saltavo veramente tanto!Diciamo che soprattutto questo mi ha permesso poi di fare la piccola carriera che ho fatto! Dopo l’allenamento disse al mio presidente di tesserarmi e di farmi giocare anche se la stagione volgeva quasi al termine.

    L’anno successivo giocavo con la scuola, con la rappresentativa regionale e provinciale. Grazie a quest’ultima ho conosciuto molte bravissime persone a Castelvetrano, soprattutto della Società del Dopolavoro Ferroviario, persone che con sincerità mi hanno apprezzata e accolta con grande affetto.  Ricordo che quando convocarono me e Francesca Velardo alla rappresentativa regionale a Castelvetrano ci fecero una piccola festicciola e ci regalarono un braccialetto che ho ancora, fu un gesto molto carino ed apprezzato. 

    Per spiccare il volo nella pallavolo però hai dovuto lasciare la tua terra.

    Si, nell’estate del ‘97 durante gli allenamenti della rappresentativa regionale a Catania con Parisi, Super Totò Faraci (che ci ha lasciati da poco) e Macaluso, Pittera in cerca di piccoli talenti per il vivaio della Medinex Reggio Calabria, mi chiese di andare a fare un provino a Reggio. 

    Accettai e alla fine mi presero. E’ stata una scelta difficile per me ma soprattutto per la mia famiglia. Avevo solo 14 anni a 300 km da casa…. I Miei non mi hanno mai ostacolata, anzi mi hanno spinta ad intraprendere la mia strada, mi dissero: “Denise questi treni non passano tutti i giorni, se è quello che ti piace fare vai!” A soli 14 anni mi trasferii a Reggio Calabria, dove vivevo con altre 4 ragazze, in una città per me immensa con nuovi compagni di scuola e senza la famiglia.

    E’ stata veramente dura all’inizio, un pianto un giorno sì e l’altro pure, ma piano piano grazie all’affetto dei miei che cercavano di esser il più possibile presenti, grazie alle ragazze matte che vivevano con me, ai miei splendidi compagni di scuola che mi hanno amata come una sorella, sono riuscita a superare il grande cambiamento. 

    Per due anni ho giocato in serie B come centrale,  poi come posto 4, e l’ultimo anno a Reggio ero in serie A.

    Quando il tuo esordio nella nazionale italiana?

    Nel ‘98 è arrivata la prima convocazione in nazionale prejuniores, esperienza militare con Bosetti che ci ha allenate anche nella stagione successiva. Gli allenamenti erano molto duri e pesanti, facevamo i collegiali in giro per l’Italia, ma anche all’estero (es. Cuba, Danimarca), erano molto restrittivi sul cibo e mangiavamo veramente veramente poco. In quegli anni, oltre a vari tornei in Europa,  abbiamo fatto il mondiale a Madeira in cui se non ricordo male siamo arrivate ottave.

    Nel 2000,  inizio a giocare posto 4, anche perché i miei 178 cm non erano proprio adeguati ad un centrale che voleva fare carriera! In quell’anno in nazionale arriva Del Gado. Lui mi ha insegnato tantissimo soprattutto sui colpi in attacco, il fantastico mani fuori che gli attaccanti più bassi devono assolutamente fare. Tuttavia devo dire che la diagonale stretta è stata per me la cosa più bella e naturale da imparare. Ovviamente lavoravamo tanto su tutto e sono migliorata molto in difesa e in parte in ricezione (cosa in cui non ho mai eccelso). Ma la cosa più bella è che avevo scoperto di essere veramente forte e l’aver preso consapevolezza mi dava una energia e una forza incredibile. 

    Nel 2000 abbiamo fatto gli europei, torneo che ancora non riesco a spiegarmi come abbiamo fatto a perdere con una squadra che avevamo già battuto e che era nettamente meno forte di noi.

    Quali altre esperienze sportive prima di chiudere la carriera?

    Dopo gli europei del 2000, la nazionale mi aveva chiesto di entrare a far parte del Club Italia, cosa prestigiosissima ed esperienza dalla quale sarei uscita molto più forte (grandi nomi del giro della nazionale seniores sono passate da lì), ma la mia società che aveva bisogno di tenere  un certo numero di italiane in panchina in serie A mi ha vietato di andare. Sono certa che quell’occasione persa mi ha fatto veramente perdere molte chance.  

    Decido, quindi, di lasciare Reggio e vado a giocare a Fabriano in A2. Pallavolisticamente parlando non è stata una grande scelta, siamo retrocesse e la società ha chiuso baracca, ma per la vita privata è stata la scelta più bella che mi ha portato a conoscere il mio attuale marito. In seguito vado a giocare a Firenze.

    Nel 2004-2005 mi contattano per fare la B1 a Forlì. Abbiamo iniziato senza fare un vera preparazione e un giorno la mia schiena fece “crack”. Mi dicevano che non era una cosa grave e non mi hanno fatto fare alcuna terapia specifica.

    Siccome non avevo ancora firmato niente decido accettare l’offerta di Altamura in A2. Sicuramente avrei giocato meno, ma almeno speravo di poter essere seguita meglio. Dopo un po’ di terapie riprendo e riparto, inizio a giocare e a fare bene ma dopo 2 mesi ricaduta. Decido allora di smettere non senza rimpianti. E’ stata veramente dura, la fine molto prematura di tutto. La pallavolo per me era la mia vita…

    Che emozioni hai provato nel’indossare la maglia della Nazionale?

    L’emozione di portare quella maglia è assolutamente incredibile e allo stesso tempo un gran peso di responsabilità! La bellissima maglia azzurra con la scritta FONTANA!!! chi ci avrebbe pensato mai quando da piccola giocavo davanti casa con il cancello che faceva da rete!! Giochi per l’Italia, la rappresenti. E’ una sensazione che mai e poi mai potrò riprovare, la scarica di energia e tensione agonistica pura nella consapevolezza, anche se solo per le categorie juniores e pre-juniores, di rappresentare il meglio dell’Italia.

    Cosa ti ha lasciato la pallavolo?

    Un bagaglio di esperienze, profonde amicizie, conoscenze e viaggi ovunque. Il volley mi ha insegnato tanto, e mi ha dato le basi fondamentali per la vita e il mondo del lavoro: la lealtà, l’onesta, il rispetto, lo spirito di sacrificio, la dedizione e l’impegno per ottenere i risultati, l’orientamento all’obiettivo, la capacità di lavorare in gruppo, il sapersi rialzare dopo le batoste e le delusioni, l’integrità e la concretezza.

    A distanza di anni penso che ho fatto una grande esperienza e che sono quello che sono nel bene e nel male grazie a tutte le esperienze ed emozioni che la pallavolo mi ha dato!  Rifarei tutti i sacrifici fatti, per riavere le grandi soddisfazioni vissute….ma col senno di poi cambierei sicuramente molte scelte!

    Vuoi essere aggiornato in tempo reale sulle notizie dalla Valle del Belìce? Clicca “Mi piace” su Castelvetranonews.it o seguici su Twitter