«Campus Belli»: ecco perchè Caravà è stato assolto
di: Antonio Pizzo - (fonte: lasicilia.it) - del 2014-06-16
«Non è possibile considerare prova contro Ciro Caravà il dialogo, intercettato, tra due soggetti appartenenti o vicini a Cosa Nostra che parlano dell'ex sindaco di Campobello di Mazara. Soprattutto se questi non viene mai ascoltato in conversazioni con appartenenti all'organizzazione criminale». È questa, nella sostanza, la motivazione in base alla quale il Tribunale di Marsala - presidente Gioacchino Natoli - ha assolto, lo scorso 6 febbraio, l'ex sindaco dall'accusa di concorso in associazione mafiosa («per non aver commesso il fatto»).
Le motivazioni della sentenza sono state depositate di recente e a Caravà - in carcere per due anni, un mese e 21 giorni - i giudici hanno dedicato una cinquantina di pagine. «Nelle conclusioni - spiega l'avvocato difensore Giuseppe Parrinello (l'altro legale è stato Giuseppe Oddo) - il tribunale afferma che Caravà non c'entra nulla con la mafia. Non ci sono prove. Come accertato anche dalle indagini difensive. L'ex sindaco di Campobello, tra l'altro, non faceva parte delle commissioni che aggiudicavano le gare d'appalto e quindi non poteva favorire alcuno».
Nelle motivazioni, inoltre, si evidenzia che anche uno degli investigatori ascoltati nel corso del processo (il maresciallo Cito) ha dichiarato che «dalle intercettazioni non emerge nulla» su Caravà, che all'indomani dell'assoluzione, amareggiato per una vicenda che lo ha duramente provato, non ha voluto esprimere commenti.
«Noi difensori - continua l'avv. Parrinello - sin da subito, ascoltando le intercettazioni ambientali e telefoniche, ci siamo resi conto dell'estraneità di Caravà ai fatti contestati. Non c'erano intercettazioni dirette, ma solo di soggetti terzi che parlavano di lui. Come ipotesi investigativa ci poteva stare, ma le frasi intercettate non hanno trovato riscontro». Per l'ex sindaco l'accusa aveva chiesto 18 anni di carcere. E' probabile, dunque, che la Dda ricorra in appello.