Quando il "tesoro" della sposa veniva custodito nel "cascebancu"
di: Vito Marino - del 2015-07-20
Era la cassapanca dei vecchi tempi andata in disuso con le nuove esigenze della vita moderna. La cassapanca o cassa nuziale era il tipico mobile in cui veniva racchiuso e custodito un tesoro costituito da tutta la “doti” della donna (l’oro e il corredo della sposa), accumulata in tanti anni con tanta fatica e risparmi, ma anche ricevuta in eredità dai propri avi.
"Lu cascebancu" più diffuso in Sicilia è quello in legno naturale, pregiato, arricchito da intagli, incisioni o dipinti con decorazioni popolari, come fregi, fiori, frutta, ortaggi, colombi col ramoscello nel becco, cuori e chiavi; tutti simboli di fedeltà e di pace.
La biancheria era tutta lavorata e ricamata a mano, spesso dalla stessa fidanzata; si trattava di veri capolavori artigianali, che facevano parte della dote.
“La doti” (il corredo) era formato dalle belle coperte di lana e quelle bianche di cotone, di tovaglie da tavola, lenzuola matrimoniali, asciugamani di lino, scialli, sciallini, grembiuli, vestiti e camicette, inoltre: “causi di tila, bustidda (o bustina), suttana e pacchiana” (mutande, reggiseno, sottana e camicia da notte). Ad eccezione delle persone più povere, il corredo era composto da 12 pezzi per ogni capo di biancheria (biancheria a 12); in più c'erano le coperte, le tende, ecc. Le lenzuola erano orlate a punto a giorno, ricamate e lavorate a traforo. Alcuni di questi manufatti, fra i più pregiati per qualità e motivi ornamentali, spesse volte non erano usati per tutta la vita oppure occasionalmente in qualche cerimonia, puerperio, malattia.
Gli asciugamani di lino, riccamente lavorati, erano usati solamente, quando si aspettava la visita del medico o di qualche ospite; in quell’occasione, l’asciugamano si appendeva alla “vacilera” di ferro battuto con “vacili” e “cannata” (brocca) di lamiera smaltata, pieni d’acqua. In un passato, che va oltre la mia memoria, la biancheria veniva valutata, ai fini della dote, da due donne di fiducia ed elencata in una “minuta” (la dote nuziale).