La vita quotidiana nell'antica Selinunte. Antichi mestieri, tradizioni culinarie e non solo
di: Doriana Margiotta - del 2022-05-31
Di solito, quando si scrive sulla storia di Selinunte, si citano le grandi opere, ma se ci pensiamo bene, dietro la realizzazione di queste siffatte opere c’è spesso, il lavoro duro di uomini e donne di umili origini. Nei “Quaderni Selinuntini” a cura di Giuseppe l. Bonanno e Rosario M. Atria, c’è un capitolo intitolato “la vita quotidiana nell’antica Selinunte. Le opere e i giorni” di M. Fourmont, che parla della vita quotidiana della polis selinuntina.
Un argomento, all’apparenza banale, ma che invece è di grande importanza per conoscere le diverse generazioni di uomini che hanno contribuito a costruire la nostra Selinunte.
L’analisi parte dalla scelta dell’insediamento, un territorio come il nostro promontorio tra due fiumi, che si affaccia sul mare e possiede un entroterra di grande valore, risponde a tutti i requisiti necessari.
La nostra studiosa, cerca di dare un’idea di come era la vita quotidiana. Le attività principali erano: l’artigianato, la coltivazione della terra, la pastorizia e la pesca.
L’artigianato selinuntino era molto apprezzato, dovete pensare che già i fondatori avevano portato con se’ i vasai che nelle loro realizzazioni ritraevano figure antiche, mescolando elementi di diverse provenienze.
Da questo si intuisce la creatività selinuntina, che diventò una “scuola d’arte”, diffondendo le sue tecniche e il suo stile. In poco tempo diventa un punto di riferimento per il commercio dei metalli. Dalla fine del VII secolo fino alla primo quarto del VI secolo, diventa il porto di ingresso del bronzo, che arrivava da regioni molto lontane.
La sua posizione geografica le ha portato grandi profitti e questo si evincere dallo sontuosità degli edifici sacri che hanno avuto costi molti alti. Altre voci economiche importanti erano gli allevamenti di cavalli e soprattutto la produzione di grano che era indispensabile per la popolazione.
Gli uomini erano per la maggior parte carpentieri e muratori. Dalle cave di argilla e di pietra erano estratti i materiali per la costruzione dei templi di Selinunte e le famose Cave di Cusa ne sono una testimonianza visibile.
L’agorà era il luogo vitale della città, c’erano le botteghe e i locali dell’amministrazione. Immaginatevi la vivacità dei mercati mattutini, dove i contadini vendevano le loro produzioni di vino, olio, stoffe e spezie. La mostra “abitare a Selinunte”, ha avuto lo scopo di far conoscere gli aspetti della vita quotidiana, incentrati sulla cucina, la tavola, la tessitura e il cucito. L’universo femminile è stato ampiamente documentato. Le pentole dell’epoca erano, ad esempio, di due forme diverse, probabilmente perché erano utilizzate per diverse cotture del cibo.
Le griglie erano di argilla corredate da grandi piastre che venivano utilizzate per arrostire i cereali e i legumi. La grattugia in terracotta testimonia l’importanza del formaggio nella dieta dei nostri avi. Nel cortile di casa c’era il forno per fare il pane e l’utensile principale era la macina che serviva per macinare il grano.
La cucina era composta da una lastra con uno scarico, ma non c’era nessun focolare, perché il posto di cottura era sempre all’aperto. Nell’angolo opposto alla cucina era costruito una sorta di rientranza a mezza luna, che fungeva da dispensa.
I greci facevano 4 pasti al giorno: la colazione si faceva con pane, latte, fichi e olive; il pranzo era molto veloce; la cena, invece, era un momento importante della giornata.
Il luogo dove si mangiava era illuminato da molte lucerne, forse perché probabilmente le aperture erano poche e non entrava molta luce. Gli alimenti principali erano: cereali, pollame, galline, oche, quaglie, maiali, ma il protagonista principale era il pesce, in particolare le sardine, le seppie e i polpi.
Il miele era l’edulcorante, e il sale aveva una grande importanza nella conservazione dei prodotti, da questo si evince la presenza di saline. Gli ingredienti della cucina erano lo specchio delle coltivazioni. Dobbiamo pensare alla campagna attorno a Selinunte, piena di tutti i prodotti che abbiamo citato, grandi distese di pascoli per il bestiame ed infine aree di foresta dove attingere alle materie prime per ottenere combustibile e il materiale per le costruzioni.
Anche se quello appena descritto potrebbe fare pensare a tanta abbondanza di materie prime, purtroppo le analisi antropologiche hanno dimostrato le carestie e la mal nutrizione di molte persone, in sostanza si moriva molto giovani e il tasso di mortalità era molto alto.
Un aspetto curioso è dato dall’iconografia antica che si “divertiva” a rappresentare la donna alla toilette, le immagini al riguardo sono numerose. Dopo il bagno, le donne si profumavano con oli orientali, il trucco era a base di bianco e di rosso. Il bianco per gli occhi, il blu o verde per le palpebre e il rosso per le labbra.
Nella casa, la presenza femminile si notava soprattutto per l’esistenza di altari votivi, che erano presenti praticamente in ogni stanza. Una forma di culto privato era l’abitudine di consacrare le stanza con delle deposizioni seppellite sotto il pavimento. Gli altari erano presenti, anche, sotto i portici e nei cortili.
La nostra autrice conclude questo capitolo ricordando il cd. “Quartiere Industriale”, scavato da Martin Benz, in cui si lavorava l’argilla, dove venivano create diversi prodotti manifatturieri, c’erano aree in cui erano presenti le fornaci, e non manca neanche lo spazio per il parcheggio dei carri che venivano a ritirare le merci.
Un’attività durata dal VI secolo al V secolo, nel 409, data della prima distruzione di Selinunte.
Mi piace concludere questo mio racconto con le parole di M. Fourmont alla fine di questo lungo capitolo: “Siamo nel Mediterraneo e nel Mediterraneo gli uomini, di stirpe sociale diversa, si sono sempre mescolati. All’ombra del santuario si poteva spiegare meglio la presenza delle attività artigianali, che dovevano rispondere alla richiesta di una clientela che veniva ad onorare le divinità e doveva comprare gli oggetti destinati a sacrifici nel loro onore.”
Spesso quando si legge un libro del genere, si rimane affascinati da quello che hanno realizzato i nostri avi, lasciandoci un patrimonio artistico e culturale immenso. Si citano, spesso e a ragion veduta, i grandi personaggi che hanno costellato la nostra Selinunte, ma dare il giusto valore a tutta quella gente che con la loro forza-lavoro ha, di fatto, contribuito a costruire Selinunte, ha un significato importante, perché ci ricorda che le grandi imprese hanno bisogno di menti che ragionano e di mani che lavorano.