Quella volta che il famoso regista Francesco Rosi venne a CVetrano per il film su Salvatore Giuliano
di: Amedeo Falzone - del 2019-01-23
Un altro episodio legato alla storia del bandito Giuliano mi è capitato nel 1961, quando Francesco Rosi, uno dei più grandi Registi del cinema neorealistico italiano del dopoguerra, venne a Castelvetrano per realizzare un film sulla vita e le gesta del famigerato fuorilegge.
L’insolito avvenimento fece così tanto scalpore e destò così tanto interesse che il Regista si sentì in dovere di illustrare alla Cittadinanza lo scopo educativo e storico del film, nonché le nuove tecniche di ripresa che, il valente Direttore della fotografia, Gianni Di Venanzo, avrebbe impiegato nel suo lavoro; così convocò una Conferenza Stampa nei locali dell’ancora attuale Circolo della Gioventù, alla quale parteciparono Autorità e Cronisti, sottoscritto compreso.
In quell’ occasione, Francesco Rosi invitò tutti ad assistere, il giorno dopo, al primo ciak del film, proprio nel cortile De Maria, dove nel lontano 1950 era stato rinvenuto il corpo esanime del bandito Giuliano. Mi recai volentieri all’ appuntamento anche perché, giovane cronista di un quotidiano, intendevo fermamente di fare una bella figura tanto nei confronti del Regista, quanto di fronte al mio Giornale.
Quando attraverso via Mannone, già notevolmente affollata, raggiunsi il luogo della convocazione, rimasi impressionato dalla straordinaria quantità di uomini e mezzi che erano stati già predisposti per la ripresa cinematografica, mentre in un angolo, circondato da alcune ragazze, Frank Wolff, unico attore professionista della fiction, nella parte di Gaspare Pisciotta, concedeva affannato qualche autografo.
Allorchè, nel caos che regnava sovrano, mi scorse Francesco Rosi, mi venne subito incontro e mi salutò con il solito sorriso bonario a trentadue denti e con una calorosa stretta di mano. Avvertii allora, come in un lampo che quella manona gentile del corpulento Regista aveva compensato alla grande il malaugurato calcio nel sedere, appioppatomi undici anni prima dal piede villano di un Carabiniere.
Amedeo Falzone