"Insultare via Facebook è diffamazione aggravata". Cassazione contro gli insulti facili sul Web
del 2017-01-09
Offendere sui social e’ uguale a diffamazione aggravata. Questo è quello che si evince dalla sentenza n. 50 del 2 gennaio 2017 della Corte Suprema di Cassazione.
A fronte di un libero sfogo che abbandona la legalità, questa sentenza dovrebbe sensibilizzare tutti gli utenti che - schermati da un monitor - danno sfogo ai peggiori istinti.
Insultare una persona via Facebook è considerata diffamazione perché vi è assenza fisica della persona ed è aggravata perché "l'offesa è recata col mezzo della stampa o con qualsiasi altro mezzo di pubblicità, ovvero in atto pubblico", estendendo quindi la diffamazione ad un pubblico che può essere potenzialmente vastistissmo (come appunto quello di un social).
L'ingiuria consiste nell'offesa all'onore o al decoro di una persona presente, mentre diventa diffamazione quando la persona offesa non è fisicamente presente e l'offesa avviene comunicando con più persone, ledendone comunque l'onore o il decoro
Insultare una persona via Facebook viene quindi considerata diffamazione perché vi è assenza fisica della persona, che diventa aggravata perché "l'offesa è recata col mezzo della stampa o con qualsiasi altro mezzo di pubblicità, ovvero in atto pubblico", estendendo quindi la diffamazione ad un pubblico che può essere potenzialmente vastistissmo (Facebook ha un miliardo e 790 milioni di utenti attivi mensilmente, dati novembre 2016).
La pena prevista, qualora il diffamato decidesse di procedere legalmente vincendo la causa, consiste nella reclusione da 3 mesi a 6 anni, oppure una multa non inferiore a 516 Euro. Un messaggio chiaro quindi, un primo passo verso una auspicabile consapevolezza che non tutto è possibile dietro a un monitor.
Invitiamo, pertanto, i lettori a mantenere sempre un tono pacato ed educato nelle discussioni e nei commenti onde evitarre che da un singolo commento possano essere adite le vie legali a seguito di offese gratuite.