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Alla scoperta della Cripta della Chiesa della Salute tra teschi di defunti e lapidi

di: Nino Centonze - del 2016-04-21

Le immagini fotografiche dell’antica Cripta della Salute, che qualche giorno fa sono apparse sui social network, non sono altro che alcune foto inedite che oltre diciotto anni fa l’amico Enzo Napoli realizzò alla fine della grande opera di ripulitura che alcuni giovani castelvetranesi compirono per ridare dignità e decoro ad un sacro ambiente sconosciuto dalla gran parte dei nostri concittadini.

  • Fratelli Clemente Febbraio 2023 a7
  • Credo sia giusto e doveroso ricordare i nomi di coloro che per primi hanno riportato alla luce dopo secoli di oblio, questo luogo legato alla storia della Castelvetrano del ‘600. Verso la fine degli anni ’90 un gruppo di ragazzini poco più che sedicenni e diciottenni, appartenenti al gruppo giovani “San Giovanni Evangelista” della Parrocchia della Madonna della Salute, con spirito di servizio e tanta intraprendenza si munirono di pale, scope e secchi, rimuovendo oltre due metri di detriti e spazzatura che riempiva totalmente l’antica cripta, oltre al sottoscritto (Nino Centonze) vanno ricordati: Fabio Lima, Antonino Rallo, Gianfilippo Centonze, Igor Catalano, Roberto Vaiana, i fratelli Mario e Luca Martino. Non so se dimentico qualcuno, ma di sicuro è impossibile dimenticare colui che ci assecondò in questa scelta di ripulire e riaccendere nell’antico luogo, il nostro grande parroco Don Ignazio Di Giovanna. 

    E’ bene ricordare che chiesa della Madonna della Salute, fu eretta nel XVIII secolo sulla via di Trapani sul luogo dove esisteva un’antica cappella già dedicata alla Presentazione della Beata Vergine. Nel 1628, il Fra Giusepppe da Castelvetrano della Congregazione agostiniana di Sant’Adriano, chiede al principe Diego d’Aragona e Tagliavia “la volontà di fondare, construere et edificare un luogo ossia convento di detta religione in Castelvetrano e nella Chiesa nominata della Sanità esistente vicino la Città”, pregandolo di concedergli la debita licenza.

    La fondazione del nuovo convento della Sanità, si deve per volere di donna Stefania Mendoza Cortes, moglie del principe Diego Aragona Tagliavia. I lavori di costruzione furono eseguiti dagli stessi frati che, nei primi anni della loro venuta, si distinsero per l’austerità di vita e la frugalità del cibo. Il convento, che nel 1732 contava una decina di frati, ebbe negli anni seguenti una vita grama e finì per essere soppresso nel 1774. 

    Come tutte le chiese conventuali anche la Chiesa della Salute conserva nelle sue fondamenta una cripta (dal greco κρύπτη, kryptē, da cui il latino crypta significato: nascosto) un ambiente ricavato con la pietra, posto al di sotto del pavimento della chiesa, in cui i cadaveri dei frati agostiniani defunti venivano collocati entro nicchie lungo le pareti, ciascuno munito di un ampio foro centrale e di un vaso sottostante per il deflusso e la raccolta dei liquidi cadaverici e dei resti in via di decomposizione. 

    Una volta terminato il processo di inumazione dei corpi, le ossa venivano raccolte, lavate e trasferite nella sepoltura definitiva dell'ossario comune, dove ancora oggi viene conservata la lapide sepolcrale.

    Nella cripta della Salute inoltre sono presenti delle mensole su cui venivano esposti – e lo sono tuttora - i teschi dei defunti.  Alla cripta – che come in quasi tutte le chiese è disposta al di sotto dell’area presbiterale – si accedeva attraverso un’ampia e larga scala, posta al centro della navata (vedi San Domenico).

    La pianta è quadrata con volta a botte, nella parete frontale è presente un altare in gesso, sormontato da una nicchia, che probabilmente in tempi remoti conteneva un affresco; in questa parete così come in quella di fronte, rispettivamente a destra e sinistra dell’altare e dell’arco di ingresso, sono posti dodici essiccatoi (o scolatoi).

    Nelle pareti di destra e di sinistra si possono notare otto nicchie (quattro per lato) circondate da cornici in gesso con motivi decorativi di festoni di foglie di acanto, sormonta le nicchie una elegante trabeazione dentellata con pitture di ovuli e foglie monocrome. Il pavimento della cripta, rimasto incorrotto da oltre quattrocento anni, è a mattoni ottagonali in terracotta. 

    Questa cripta era riservata prevalentemente alla sepoltura dei frati agostiniani, ma dalle lapidi custodite presso la chiesa, si evince che la stessa era destinata ad accogliere anche i cadaveri di ricchi borghesi o benefattori comprese le donne, che dal ‘600 fino al 1806 – data in cui non fu più consentita la macabra consuetudine – ebbero in uso di farsi inumare tra le mura di questo convento. 

    La cripta oggi non è inaccessibile ai visitatori, l’auspicio è che il futuro si possa intraprendere da parte di quanti anno a cuore il patrimonio storico-culturale della nostra città, di ridare luce a questo pezzo di storia dimenticata e sconosciuta alla gran parte dei nostri concittadini, magari collocando all’interno l’antico quadro in ardesia della Madonna della Sanità, recentemente attribuito dalla storica dell’arte dott.ssa Susanna Sportaro alla mano di Antonio Pietro Novelli e datato 1617, restaurato dal maestro Vincenzo Funaro, grazie alla meritoria opera del Lions Club di Castelvetrano e dell’allora presidente Tommaso La Croce.    

    Foto Enzo Napoli

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    Effeviauto 6 gennaio 2025