Giovani fragili e frustrazioni che inducono a tragici gesti. L'importanza del ruolo dei genitori
di: Dott.ssa Fabrizia Modica - del 2017-11-17
Più di 30.000 giapponesi si sono tolti la vita tra il 2016 e il 2017. Parliamo dei più alti livelli di suicidio nel mondo, una vera e propria emergenza. Ma quello che lascia a bocca aperta è il fatto che, soprattutto i più giovani, cerchino aiuto nel web per portare a termine il proprio suicidio.
È il caso ad esempio di Sayaka Nishizawa, giovane di 21 anni che per morire si era rivolta ad un ragazzo, contattato tramite internet, che le aveva promesso di aiutarla fornendole prima delle pillole che l’avrebbero fatta dormire e poi strangolandola nel sonno.
A Tokyo 54 ragazze commettono un suicidio di massa gettandosi sotto un treno, qualche giorno dopo si parla di un suicidio di due infermieri in ospedale, poi di un altro e di un altro ancora. Sembrano essere tutti collegati e riconducibili ad un sito web.
La domanda che sorge spontanea è: perché? Molti ragazzi, soprattutto in età adolescenziale, si ritrovano soli, privi di un qualsiasi supporto psicologico e questo li spinge ad affidare la propria depressione al mondo virtuale nella speranza di trovare sostegno e comprensione e qualcuno che ponga fine ai loro turbamenti. Ogni anno si registrano circa 4.600 suicidi tra i giovani appartenenti alla fascia d’età 10-24 anni. Ebbene si, parliamo anche di bambini.
Le statistiche hanno mostrato una forte correlazione tra l’aumento del tasso dei suicidi e il primo giorno di scuola al rientro dalle vacanze, più di 18.000 bambini dal 1972 al 2013. Quello che sicuramente ci tiene in allerta e la possibilità che questo fenomeno, diventato già una “moda” in Giappone, possa proseguire la sua corsa verso altri paesi come è già successo in passato (ricordiamo ad esempio il fenomeno Blue Whale).
E per questo che colgo l’occasione per invitare i genitori a monitorare costantemente i propri figli ed essere pronti a cogliere eventuali disagi.
Se un bambino, un adolescente o un ragazzo si sente spalleggiato e affiancato nella difficoltà, avrà meno possibilità di incorrere in una sintomatologia depressiva e di cercare aiuto in una realtà diversa da quella familiare.