Si è dimesso Sgarbi: "Costretto da Forze dell'Ordine deviate. Salemi condannata dallo Stato"
del 2012-02-16
Si è conclusa ieri sera, mercoledì 15 febbraio, con la consegna delle dimissioni dalla carica di sindaco nelle mani del segretario Vincenzo Barone nel corso di una seduta straordinaria del Consiglio Comunale, la sindacatura di Vittorio Sgarbi a Salemi. Il noto critico d'arte è stato eletto sindaco nel giugno del 2008 a capo di un'ampia coalizione riconducibile al centrodestra, ma nella quale non sono mancate le adesioni «trasversali».
Il sindaco va dunque via ma lo fa con un duro atto di accusa contro il Prefetto di Trapani, Marilisa Magno, il Maresciallo dei Carabinieri della locale stazione, Giovanni Teri e gli investigatori della Questura di Trapani, guidati dal capo della divisione Anticrimine Giuseppe Linares, che «per dare forza alle loro indagini su Giammarinaro - ha detto Sgarbi - attraverso quelle che sono solo ipotesi, suggestioni, ricostruzioni infondate e veri e propri falsi, hanno prospettato un condizionamento di Giammarinaro sull'amministrazione, per consentire poi al Prefetto di chiedere la Commissione di accesso agli atti»
Sgarbi ha inviato la lettera di dimissioni al Presidente della Regione, al Ministro dell'Interno, all'assessore regionale alle Autonomie locali e al Segretario comunale «ma non al Prefetto di Trapani che ha dimostrato di agire senza autonomia».
Una lettera, che è un duro atto di accusa contro Prefettura e pezzi dell'Arma dei Carabinieri e della Polizia di Stato.
«Me ne vado con perfetta convinzione - scrive Sgarbi - costretto da una palese ingiustizia. Dopo una sempre corretta amministrazione, non ho altra scelta, in forza di una regia occulta di funzionari della Prefettura, della Questura e dell'Arma dei Carabinieri, contestualmente denunciati al Ministro dell'Interno, che rimettere il mandato nelle mani del Presidente della Regione»
Le dimissioni saranno operative dalle ore 21,00 del 21 febbraio solo per consentire al sindaco di agevolare le operazioni di trasloco di migliaia di libri, cataloghi, oggetti d'arte che aveva raccolto nei suoi uffici del Comune
Sia nell'intervento iniziale che nella replica ai consiglieri dopo il dibattito d'aula Vittorio Sgarbi ha ripercorso la sua esperienza amministrativa alla guida della città ed ha spiegato, con rigore di logica e con i fatti, di non avere subito mai alcun condizionamento da parte di Pino Giammarinaro, l'ex deputato regionale della Democrazia Cristiana che, secondo gli investigatori, avrebbe esercitato un “condizionamento” sull'amministrazione
Qui di seguito i passaggi più salienti dei due interventi di Vittorio Sgarbi in Consiglio comunale:
«Salemi è diventata con me la prima Capitale d'Italia. E io, da oggi, vorrò ricordarla solo per questa sua nobile condizione. Durante la guida della città ho dimostrato una indipendenza totale, resistendo, per esempio, alle richieste di rimuovere l'incorrotta e l'incorruttibile Vice Sindaco Antonella Favuzza.
Una indipendenza, per esempio, dimostrata con la nomina di Nina Grillo, esponente del Partito Democratico, mai accettata dai locali solo perché non sono statu loro a indicarla. Ho scelto chiaramente senza condizionamenti ma non senza suggerimenti, com'è giusto che sia in democrazia nel confronto tra consiglieri di maggioranza eletti democraticamente e liberamente.
E' assurdo oggi che si debba patire l'onta di una richiesta di scioglimento. Non c'é speranza, e dunque non c'è via d'uscita se non quella delle dimissioni, non solo per me ma soprattutto per i 12 consiglieri di maggioranza indicati da, da autorità deviate, come strumento di condizionamento di Giammarinaro. Ho avuto con il Ministro dell'Interno Annamaria Cancellieri un confronto sereno, ma non abbiamo certo discusso di procedure che, ovviamente, nessuno può arrestare. Mi dimetto ora anche per consentire alla città di andare presto al voto.
In questi due anni, e certamente nei primi due anni di amministrazione, sono stato presente fino al punto di risultare insopportabile per alcuni esponenti politici locali. Non sono stato più il sindaco della città, invece, dal giorno in cui sono arrivati gli ispettori prefettizi. Un episodio inaudito. Una provocazione inaccettabile. L'accesso agli atti arbitrario è un vulnus per la democrazia della città che é invece libera et immunis.
A Salemi abbiamo fatto cultura. Certo, il Prefetto non lo sa perché non ha mai messo piede in città. E lo abbiamo fatto con pochi soldi. Il Museo della Mafia, per esempio, è costato solo 63 mila euro, soldi già recuperati con incassi straordinari per una città di appena 11 mila abitanti.
