L'Acitalene e "lu Spicchiu". Ricordando l'illuminazione pubblica di un tempo
di: Vito Marino - del 2015-06-22
Ricordo che fino agli anni ’50 circa la nostra zona balneare di Marinella di Selinunte era sprovvista di corrente elettrica; l’illuminazione delle strade era garantita da pochissimi fanali ad acetilene. Si trattava di un contenitore contenente carburo di calcio; un secondo contenitore, più piccolo, posto sopra, lasciava gocciolare l’acqua contenuta sul carburo.
Per reazione chimica si sviluppava “acetilene”, un gas che acceso produceva una fiamma luminosa. Ogni sera c’era una persona incaricata dal Comune a controllare il combustibile e ad accendere questi fanali.
Nelle abitazioni, parallelamente al lume a petrolio, esisteva “lu spicchiu”, una lucerna ad olio, di origine antichissima, che con la sua luce fioca riusciva appena a far vedere l’ambiente dove si abitava.
La lucerna era composta da un piccolo contenitore con piede d’appoggio di varia forma, generalmente di terracotta, contenente olio e un “mecciu” che poteva farsi benissimo con un po’ di bambagia attorcigliata. Per una buona illuminazione esisteva anche una lucerna multipla, detta “trappitara”, perché usata per illuminare “lu trappitu” (frantoio), tanto l’olio si trovava molto facilmente; essa aveva una forma piramidale con circa 30 lucerne ad olio disposti su tre ordini.