Eden 2, l'ex consigliere Giambalvo sceglie il rito abbreviato
di: Filippo Siragusa - (fonte: gds) - del 2015-05-21
Ci sono i primi rinvii a giudizio per alcuni imputati conivolti nell’operazione Eden2. Luciano Pasini e Vito Tummarello di Castelvetrano e il marsalese Andrea Pulizzi sono stati rinviati a giudizio, con rito ordinario dal Giudice per le udienze preliminari di Palermo. I tre imputati, attualmente in carcere, dovranno presentarsi dinanzi ai giudici del Tribunale di Marsala nell’udienza fissata il prossimo 6 luglio.
Scelgono invece il rito abbreviato con richiesta di giudizio davanti al Gup di Palermo gli altri imputati dell’operazione Eden 2. Tra questi anche l’ex consigliere comunale di Castelvetrano, Lillo Giambalvo. Il rito abbreviato è stato chiesto dagli avvocati per Ruggero Battaglia, palermitano, 39 anni, Girolamo Bellomo, 37 anni, palermitano parente di Matteo Messina Denaro, per i castelvetranesi, Rosario e Leonardo Cacioppo, 34 e 38 anni, Giuseppe Fontana (detto Rocky), 58 anni, Salvatore Marsiglia, 39 anni, Giuseppe Nicolaci, 32 anni, entrambi di Palermo, Salvatore Vitale, 37 anni, pure originario del capoluogo siciliano.
Rito abbreviato anche per i collaboratori di giustizia, Salvatore Lo Piparo e Benito Morsicato anche’essi di Palermo che hanno riferito diversi particolari agli inquirenti sulla rapina al centro logistico “Tnt” di Campobello di Mazara.
Si “rompe” in due tronconi dunque il processo sull’operazione Eden 2 , cosi come è successo anche per l’altro processo Eden che ha visto gli imputati essere giudicati tra Marsala e Palermo.
L’operazione Eden 2 portò, lo scorso mese di novembre all’arresto di 16 persone con diversi capi d’imputazione tra cui l’associazione di tipo mafioso,rapina pluriaggravata , estorsione e sequestro di persona, traffico di stupefacenti e detenzione illegale d’armi.
La procura investigativa Antimafia di Palermo, emise gli ordini di cattura per gli imputati, dopo lunghe accurate indagini che, secondo gli inquirenti evidenziarono una sorta di mandamento mafioso, avallato dal super boss Matteo Messina Denaro e che dipanava varie attività malavitose tra Palermo Castelvetrano e la Valle del Belice.Corposo il dossier prodotto dagli investigatori che hanno identificato in Girolamo Bellomo, nipote acquisito del boss di Castelvetrano il punto di riferimento dell’organizzazione.
Bellomo, secondo gli investigatori avrebbe attivato diversi amici tra cui,l’ex consigliere Giambalvo accusato di avere partecipato al pestaggio di un pregiudicato insieme a Giuseppe Fontana. Il pregiudicato Massimiliano Angileri fu pestato a sangue , secondo l’accusa da Giuseppe Fontana e Calogero Giambalvo.
A tali attivismi crimonosi, la cosca avrebbe attuato altre pressioni anche nei confronti degli imprenditori di Castelvetrano che stavano realizzando un nuovo centro commerciale a Castelvetrano, “L’Aventinove”. Obiettivo : imporre le ditte collegate al clan mafioso.
I giudici di Marsala e il Gup di Palermo dovranno stabilire se gli imputati con gravi capi d’accusa meritano la condanna o vanno assolti. Alcuni di loro, hanno sempre respinto le accuse a loro carico come Giuseppe Fontana e lo stesso Giambalvo che hanno chiesto il rito abbreviato. Per i legali di alcuni imputati la scelta del rito abbreviato è stata motivata dall’inconsistenza delle accuse. La parola adesso passa ai giudici di Marsala e Palermo.
Intanto ieri il direttore della DIA Nunzio Antonio Ferla ha ancora una volta evidenziato il ruolo notevole di Messina Denaro nel territorio «La figura più carismatica-ha dichiarato Ferla- della mafia siciliana continua ad essere quella del noto latitante Matteo Messina Denaro, attorno al quale si coagula il forte centro di potere di Cosa Nostra trapanese»