"Il nostro futuro in 9 giorni". Destino da insegnanti precari e "a breve" disoccupati
Pietro La Rosa
di: Pietro La Rosa - del 2015-09-06
(ph. flcpuglia.eu)
Una famiglia. Mamma e papà son precari e attendono la notte tra il primo e il due settembre, per vedere se hanno vinto alla lotteria dell’assunzione e la fine di 12 anni di precariato. Bingo! Incredibile, che fortuna. Assunti tutti e due.
Vivono in Sicilia. Papà andrà a Pordenone e mamma a Genova. L’euforia passa presto, capendo che 12 anni di fatica e sacrificio son volati via dalla finestra aperta. L’indomani papà si sfoga partecipando all’invito di un giornale di scrivere a caldo le proprie impressioni: “Ora che faccio? Accetto il lavoro e di cosa vivrò?
A Pordenone dovrò pagare un affitto, dovrò viaggiare per vedere i miei figli, mia moglie sarà costretta a rinunciare. Il sogno è diventato un incubo. Se mia moglie dovesse accettare, le spese raddoppieranno, e i bambini? Dovrei lasciarli ai miei genitori. E partono i commenti degli italiani per bene; quelli che basta, essere parassiti dello stato. E io mi domando, com’è che ci si è tanto incarogniti? Perché non si riesce più a ricordare che il lavoro dovrebbe essere un diritto?
Quando si è smesso di combattere per riappropriarci del diritto primario ad essere trattati con rispetto così che la nostra dignità sia fatta salva? Quando, esattamente, chi esulta per la mobilità selvaggia che – per annuncio governativo – ormai riguarderà chiunque, ha dimenticato che il lavoro è sacro, e dovrebbe essere una certezza per tutti?
Ma la guerra tra poveri si è evoluta al punto d’esser diventata la guerra tra poveracci, e non accenna neppure a finire. (dimenticavo, devi decidere in 9 giorni, se rifiuti hai smesso di rimanere anche precario, quindi: DISOCCUPATI) magari già con un mutuo da pagare.
Pietro La Rosa