"Ero a Zagabria, poi il ritorno a CVetrano e quel senso di vergogna per i turisti che vengono in visita"
di: Irene Bonanno - del 2018-04-25
Siamo alle solite “o mio veterano maniero” tu non sei nero sei solo tanto ma tanto sporco! Sono stata a Zagabria la settimana scorsa, una bellissima città, grande, pulita, in questo periodo piena di aiuole fiorite con un centro splendido ed ancora più bella, interessante e stupefacente: la vecchia città, raggiungibile oltre che a piedi con una fantastica funivia. Non ho visto, nessun ragazzo di colore chiedere l’elemosina fuori dal supermercato o altro genere di mendicanti, nessun cinese, nessun barbone, ma solo tanta gente del luogo, tanti giovani per strada e nei locali e naturalmente tanti turisti.
E’ bastato passare il confine per incrociare sulla Venezia – Milano più di un cinese alla guida di una Maserati o di macchine di grossa cilindrata ed in città i soliti gruppi di ragazzi di colore che vagano, nullafacenti per le strade.
Sono tornata a casa per trovare la situazione di sempre, aggravata dalle impalcature che avvolgono l’Arco Garibaldi ai piedi delle quali proprio dal lato del mio portone di ingresso ho trovato un mucchietto di spazzatura depositato appositamente non so da chi e perché, oltre a quella solita lungo il marciapiede sia da un lato che dall’altro della strada, cui si aggiungono numerose piantine di erba di vario tipo che crescono rigogliose in mezzo alla spazzatura. Buttando lo sguardo all’interno della villa comunale vi lascio immaginare l’inimmaginabile.
Un camion non basterebbe a contenere la spazzatura di tutti i tipi distribuita nella aiuole e lungo i viali della su citata villa comunale.
Stamattina ho notato che come ogni anno, da qualche tempo nel periodo primaverile ed estivo, il martedì mattina, gruppi di turisti che albergano probabilmente in uno degli Hotel selinuntini, vengono portati in città per una visita ai monumenti e probabilmente anche al mercatino dislocato nel quartiere Cappuccini.
Finita la visita aspettano il pulmino che li viene a prelevare seduti sul bordo del recinto della villa comunale proprio di fronte all’Arco e qui mi fermo non perché mi manchino le parole ma perché qualunque cosa io possa dire sarebbe insufficiente ad esprimere il mio sdegno e la mia vergogna.
Irene Bonanno