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Strage di Alcamo Marina, ancora ignoto l'autore del castelvetranese ucciso

Chiesto il proscioglimento dell'ergastolano Gulotta

del 2012-01-28

Immagine articolo: Strage di Alcamo Marina, ancora ignoto l'autore del castelvetranese ucciso

Il procuratore generale della Corte d’assise d’Appello di Reggio Calabria, ha chiesto il proscioglimento dell’alcamese Giuseppe Gulotta, che venne arrestato e condannato all’ergastolo per la strage nella casermetta di Alcamo Marina, avvenuta il 26 gennaio 1976 con l’uccisione degli appuntati Carmine Apuzzo, 19 anni, di Castellammare di Stabia e Salvatore Falcetta, appuntato, 35 anni di Castelvetrano.

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  • Il giovane appuntato castelvetranese attendeva proprio in quel periodo con ansia il trasferimento da Alcamo per avvicinarsi a casa per una grave malattia che aveva colpito la madre di settantotto anni. Quella però  fu l’ultima notte per i due militari, perché furono uccisi nel sonno da mani ignote. 

    Dunque sempre più lontana la verità dei fatti su quella tragica notte del 1976.

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  • Di seguito una veloce ricostruzione dei fatti succedutisi in questi anni:

    Gulotta al momento della condanna aveva solo 18 anni e ha già scontato una pena detentiva di diciotto anni, e dal 2007 gode della semilibertà. Anche altri due condannati, Gaetano Santangelo e Vincenzo Ferrantelli, che avrebbero da anni trovato rifugio in Brasile, chiederanno tramite propri legali la revisione del processo.

    Per questo duplice omicidio al termine di un interminabile iter processuale furono condannati tre alcamesi, giovanissimi all’epoca, Giuseppe Gulotta, all’ergastolo, a pene attorno ai vent’anni Gaetano Santangelo e Vincenzo Ferrantelli, in carcere si suicidò un altro alcamese, poche settimane dopo l’arresto, Giuseppe Vesco, di tumore è morto un altro dei condannati, Giovanni Mandalà originario di Partinico.

    Fu Vesco a chiamare in causa gli altri tre, Gullotta, Ferrantelli e Santangelo i quali firmarono i verbali di confessione, al contrario di Mandalà che non firmò alcun verbale, subendo lo stesso presunte torture per indurlo a confessare. Gulotta, Ferrantelli e Santangelo ritrattarono poi le autoaccuse, sostenendo, non venendo mai creduti, di essere stati torturati dai carabinieri. Vesco nel frattempo si suicidò in carcere: sebbene monco della mano destra sarebbe riuscito ad impiccarsi dentro la cella.

    La storia sembrava essere passata nel dimenticatoio, fino a quando un ex appartenente alla squadra di investigatori, il brigadiere napoletano Renato Olino, che il 26 gennaio del 1976 arrivò con la sua squadra ad Alcamo, ha raccontato, alla stampa prima ed ai magistrati dopo, che le torture erano vere e che quei quattro condannati con la strage non c’entravano nulla.

    Sono saltati fuori i nomi dei carabinieri che avrebbero commesso le torture. Sulle torture ha indagato la Procura di Trapani, avvisando dell’ipotesi di reato Elio Di Bona, 81 anni, Giuseppe Scibilia di 70, Giovanni Provenzano di 83, Fiorino Pignatella di 63 anni. I quattro, davanti al Pm Andrea Tarondo, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere, però nei loro confronti non ci sarà alcun processo, perché il reato è prescritto.

    Fonte: trapaniok.it

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