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Allergie alimentari e sintomi comuni. Ecco i test da cui diffidare

di: Graziella Palermo - del 2020-02-12

Immagine articolo: Allergie alimentari e sintomi comuni. Ecco i test da cui diffidare

Le allergie alimentari sono diventato un fenomeno molto diffuso. L'allergia alimentare è una reazione del sistema immunitario alle componenti proteiche presenti in alcuni alimenti. I sintomi dell'allergia ad alcuni cibi possono variare da quelli gastrointestinali (diarrea, coliche addominali), a quelli dermatologici (dalla bocca che pizzica all'eruzione cutanea) fino alle difficoltà respiratorie.

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  • Ecco il miniglossario delle reazioni più comuni legate a 5 cibi che possiamo trovare ogni giorno in tavola. 

    Uova: Questa allergia si manifesta soprattutto nell'infanzia, tra 0 e 3 anni. Le reazioni più comuni vanno dall'eruzione cutanea, al gonfiore della bocca, ai crampi allo stomaco, con malessere generale e diarrea. Quest'allergia può provocare anche prurito agli occhi ed irritazione respiratoria, con starnuti e asma. In casi estremi può insorgere lo shock anafilattico.

    Latte: L'allergia alle proteine del latte vaccino può interessare circa il 5% dei bambini piccoli, prevalentemente nel primo anno di vita, ma nel secondo-terzo anno tende in genere a scomparire, permanendo solamente in pochi casi. I sintomi dell'allergia comprendono eruzioni cutanee, crampi allo stomaco, diarrea e vomito, oltre a difficoltà respiratorie. I genitori dovrebbero consultare il pediatra prima di eliminare il latte e i suoi derivati dall'alimentazione dei figli. Non va confusa con l' intolleranza al lattosio, che non è un'allergia ma una difficoltà digestiva.

    Soia: La soia è utilizzata in moltissimi cibi confezionati. È ampiamente riconosciuta come allergene e fortunatamente il suo uso nella produzione alimentare deve essere segnalato sulle confezioni. E i prodotti non confezionati? Se non è possibile chiedere l'elenco degli ingredienti, evitate accuratamente quelli contenenti derivati dalla soia. L'allergia alla soia non provoca reazioni gravi, ma è opportuno consultare il medico di famiglia per avere le giuste indicazioni in merito.

    Grano: E' una reazione avversa alle proteine del frumento, da non confondersi con la celachia, che è invece una malattia intestinale dovuta ad una intolleranza permanente al glutine (che si trova in frumento, avena, segale e orzo), diagnosticata con esami specifici. Le manifestazioni comprendono prurito agli occhi, rinite e asma, ma anche mal di stomaco ed eczema. Per fortuna esistono oggi molte alternative al pane classico e alla pasta (es. a base di granoturco e riso).

    Arachidi: Circa l'80% dei bambini che manifestano allergia alle noccioline la mantengono anche da adulti. Quelli ai quali è stata diagnosticata dovrebbero portare con sé una dose di adrenalina per contrastare la più grave delle reazioni: lo shock anafilattico, che può verificarsi in maniera non infrequente. Anche se chi è allergico alle arachidi può non esserlo nei confronti di noci, nocciole e altro, è consigliabile non consumare mai prodotti che presentano sulla confezione la dicitura: può contenere tracce di frutta a guscio o secca.

    Rinunciare a questi alimenti può essere faticoso ma vi ripagherà in salute. Non dimenticate inoltre che alcune colle ecologiche possono contenere tracce di frumento, che molti prodotti non alimentari (es. prodotti cosmetici) possono essere fatti con soia e olio di arachidi, leggete sempre le etichette prima dell'uso.

    I TEST DA CUI DIFFIDARE

    Meglio astenersi, suggeriscono gli esperti, da metodiche diagnostiche alternative e non scientificamente validate, fra queste: 

    - Test del capello: rileva la presenza nel capello di alcune sostanze chimiche al fine di valutare lo stato di salute generale della persona in esame; 

    - Test su cellule del sangue: valuta alcune alterazioni subite dalle cellule una volta che entrano in contatto con sostanze fra le più varie; 

    - Test della forza: analizza le variazioni della forza nell’organismo durante la manipolazione di alimenti nocivi; 

    - VEGA Test: ricorre all’utilizzo di elettrodi. Quello con polo negativo viene tenuto in mano dalla persona e attaccato ad un circuito cui si applica l’alimento mentre con l’elettrodo con polo positivo si ispeziona il paziente. La variazione del voltaggio, in rapporto ai vari alimenti, dovrebbe rivelare l’intolleranza ad uno o più di essi; 

    - Biorisonanza: attraverso un computer, vengono valutate le variazioni del campo magnetico della persona che si stimano indotte da un alimento verso cui si ha intolleranza o allergia; 

    - Pulse test o del riflesso cardiaco auricolare: valuta le variazioni della frequenza del polso a contatto con un alimento che genera intolleranza o allergia.

    Nutrizionista Graziella Palermo - [email protected] 

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    Effeviauto 6 gennaio 2025