Castelvetrano e la devozione popolare per San Giovanni Battista. Storia del Santo che protegge la Città dalle calamità
di: Vito Marino - del 2022-06-24
Sin dall’antichità, l’uomo si è sentito impotente e piccolo di fronte alle forze travolgenti della natura, ai pericoli, alle malattie e alla miseria; per difendersi da tali insidie e per ottenere un maggiore risultato alla sua attività produttiva, si è rivolto ad una entità superiore di natura divina.
Il popolo siciliano è stato sempre religioso e ha frequentato la chiesa; ma, per cultura popolare, per ottenere aiuti più efficaci, si serviva anche di mezzi di mediazione soprannaturali più diretti fra la realtà terrena, costituita da figure e simboli religiosi, scolpiti o dipinti, e il regno spirituale.
In Sicilia, il culto dei Santi è molto vivo e, a volte, tende quasi a ridimensionare quello divino. Questo, però, non dev'essere visto in chiave eretica o far scambiare la religiosità isolana per superstizione, ma è segno tangibile della necessità dei siciliani di considerare i Santi a portata d’uomo, più vicini alle loro necessità e pronti ad intervenire in loro aiuto.
Per i culti rurali, il bisogno umano dell'aiuto divino tangibile, al quale rivolgere voti e preghiere, si mostrava tramite la manifestazione visibile dei Santi (statue, dipinti), ai quali si rivolgevano voti e preghiere. Questa raffigurazione avveniva principalmente con gli altarini costruiti in casa, nelle edicole delle periferie dei centri abitati, nei bagli e lungo i sentieri di campagna.
Nella passata economia rurale siciliana, il culto del Santo rappresentava l'unico punto d'unione tra ricchi e poveri, tra artigiani e dirigenti, tutti accomunati dalla stessa fede. Ma il culto dei Santi avveniva anche con delle raffigurazioni, dipinte sui carretti e sulle barche, che l’artista esternava attraverso un vasto repertorio. In questi modi, venivano rappresentati e venerati Gesù, la Madonna, Sant’Antonio da Padova, San Francesco, San Michele Arcangelo, ma anche i patroni più venerati della Sicilia, come Santa Rosalia a Palermo, i santi Alfio, Filadelfio, Cirino e Agata a Catania, San Giovanni a Castelvetrano e tanti altri Santi, ai quali la tradizione popolare attribuiva particolari poteri taumaturgici e mezzi di mediazione fra la realtà terrena e il regno soprannaturale.
Al fine di respingere i pericoli, molte di queste figure erano rappresentate nelle parti del carretto soggette a maggior rischio; nello stesso tempo, queste figure molto vistose, rappresentavano vanto e prestigio sociale per il detentore. Quando sui carretti comparvero le figure dei paladini e le figure leggendarie cavalleresche, quelle dei Santi scomparvero e rimasero nelle parti secondarie dei carri, come sulle “chiavi”, restando funzioni apotropaiche.
Importante è la figura scolpita di San Giorgio che uccide il drago, l’eterna lotta fra il bene e il male. Per quanto riguarda la pittura sulle barche, essa ha una funzione anzitutto di preservarla dall’usura, dalla salsedine del mare e dagli agenti atmosferici, ma dipingere le immagini sacre o denominare la barca con il nome di un santo serve anche a procurarsi la protezione divina.
San Giovanni Battista, venerato da tutte le Chiese cristiane, è una delle personalità più importanti dei Vangeli; è presente anche nel Corano, come uno dei massimi profeti che precedettero Maometto; come protettore di Castelvetrano viene nominato e pregato quando c’è un temporale con lampi e tuoni.
Si tratta di un Santo che, avendo protetto la città da pubbliche calamità e dai fulmini, per i numerosi miracoli attribuiti alla Sua intercessione, ha fatto nascere e crescere la devozione del popolo nei Suoi confronti e a considerarlo Santo protettore della città di Castelvetrano, dal 30 Marzo 1697.
Ancora oggi il popolo lo considera protettore della città dalle pubbliche calamità e, principalmente, dai fulmini.