Gabriele Paolini e Fortini. Quando disturbare in tv è un "lavoro" quotidiano
del 2017-03-05
Da diversi anni oramai ci siamo dovuti abituare alla presenza indesiderata in TV di personaggi che nulla hanno a che fare col mondo delle celebrità. Mi riferisco ai disturbatori abituali di quasi tutti i collegamenti esterni in diretta relativi ai servizi giornalistici che le varie emittenti televisive nazionali mandano in onda nei loro telegiornali.
Il primo disturbatore che ha dato inizio a questa forma di “giornalismo perverso”, fatto solo di presenzialismo, è senza ombra di dubbio Gabriele Paolini. Egli iniziò la sua attività di “sabotatore” già nel lontano 2002 e con le sue numerosissime incursioni è entrato, a buon titolo, nel Guinness dei primati della categoria. Porta i capelli molto lunghi e si autodefinisce un “inquinatore televisivo”.
Con i suoi gesti scurrili (fare le corna o esibire preservativi da dietro il malcapitato giornalista di turno), costringe spesso gli operatori televisivi a interrompere i collegamenti video. Storico è rimasto il calcio che il compianto Paolo Frajese, inviato del TG1, estremamente infastidito dalla sua presenza, gli assestò durante una diretta televisiva. Episodio che, però, consacrò Paolini come il “re delle provocazioni”.
Il suo posto, nel periodo in cui è stato costretto agli arresti domiciliari per alcuni problemi giudiziari, l’ha preso Nicola (Niki) Giusino, soprannominato “er panzarotto rosso”. Niki è un ragazzone romano di centotredici chili di peso con tante lentiggini sul viso, i capelli di colore rosso e un nasino all’insù. Anch’egli, malgrado la sua notevole mole, ha buscato una bella pedata da parte d’un metalmeccanico durante un corteo della Fiom.
Il terzo “intruso” che da qualche anno si è affiancato ai due più noti “colleghi” è Mauro Fortini. Il suo presenzialismo in TV è certamente molto più garbato, tanto che la stampa l’ha definito “il disturbatore che non disturba”. Usa un block notes, dove fa finta di prendere degli appunti, e una penna che porta spesso alla bocca o con la quale si tocca la corrugata fronte.
Fortini definisce il tutto un lavoro, “…è il mio mestiere” dichiara. S’alza tutte le mattine presto, alle cinque, per prendere il treno delle sette e trentadue che da Bracciano lo conduce a Roma. Qui si sistema davanti agli ingressi dei “Palazzi del Potere”, o alle segreterie dei vari partiti politici, in attesa d’infiltrarsi fra i capannelli dei cronisti che ha la faccia tosta di definire “colleghi”.
Rimane lì tutto il giorno, all’in piedi, solo per potere apparire davanti a una telecamera. In dodici anni d’“onorata carriera” è riuscito ad apparire in più di quarantamila set giornalistici e vorrebbe riuscire a superare Paolini per subentragli nel Guinness dei primati.
Alle ventuno e ventidue, eccolo nuovamente sul treno che lo riporta a Bracciano. Fra un gigioneggiamento e un altro, vive nutrendosi con un panino che si porta da casa o acquistando un piatto di pastasciutta per il quale spende meno di due euro.
Qualcuno si è spinto a definire i disturbatori dei “reporter tragicomici”; altri, invece, dei “consumatori d’aria”.
In verità sono soltanto due poveri disoccupati, con gravi problemi di salute, che cercano in tutti i modi di farsi notare per riuscire ad avere un ruolo, anche secondario, in qualche programma televisivo che possa soddisfare le loro legittime esigenze di lavorare per sbarcare il lunario.