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Due giovanissimi attori santaninfesi nel cast del nuovo film “Il risveglio di Giufà” del regista Tony Gangitano

del 2020-07-22

Immagine articolo: Due giovanissimi attori santaninfesi nel cast del nuovo film “Il risveglio di Giufà” del regista Tony Gangitano

“Il risveglio di Giufà” è il nuovo film del regista Tony Gangitano, che insieme all’aiuto regia Stephanie Beatrice Genova, sono anche gli sceneggiatori dell’opera. A interpretare il protagonista Giufà sarà Francesco Russo, mentre il ruolo della madre sarà interpretato da Katia Palazzolo. I bambini sono interpretati dai santaninfesi Thomas e Gaia Li Causi, Alba e Aurora Palazzolo, e Francesca Messina.

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  • Tra gli altri attori ci sono: lo stesso regista Tony Gangitano (prete), Alessandro Sabatino e Matteo Palazzolo (due lestofanti) e poi ancora Marcella Cutietta, Elisabetta Aliotta, Nino Crociata, Benedetto Crociata interpreteranno ruoli secondari. 

    Tra i membri della troupe non bisogna dimenticare Rosolino Prinzivalli, Direttore della fotografia, Giuseppe Prinzivalli, operatore MDP, Filippo Altomare, scenografo, Danilo Miraglia, fotografo di scena e Angelo Gueli fonico audio presa diretta. E infine, l’istruttore cinofilo Marcello Messina che ha gestito sul set i cani Asterix, Benny e Laika.

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  • cortometraggio Giufà riprese

    Nella narrativa popolare siciliana esiste un filone di storie tragicomiche che hanno come personaggio Giufà. Sopravvive ancora un’espressione tipica della sicilianità: “un Giufà! E chi si’ un Giufà? Ma chi fai comu a Giufà! Nni fici quantu Giufà!”.

    Ancora oggi in Sicilia questo appellativo viene comunemente indirizzato a persona che commetta insensate malefatte o, per stoltezza, si cacci nei guai.

    La prima testimonianza scritta su Giufà risale al VII secolo ed è di fonte araba. Gli aneddoti che lo riguardano circolano attraverso un’area geografica estesa dall’India fino al bacino del Mediterraneo, conosciuto con tanti nomi quanti sono i paesi che hanno fatto scenario alle sue avventure. Viene dal mondo Arabo, l’origine araba è anche nel nome Guhà che potrebbe esser interpretato come colui che “cammina frettolosamente o le cui azioni non si basano su considerazioni dettate dal raziocinio”. Scrittori arabi che ci hanno tramandato notizie e aneddoti su questo personaggio hanno tentato di dimostrare la sua esistenza.

    Il personaggio si caratterizza, e si distingue, nel passaggio da un’area culturale a un’altra, pur mantenendo inalterate quelle caratteristiche strutturali che lo rendono universale. Il periodo di massima popolarità di Giufà è, la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento, Giufà è il nostro protagonista indiscusso della favolistica sicula, emblema della stoltezza e della goffaggine, che riesce a tirarsi fuori dai guai nei quali spesso si caccia ricorrendo a una forma arcaica saggezza.

    Arrivato in Sicilia insieme agli arabi, è entrato a far parte della tradizione orale locale. Con il suo approccio semplice e ‘letterale’ alla vita, dietro alla sua stoltezza si cela la sua saggezza. Il cortometraggio nasce come esigenza di recupero della tradizione orale e della lingua dialettale siciliana, e ha come scopo principale di difendere la propria memoria storica (identità culturale), attraverso la valorizzazione del territorio.

    La nostra identità è il nostro punto di riferimento soprattutto adesso che viviamo la diversità culturale nell’era della globalizzazione.

