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Università e baronati. Studenti al Prof. "coraggio": "Le nuove generazioni sono davvero il futuro?"

di: Mariagrazia Cardinale - del 2017-10-04

Immagine articolo: Università e baronati. Studenti al Prof. "coraggio": "Le nuove generazioni sono davvero il futuro?"

In questi giorni, molti giornali hanno parlato di un fatto eclatante che ha come scenario il mondo accademico e come protagonista un ricercatore dell’università di Firenze, il professore Philip Laroma Jezzi.

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  • Egli, con la denuncia che ha fatto, ha portato alla luce un sistema corrotto fatto di scambi di favori e concorsi truccati in cambio della spartizione delle cattedre a favore di chi sostiene il “potente” di turno. Grazie a questo gesto coraggioso, sono scattati sette arresti e 22 interdizioni all’insegnamento per altrettanti professori di tutta Italia.

    E molti ragazzi, tra Capaci e Isola delle Femmine, hanno pensato bene di firmare una lettera aperta, dove si esprime non soltanto solidarietà nei suoi confronti, ma anche un invito a far visita ad uno dei luoghi più importanti di questa parte di Sicilia, il Giardino della Memoria, ora rinominato Quarto Savona Quindici, in ricordo della macchina della scorta del giudice Giovanni Falcone.

    Quest’invito non è casuale; è il posto dove, negli ultimi mesi, sono stati piantumati degli alberi di ulivo, per ricordare anche le altre vittime della mafia, diventando così il giardino dei “giusti”, di coloro che hanno detto “no” alla corruzione e che, fino alla fine, si sono battuti per mandare avanti gli ideali di giustizia e di legalità. 

    “Se ognuno di noi prendesse il Suo esempio” - dicono i ragazzi nella lettera- “allora possiamo insieme costruire, anche a piccoli passi, un posto migliore da poter lasciare in eredità alle generazioni che verranno dopo di noi”.   

    Ecco il contenuto della lettera a chi ha denucnciato questo sistema:" Professore Philip Laroma Jezzi, Noi siamo dei giovani che sperano di poter intraprendere un giorno la carriera dei nostri sogni, in una terra come la Sicilia che ha tantissime risorse da poter sfruttare ma che, di fatto, ha parecchie difficoltà.

    Vogliamo esprimere la nostra solidarietà nei Suoi confronti per il gesto che ha fatto e che ha portato fuori il sistema corrotto all’interno del mondo accademico. Tutti sanno, ma nessuno combatte. Le hanno chiesto di smettere di fare “l’Inglese”, e di cominciare a fare “l’Italiano”, invece Lei ha continuato a stare dalla “parte giusta”, perché non è una questione di nazionalità, ma molto più semplice di fare il proprio dovere, ed in questo la maggior parte degli Inglesi ed Italiani sono uguali.

    Sia chiaro, il mondo universitario è formato da tantissimi accademici perbene e preparati, ma il baronato esiste e va combattuto per fare in modo che la nostra Università possa splendere ancora di più. E’ nostro dovere quello di denunciare queste situazioni ingiuste, perché siamo la generazione di Falcone e Borsellino, ma soprattutto perché non possiamo continuare a vederci rubato il nostro futuro. Tutti noi non chiediamo un posto fisso, ma solo di essere messi in condizione di essere giudicati per le nostre competenze, per le nostre capacità, per le nostre ambizioni.

    Non vogliamo più sentirci dire: “Questa volta non è il tuo turno!” Non è giusto che noi giovani dobbiamo essere costretti ad espatriare e non possiamo mettere a disposizione le nostre capacità per il paese che amiamo.

    Ci dicono sempre che le nuove generazioni sono il futuro del nostro paese, ma come possiamo mantenere questa speranza se alla fine non abbiamo i mezzi per poterlo fare?

    Noi pensiamo che in realtà siamo già il presente di questa terra, e per questo vogliamo lottare. Ognuno di noi dedica molti anni della propria vita per cercare di costruire qualcosa per sé e per gli altri, ma molto spesso, sentendo notizie come quelle che circolano in questi giorni, ci sentiamo avviliti, delusi e anche disgustati e pensiamo che tutti i nostri sacrifici possano essere vani.

    Ecco perché, oltre a essere costretti ad andarcene, molte volte scappiamo perché vogliamo sfuggire a questi meccanismi di potere che non permettono di migliorare la situazione. E c’è chi purtroppo ha deciso di togliersi la vita per mandare un segnale forte e per denunciare il sistema mafioso delle “baronie” universitarie, come Norman Zarcone, ricercatore dell’Università di Palermo che, nonostante i suoi brillanti titoli accademici, non ha avuto la possibilità di vincere la borsa di studio del dottorato.

    Per fortuna, ancora esistono persone come Lei che non vogliono sottostare a questo gioco, che ancora lottano perché le cose possano cambiare in meglio. E questa è una grande speranza che ci permette ancora di continuare a sognare un paese migliore. Noi viviamo in una terra dove la corruzione sembra essere diventata una situazione “normale” e chi denuncia, molto spesso, si ritrova solo, ma noi non vogliamo lasciarla solo, vogliamo anche noi starle accanto e sostenerla in questa battaglia contro “il vile commercio dei posti”.

    E proprio per questo, vogliamo invitarla in un luogo che ormai è diventato il simbolo dei “giusti”, di coloro che hanno lottato per la nostra terra, perdendo ingiustamente la loro vita per colpa della mafia, cioè il Giardino della Memoria “Quarto Savona Quindici“ di Isola delle Femmine (che sorge nel luogo in cui avvenne la strage del 23 maggio). C

    i farebbe un immenso piacere che Lei venisse a visitarlo e a portare la sua testimonianza, proprio in quel luogo dove la nostra generazione ha trovato fonte di energia per combattere il malaffare, per dare la dimostrazione che ancora è possibile sognare un paese dove non si ha il posto di lavoro grazie alle “spintarelle”, ma perché esiste ancora la meritocrazia, quel bel principio che permette alle persone meritevoli e capaci di andare avanti. Siamo fiduciosi di una sua risposta positiva al nostro invito.

    Diceva il beato Pino Puglisi “Se ognuno fa qualcosa, allora si può fare molto”. Se ognuno di noi prendesse il Suo esempio, allora possiamo insieme costruire, anche a piccoli passi, un posto migliore da poter lasciare in eredità alle generazioni che verranno dopo di noi. Distinti saluti.

     

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    Effeviauto 6 gennaio 2025