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"No alla casta dei farmacisti e ai privilegi dei figli. Liberalizzare il mercato"

i farmaci c oggetto di dibattito

di: Davide Giuseppe Gullotta - del 2012-01-14

Davide Giuseppe Gullotta

In foto: Davide Giuseppe Gullotta

In questi giorni l’attenzione del governo Monti è dedicata alle liberalizzazioni nell’ambito del settore dei taxi, dei carburanti e dei farmaci di categoria C ossia  quelli utilizzati per patologie di lieve entità, o considerati minori. Proprio nel settore farmaceutico, così come anche negli altri settori, sono forti le resistenze e le pressioni affinchè non venga prevista per la parafarmacie la possibilità di venderli anche se, come detto da tanti, tale misura potrebbe liberare tanti posti di lavoro senza incidere più di tanto sui guadagni delle farmacie. A tal riguardo è arrivata in Redazione una lettera aperta in cui vengono spiegati i motivi per cui occorre liberalizzare il settore:

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  • "Sono il Dott. Davide Giuseppe Gullotta, un farmacista titolare di parafarmacia e responsabile per il forum nazionale Farmacia non convenzionata per la Sicilia. Insieme a molti miei colleghi sto lottando per ottenere maggiori diritti per noi farmacisti che lavorano in parafarmacia. Ho avviato delle azioni legali presso i Tar per ottenere la fascia C e ci stiamo muovendo con il Forum come unica associazione che ci rappresenti in modo unitario e forte.

    In questi giorni vedo tante dichiarazioni da parte di titolari di farmacia che si lamentano di un'eventuale liberalizzazione della fascia C, paventando problemi di sicurezza per la clientela e rischi per la sopravvivenza del sistema di distribuzione del farmaco in Italia. Queste dichiarazioni, oltre ad essere prive di fondamento, non fanno altro che insinuare il dubbio sulla professionalita' dei tanti colleghi che lavorano presso le parafarmacie. 

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  • Mi permetto di sottolineare che presso le parafarmacie, o esercizi farmaceutici, lavorano farmacisti laureati, abilitati alla professione e regolarmente iscritti all'ordine provinciale di competenza e che in molti casi, hanno gia' lavorato dietro i banconi delle farmacie italiane(come collaboratori o direttori).  Noi "farmacisti delle parafarmacie" siamo tenuti ad essere registrati al sistema ministeriale di farmacovigilanza e tracciabilita' del farmaco, abbiamo i moduli per la segnalazione delle reazioni avverse al farmaco e sottostiamo allo stesso codice deontologico. Siamo iscritti allo stesso ordine professionale.  E' il professionista, che sta dietro il bancone, a rendere l'ambiente dove viene dispensato un farmaco sicuro e consono. In Italia poi (dati confermati anche della CGA di Mestre) si evince che la Fascia C rappresenta una minima parte del fatturato delle farmacie(il cui fatturato maggiore risiede nelle ricette di Fascia A)  e che l'eventuale liberalizzazione della "fascia C" certamente non ne comporterebbe la chiusura.  

    Il problema di noi giovani farmacisti e' ritrovarci di fronte un sistema che nei fatti e' chiuso e non ci da' la possibilita' di esercitare liberamente la professione per cui ci siamo laureati, abbiamo fatto un esame statale e ci siamo inscritti ad un ordine professionale.

     Un farmacista figlio di titolare di farmacia puo' tranquillamente laurearsi col minimo dei voti, diventare titolare di farmacia, fare preparazioni galeniche e dispensare farmaci indipendentemente dai suoi titoli o capacita (senza fare alcun concorso o dover mettersi in alcuna graduatoria).  Un farmacista che invece non e' figlio di titolari di farmacia... indipendentemente da quanti titoli possa avere non puo' aprirsi una sua attivita' e fare il suo lavoro pienamente, dato che nelle parafarmacie attualmente ci e' concesso di dispensare solo una minima percentuale dei farmaci in commercio(circa 5-8%) e non possiamo fare preparazioni galeniche. Noi chiediamo che, cosi' come e' possibile per un medico, ingegnere, avvocato(e qualsiasi altra categoria professionale) aprirsi uno studio privato ed esercitare la propria professione privatamente senza convenzione statale, sia permesso anche a noi farmacisti di aprirsi una propria attivita' commerciale e di dispensare i farmaci a pagamento(ossia non convenzionati con lo stato). 

    Io sono il primo laureato(laurea in CTF) della mia famiglia, prima di abilitarmi alla professione di farmacista ho lavorato come ricercatore(con contratti trimestrali) presso l'ospedale Garibaldi di Catania a circa 600 euro al mese. La mia passione era la ricerca(lavoravo su cellule tumorali della tiroide) ma in italia la ricerca e' una strada che difficilmente permette di mantenersi.  Diventare farmacista e aprire una parafarmacie mi ha permesso di lavorare, appassionarmi ad una professione, che ora amo, e di assumere a tempo indeterminato un collega farmacista, che ora grazie al lavoro si e' sposato e ha comprato casa. Trovera' che tra i colleghi farmacisti che si sono aperti una parafarmacia ci sono tante storie simili alla mia. 

    Noi vogliamo solo fare la nostra professione liberamente. Posso assicurare a tutti voi lettori e ai tanti colleghi farmacisti che il mio impegno al fine di ottenere piu' liberata' ed equita' in questo settore sara' sempre massimo.  

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