    Giufà (depositario Saggezza popolare), mira a creare un collegamento fra antico e moderno per arrivare alle nuove generazioni, per mantenere la fioritura delle tradizioni popolari, attraverso i giovani d’oggi (figli del passato), ai quali, imperdonabilmente, abbiamo saputo ben poco raccontare e tramandare, forse proprio perché è mancato loro il non aver vissuto il passato e il non averne sentito trasmettere loro la memoria, da parte dagli anziani (molti dei quali uccisi dal covid), e in una visione introspettiva identificaria, i giovani possono attingere in questa sorgente vitale di semplici e genuini valori, per uno sviluppo più equilibrato della nostra società e di quella futura, oggi, in un mondo che sta attraversando un periodo di profonda recessione, e si interroga sull’importanza di certi valori moderni.

    Un popolo privato delle sue radici, morirà, bisogna con forza illuminare questi sentieri del passato!

    La perdita della memoria, delle lingue dialettali, la mancata attenzione verso le tradizioni locali, rischia di far dissolvere il trascorso delle nostre terre, perdendo così un tesoro culturale immenso. Un popolo senza tradizioni è un popolo privo di anima, un edificio senza fondamenta non solo non può resistere alle intemperie ma non può nemmeno ergersi verso l’alto, verso il futuro, perché è fragile, sempre in un equilibrio instabile, come quello di un albero senza radici.

    Il nostro obiettivo è quello di promuovere e diffondere il cortometraggio su tutto il territorio nazionale ed internazionale. Nonché promuovere l’immagine del territorio comunale e favorirne lo sviluppo, partecipando anche ai concorsi Festival Internazionali del Cortometraggio, inoltre il lavoro verrà presentato in tutte le scuole italiane in un Progetto-scuola, il cortometraggio avrà anche la visibilità attraverso le sale cinematografiche, così oltre a dimostrare la sensibilizzazione per una condivisione di valori, si darà un forte impatto alla propria immagine.

    Il meriggiare, dei giorni d’estate nei vicoli, nei patii, le serate intorno al braciere nell’inverno, il vicinato che vi si radunava, a far cronaca degli avvenimenti del paese e a raccontar fiabe, antiche storie, e i nonni sollecitati dai bambini a narrare, ad un certo punto, faceva irruzione Giufà!

    Tutto questo presto lo rivivete sul grande schermo “Il Risveglio di Giufà” con il suo asino che è l’amico inseparabile che lo accompagna in molte avventure, tra i quali: Giufà e la statua di gesso, Giufà e la porta, e tanto altro, tra cui la scena chiamata “l’abbraccio del cuore” in cui lo stesso regista Tony Gangitano si cala nel ruolo di prete è dedicata ai bambini che hanno vissuto un forte impatto psicologico del lockdown che ha comportato seri problemi comportamentali, l’isolamento ha determinato una condizione di stress con ripercussioni non solo sulla salute fisica ma anche su quella emozionale-psichica, sia dei genitori che dei figli.

    cortometraggio Giufà troupe

    Il nostro augurio è quello di suscitare un riso che libera dalle restrizioni sia psicologiche che sociali, come da valvola di sfogo per i malumori, un riso liberatorio! Che aiuta a superare i timori della realtà, ma soprattutto rigeneratore! che coinvolge tutto e tutti!

    Si ringrazia a tutta l’amministrazione comunale di Castellammare del Golfo, in particolare al Sindaco Nicola Rizzo, all’assessore alle attività culturali Maria Tesè, e al dottore Gino Li Causi. Un doveroso ringraziamento a Claudio Colomba che ci ha mostrato i più suggestivi luoghi di Castellammare e con accuratezza abbiamo poi scelto l’ambientazione del Castello di Baida che tra case terragne, chiesa, palmizi, mandorleti, oliveti si è adattato perfettamente come sfondo per il personaggio, e la spiaggia di Scopello Guidaloca. 

    Tanti ringraziamenti a Nino Crociata per averci messo a disposizione un luogo annesso alla casa del protagonista principale. Ringraziamo a tutti coloro che attraverso lo sponsor hanno dato vita al progetto Giufà.