Non so chi adesso continuerà questo progetto, ed in particolare le “case a 1 euro”. Spero solo che qualcuno lo faccia
Alla Cancellieri ho chiesto che se l'influenza politica di Giammarinaro costituisse di per sé un “condizionamento”, l'acceso agli atti dev'essere fatto in tutti gli altri comuni (Mazara, Castelvetrano, Partanna, Alcamo, Poggioreale, Gibellina, Calatafimi, Marsala) dove Giammarinaro, a differenza di Salemi dove è stato presente esponendosi alla luce del sole (perfino in pubblici comizi) e con liste ufficiali approvate dalla stessa Prefettura, ha fatto politica, senza la presentazione di liste, avendo però suoi uomini nei consigli comunali e nelle giunte. Diversamente il Prefetto si rende responsabile del reato di omissione di atti d'ufficio, rispetto al quale, comunque, io l'ho già denunciata.
Quello che ha fatto il Prefetto è un atto di sfregio contro la storia e la città. Io prima ancora che me stesso voglio difendere la città. Quello di carabinieri e polizia é stato un abuso. Io difendo le istituzioni, ma chi le rappresenta può sbagliare. La Prefettura ha perseguito aria di mafia, non fatti di mafia, secondo stereotipi indegni di teleromanzi.
E' inaudita una normativa che impone in modo autoritario lo scioglimento di un Comune senza prevedere responsabilità penali. Ed è documentato che gli eletti nelle liste considerate arbitrariamente inquinate non hanno avuto alcun rapporto con le giunte, la cui autonomia è sempre stata assoluta, i cui componenti, in gra parte, esterni ai partiti, alla città, e non eletti.
Mai indebita fu l'ingerenza di quello che era il leader della maggioranza, Pino Giammarinaro. E tutto fu voluto meno che dal leader della maggioranza, come, per esempio, la nomina del Vice Sindaco Antonella Favuzza, la più appassionata testimone di questa città.
In questi anni sono passati da Salemi uomini di cultura e delle istituzioni. E' venuto, per esempio, il Sottosegretario Mantovano e non si é sentito certo minacciato dalla mafia.
Porterò con me l'amarezza di uno Stato che condanna Salemi e la schiaccia al pregiudizio e all'onta di una mafia che qui non esiste, e la cui presenza, ovunque, va dimostrata. Forze dell'Ordine deviate hanno denunciato una cosa che non c'é. E lo sanno tutti, da destra e sinistra.
L'influenza di Pino Giammarinaro è documentata e riconosciuta anche in amministrazioni di centrosinistra, come quella di Alcamo e Campobello di Mazara. Di cosa stiamo dunque parlando ? Tutti conoscono la storia di Salemi.
Questa indagine assurda porterà alla condanna delle forze investigative deviate. Me ne vado per difendere il nome di Salemi e dei salemitani. Con le mie dimissioni la città andrà al voto a maggio. Questo è quello che volevo dirvi da amico di Salemi e della Sicilia, non da vittima.
Quello che ha detto Toscani è un'onta per lui. E' facile continuare con le leggende. A Salemi è successo che alcuni investigatori, per consolidare il proprio ruolo e per dare forza alle loro indagini su Giammarinaro, hanno visto la mafia anche là dove non c'è. Non sono preoccupato, come un teologo, da questioni ontologiche. Il Giammarinaro di oggi é lo stesso di 30 anni fa, da tutti riconosciuto, ma con molto meno potere, e nel rapporto con me, nessuno. Né mai ha tentato di esercitarlo fuori dei limiti del lecito e dei confini garantiti dalla democrazia (che è, per sua natura, partecipativa, e prevede l'ascolto di tutte le forze politiche. Lo impari, il Prefetto ! Per non rischiare di attentare alla democrazia)
In questi anni abbiamo realizzato iniziative memorabili, di cui io sarò sempre orgoglioso, consacrate dalla visita, nel maggio del 2010, del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Quelle di oggi sono dunque dimissioni inevitabili per salvare il destino democratico di Salemi. Mi basta che sospendano un processo iniquo. La cosa inaccettabile è che tutta la comunità diventi vittima di reati per loro natura individuali.
Non mando le mie dimissioni al Prefetto a cui non riconosco alcuna autonomia di giudizio. Spero di incontrarvi in un futuro più degno della vostra grande città.
Rimpiangerò Salemi. Mi ribello però ad un atto ingiusto. Se hanno arrestato 6 carabinieri ad Altamura, perché non possono arrestarne uno a Salemi ? Ho rispetto dell'Arma dei Carabinieri, ma il Maresciallo dei Carabinieri ha mentito, non solo a me ma anche a se stesso. L'impotenza di Giammarinaro era manifesta e lui lo sapeva.
Di Salemi ha parlato in questi anni il mondo, e non certo più per i Salvo. Di Castelvetrano oggi si parla come “la città d Matteo Messina Denaro”, non certo perché è la città del filosofo Giovanni Gentile. Non escludo che, una volta scongiurato lo scioglimento per mafia, presenti una mia lista che si chiamerà «Il partito della Rivoluzione»