A breve l'Italia va a Teatro...iniziano le Elezioni "Politiche"
di: Gianfranco Becchina - del 2013-01-02
Calato il sipario sulla ribalta che ha visto esibirsi i compassati affossatori dell’economia della Nazione, ancora una volta si rianima la scena mediatica con la deprimente rappresentazione della commedia elettorale, interpretata da attori la cui qualità artistica appare in tutta la sua decadenza.
Dal mucchio verranno prescelti quelli destinati a continuare la recita nelle splendide cornici dei palazzi del potere. ‘Elezioni Politiche’, è il titolo dell’opera. Tutti sono chiamati ad assistervi: dai più anziani, ai quali l’intreccio scadente della vicenda è arcinoto, ai più giovani, ormai maturi per gli spettacoli non proprio edificanti.
Appare scontato che, ancora una volta, non ignoreremo il richiamo, pur memori delle passate delusioni legate alla prestazione degli attori, farfuglianti un copione del quale continuano a non capire un’acca.
Il misto di noia quotidiana, illusioni e speranze, non lascia scelta: assisteremo alla sceneggiata nella presunzione che non ci faremo turlupinare una volta di più dalla solita, inconsistente dialettica e dal nulla che ci è sempre stato rifilato. Coltiveremo la segreta speranza di veder materializzare il giusto interprete di uno straccio d’idea, buona per farci uscire dal pantano nel quale siamo immersi.
Speranza abbastanza vana finché dilagheranno medici e magistrati che pretenderanno di fare il mestiere per il quale non possono che essere negati.
In un clima di contraddizione ostinata, i nostri rappresentanti al gran completo, eletti per governare in nome nostro, non hanno saputo, per manifesto opportunismo, fare altro che abdicare al loro ruolo senza alcun indugio.
Hanno scelto di lasciar gestire il paese da un’equipe di tecnici dagli interessi ben evidenti, che non sono e non saranno mai quelli della gente. E lo hanno fatto ben felici di confluire, armi, bagagli e ideologie, nel sistema garante della perpetuazione delle scelleratezze nelle quali in tanti amano guazzare.
Impegnati a scapicollarsi, pur di accreditare inesistenti attitudini a governare di finanzieri con incommensurabili disastri alle spalle. Attrezzati di una non comune faccia di bronzo, cortigiani di non tanto misteriosi poteri, si affannano nel gioco mirato esclusivamente a conquistare benemerenze per consolidare le loro scricchiolanti poltrone.
Con incredibile indifferenza, pretendono, in aggiunta ai loro intrighi, di coinvolgerci nel loro nauseabondo gioco fatto di promesse ad uso dei gonzi. Scorrazzano, come se nulla fosse, nei loro feudi elettorali senza provare il disagio di farlo insultando l’intelligenza della gente, senza rendersi conto che la loro credibilità è crollata sotto il peso delle tante, troppe malefatte che fanno impallidire quelle che causarono il definitivo crollo dell’impero romano.
Fortunatamente, personalità di primissimo livello culturale, esponenti delle istituzioni mondiali, cattedratici altamente rinomati in tutti i campi dello scibile, appaiono ogni giorno di più nel mondo Web per spiegare agli italiani, con l’obbiettività delle persone serie, quello che sta avvenendo. Dai progetti egemonici dai quali è necessario difendersi, alla sconsideratezza di una finanza affossatrice dell’unico e invidiabile sistema economico, quale è sempre stato quello sostenuto dalla capillare, e per molti versi ignota, laboriosità italiana. Dentro e fuori i confini.
Al di là di Grillo (comico di razza) e Travaglio (opportunista di rango), che le cantano a (quasi) tutti forte e chiaro, chi volesse saperne di più avrebbe solo l’imbarazzo della scelta. Potrebbe cominciare a sintonizzarsi su Paolo Becchi, docente universitario in Genova: apprenderebbe del colpo di stato “sobrio”.
E da lì potrebbero spaziare da Nigel Farage a Paolo Barnard; da Eugenio Benetazzo a Martin Wolf del Financial Times; da Gustavo Piga ad Alberto Bagnai; e da tanti a tantissimi altri.
Altro che Striscia e Prima porta! Ne ascolterebbero delle belle, oltre ad avere finalmente un’idea sulle euro trame sponsorizzate dalla gerontocrazia istituzionale di casa nostra e dai turisti di schieramenti politici fuori dal tempo, abbarbicati ai loro miseri e insignificanti riferimenti periferici.
Guazzabuglio di oscene contraddizioni; vera e propria corte dei miracoli. Un mondo al quale dovremmo, poveri noi, dar credito di grande e disinteressato amore per l’Italia.
A chi dar retta? A chi tresca col Cuffarismo oppure a chi confessa candidamente di essere stato ingannato (e gratificato?), senza rendersi conto dell’auto squalifica politica che una tale affermazione comporta? A chi, a sinistra, non ha fatto altro che reggere il moccolo o a chi rumorosamente impazza nelle piazze? Ai ben acquattati pupari di sempre, o ai moralizzatori dell’ultima ora? Che Dio ci aiuti!