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Attentato Monaco. Nè razzismo nè Isis. Era "solo" vittima di bullismo

di: Dott.Francesco Marino - del 2016-07-28

Immagine articolo: Attentato Monaco. Nè razzismo nè Isis. Era "solo" vittima di bullismo

Sembra, non ci sia dietro la recente strage di Monaco nè razzismo nè nazismo ma solo bullismo. Pare che il diciottenne, Ali Sonboly, tramite i social avesse attirato più giovani possibile nel McDonald’se poi vendicarsi contro di loro per i continui soprusi subiti a scuola dai propri coetanei.

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  • La criminologia definisce, generalmente, il bullismo una forma di disaggio tipicamente infantile e adolescenziale, caratterizzato da comportamenti prevaricatori e della presenza di caratteristiche trasversali rispetto al contesto sociale, all’età e al sesso dei soggetti coinvolti. In genere il bullo pone in essere una relazione basata su un rapporto asimmetrico e su una ricerca di auto affermazione incentrata sulla distruzione dell’altro.  

    Dal lato psicologico, si potrebbe definire bullismo il comportamento aggressivo posto ripetutamente in essere da uno o più individui ai danni di una o più vittime col fine di esercitare un dominio su di esse. Elemento importante è lo squilibrio di potere tra il bullo e la vittima, con l’affermazione della supremazia del bullo in termini di età, forza fisica ecc. La manifestazione del fenomeno può avvenire in maniera diretta in cui c’è un contatto tra il bullo e l’aggredito che può essere di tipo fisico o verbale. Indiretta,quando la relazione tra i due attori è mediata da specifici canali ed è posta in essere attraverso una manipolazione sociale in cui il bullo usa gli altri come mezzo per attaccare la vittima senza aggredirla in prima persona.  

    Le cause del fenomeno sarebbero complesse e di difficile individuazione. Inoltre, sarebbero condizionati da molteplici variabili, sia psicologiche sia ambientali, in grado di influenzare i comportamenti del soggetto.

    Per la professoressa Ersilia Menesini e la giornalista Sarah Lawson, che hanno a lungo analizzato il fenomeno, il bullismo è espressione di un disaggio sociale è personale.  Questo disaggio, potrebbe essere spiegato da violenze subite o da comportamenti familiari aggressivi, o dalla considerazione familiare e sociali che atteggiamenti di debolezza possono rappresentare un pericolo per l’integrità della persona.

    Questa debolezza,che apparrebbe considerata dai bulli fonte di emarginazione, sembrerebbe motivo per cui verrebbe recepita l’idea di dovere ostentare sicurezza ed aggressività su un individuo valutato debole. Gli elementi distintivi della vittima sarebbero una timidezza nei confronti dei coetanei a cui andrebbe associata una scarsa autostima.

    Queste peculiarità indicanoil perseguitato come incapace di difendersi e quindi facile preda del bullo. Sembra che la vittima non avrebbe le capacità di riconoscimento di segnali emotivi, in particolare rabbia che non le permetterebbero di calibrare l’autodifesa, anzi solleciterebbero antipatie nei compagni.  Secondo una ricerca condotta dal King College di Londra pubblicata sull’American Journal of Psychiatry, gli effetti fisici e mentali negative derivanti dall’essere stato vittima di bullismo non si esaurirebbero durante l’età infantile ma potrebbero a manifestarsi anche a parecchi anni di distanza.  

    La ricerca ha altresì evidenziato nelle vittime, divenute adulti, un considerevole aumento del rischio di depressioni, ansia, personalità antisociale e perfino propositi di suicidio. Sono elementi compatibili con il profilo psicologico dell’attentatore di Monaco?

    A proposito del crimine trattato, ai ragazzi occorrerebbe spiegare che infierire su un coetaneo non è certo un qualcosa di cui andare fieri ma una vergognosa esibizione di debolezza e di vigliaccheria. 

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    Effeviauto 6 gennaio 2025