    Il personaggio ha attratto le attenzioni di una vasta schiera di letterati e studiosi, sin dall’Ottocento. Primo tra tutti, Giuseppe Pitrè, che ha raccolto tutte le storielle del suo cicloin Fiabe, novelle e racconti popolari siciliani (1875). Di quella che può essere considerata una vera e propria summa della sicilianità di un tempo, la Biblioteca delle tradizioni popolari siciliane, e in Fiabe e leggende del popolo siciliano (1888).

    In tempi più moderni a Giufà si sono interessati scrittori del calibro di Calvino, Leonardo Sciascia, etc. (del Libro degli Avari dell’erudito Gahiz del IX secolo, di quando Giufà cominciava a vagare per la Sicilia Francesca Corrao ricorda che, con l’autorità del Corano, si dice che il riso arricchisce il sangue di un bambino).

    Sinossi

    Sicilia 2020. Castellammare del Golfo, Giufà come per incanto, si sveglia in un incantevole borgo dinanzi ad acque cristalline, frastornato si guarda attorno, cammina lungo la via e incontra dei passanti, che indossano la mascherina. Giufà li guarda con stupore, non sa di essere né nel 2020 né in una fase di lockdown pandemia, ma soprattutto non sa di trovarsi in Sicilia! Chiede ad un passante dove si trova, il passante gli dice di trovarsi a Castellammare del Golfo, Giufà rimane stupefatto!

    Giufà, poco dopo, vede ad un tavolo due uomini che giocano a carte, un signore che fuma un sigaro, e un ragazzo suonare il fischietto, tutti con la mascherina “abbassata” al mento… Giufà continua a non capire… tutto gli appare strano, costumi e modi di agire della gente, un mondo ai suoi occhi completamente sconosciuto… Cammina lungo il borgo cercando di capire, sino a quando incontra il suo vecchio asinello, felice dell’incontro, esprime il suo malessere e si sfoga con il suo asino “parlante” che gli dice di trovarsi nel 2020!

    Giufà da qui comprende, da ciò che ricorda della sua vita precedente che il mondo doveva finire nel 2000, e di conseguenza giustifica tutte le stranezze che incontra! Lungo il percorso vede un parroco, che riunisce dei bambini che appaiono “impauriti” (con traumi dovuti a causa della dura quarantena, perché, privati della loro “libertà”, l’isolamento domestico ha colpito la loro salute mentale e fisica), il parroco decide di farli distrarre e di farli sorridere come ai “vecchi” tempi… e gli racconta qualcosa che negli anni ha caratterizzato la sua adolescenza, “le storie di Giufà”, Giufà si ferma, interessato ascolta… interagendo con il parroco e i bambini, che inconsapevolmente riescono a farli divertire… i piccoli poi corrono via felici a casa, dimenticandosi di tutti i malesseri che li affliggevano!

    Dopo aver incontrato il parroco, incontra sua madre che gli dice di averlo cercato da un lungo tempo e gli preannuncia la nascita di suo figlio dopo 3 mesi di matrimonio, Giufà non persuaso si sfoga con il suo asino e preferisce distrarsi con una lunga passeggiata con esso che poi verrà derubato da due lestofanti, uno  dei quali lo convince di essere il suo asino trasformato in un uomo! Giufà ci crede e da la libertà al lestofante.

    Giufà rientra a casa, e la madre, gli disse, di mettere a cucinare 2 ceci, che egli prende letteralmente a parola ciò che la madre gli dice mettendo a bollire realmente 3 ceci, la madre aggiunge: "vado a messa, tirati la porta".

    Quando la madre uscì, Giufà si mise a tirare la porta e lo fece con una tal forza che alla fine la scardinò. Allora Giufà si caricò la porta sulle spalle, raggiunse la madre in chiesa e, gettandole la porta ai piedi, disse ecco la porta bell’e tirata! Scatena l’ira della madre e fugge via… Giufà finalmente rivede il suo asino non con “sembianze umane”, felice dell’incontro tornano insieme.

    Secondo alcuni Giufà non è mai morto, è riuscito a scappare alla morte talmente tante volte che ancora sta scappando e ancora gira per il mondo.

     

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