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L'Opinionista: tasse e recessione. E se tornassimo alla vecchia lira?

di: Gianfranco Becchina - del 2013-12-30

Immagine articolo: L'Opinionista: tasse e recessione. E se tornassimo alla vecchia lira?

 Il numero degli economisti che propugnano l’abbandono dell’euro si allarga sempre più: una vera e propria fiumana. Basta ascoltarli, questi instancabili conferenzieri, per accorgersi che, nel caso non fosse sufficiente il loro cursus honorum, si tratta di fior di specialisti che mostrano di sapere quel che dicono. Non hanno proprio l’aria di venditori di fumo, cosa che non si può dire di coloro che con la complicità dell’incapace oltre che incosciente Schettino di turno, attualmente governano la barca Italia in rotta di collisione con una supermina in procinto di esplodere. Viene da chiedersi molto seriamente fino a che punto il nostro Governo può ignorare le tesi antieuro di un così nutrito gruppo di luminari.

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  • Eppure si tratta di nomi di grande prestigio che giorno dopo giorno impazzano sui nostri schermi dai siti web del mondo intero. Personaggi del calibro di premi Nobel per l’economia, da Paul Krugman a Joseph Stiglitz e Milton Friedman prima della sua morte, che hanno sparato a zero e continuano a farlo contro l’euro. Seguiti a ruota dal fior fiore degli specialisti di casa nostra: da Guarino a Savona passando per Bagnai, Rinaldo e Galloni, Brancaccio, Borghi e Fusaro. E lo stesso Tremonti, perché no. Ultimo ma non ultimo il giornalista d’inchiesta Paolo Barnard che si batte come un leone contro l’europatacca, con parole di fuoco e argomenti di prim’ordine.

    Per non parlare dei suoi virulenti attacchi contro l’establishment, dal Colle in giù. Rimangono ancora da citare Grillo, Forza Italia e Lega, anche se non dovrebbero fare testo, considerata la natura politica delle loro opinioni pur collimanti con quelle degli autorevoli critici. Posto che nel loro insieme non si tratta di posizioni da prendere sottogamba, ché i video web hanno un numero sempre crescente di seguaci – e il successo di Grillo ne è la prova -, è davvero allarmante che da parte governativa i gravissimi argomenti non vengano contestati.

    Vien da pensare che gli economisti istituzionali che sostengono il Governo non siano validamente in grado di rassicurare i cittadini in allarme. E che lascino volentieri ai politici l’onere di tranquillizzare la gente con annunci all’acqua di rose, senza che un minimo di informazioni serie faccia seguito agli strombazzamenti ottimistici, per nulla convincenti proprio a causa della fumosità che li accompagna. Diciamo che non può che rappresentare un obbligo del Governo prendere posizione con dati di fatto , e argomenti validi, sull’allarme che nel paese dilaga a macchia d’olio.  

    Non è più eludibile il confronto con chi vede nella moneta unica l’origine dei nostri mali, e dalla quale assicurano, sulla base di una logica che non appare per nulla campata in aria, si può e si deve uscire. Favorevoli o contrari all’abbandono dell’euro, i nostri ineffabili governanti hanno il dovere di venire allo scoperto.

    Per chiarire, purché coerentemente con i numeri veri che non siano quelli pretestuosi del debito pubblico, spread, pareggio di bilancio e compagnia cantando, il loro punto di vista sugli argomenti allarmanti di chi mostra di saperne abbastanza. Prendendo esempio, ammesso che lo abbiano mai capito, da quel che di straordinariamente positivo Ronald Reagan riuscì a fare negli Stati Uniti con la sua politica di indebitamento e di abbattimento delle tasse: la memorabile Reaganomics, per l’esattezza. Altro che pareggio di bilancio.

    Come qualcuno ha detto “l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro, e non sul pareggio di bilancio”. Il “tutto va bene madama la marchesa” non ci basta. Vogliamo la verità nuda e cruda, finalmente una volta!. Gianfranco Becchina

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    Effeviauto 6 gennaio 2025