Sicilia: le cose che di te non sapevo..e alle quali non volevo credere
di: Mario Signorello - del 2012-02-13
(ph. eleaml.org)
Io non sapevo che i piemontesi fecero al Sud quello che i nazisti fecero a Marzabotto. Non sapevo che cancellarono per sempre molti paesi come i marines in Iraq. Non sapevo che, nelle rappresaglie, si concessero libertà di stupro sulle donne meridionali, come nei Balcani durante il conflitto etnico, o come i marocchini in Ciociara, nell’invasione, da Sud, per redimere l’Italia dal fascismo (ogni volta che viene liberato, il Mezzogiorno ci rimette qualcosa) Ignoravo che i fratelli d’italia ebbero pure diritto di saccheggio delle città meridionali, come i lanzichenecchi a Roma. E che praticarono la tortura come i marines ad Abu Ghraib, i francesi in Algeria, Pinochet in Cile.
Non sapevo che in parlamento a Torino un deputato ex garibaldino paragonò le stragi piemontesi al Sud a quelle di Tamerlano, Gengis Khan e Attila. Un altro preferì tacere “rivelazioni di cui l’Europa potrebbe inorridire”. Né sapevo che s’incarcerarono meridionali senza accusa, processo e condanna, come è accaduto con gli islamici a Guantanamo. Li qualche centinaio, terroristi per definizione, perché mussulmani; da noi centinaia di migliaia, briganti per definizione, perché meridionali. Se bambini, briganti precoci; se donne, brigantesse o mogli, figlie, di briganti; o consanguinei dei briganti o persino solo paesani. Tutto a norma di legge, come in Sudafrica con l’apartheid.
Io credevo che i briganti fossero proprio briganti, non sapevo che erano ex soldati borbonici e patrioti alla guerriglia per difendere il proprio paese invaso. Non sapevo che il paesaggio del Sud divenne come quello del Kosovo: fucilazioni di massa, fosse comuni, paesi che bruciavano sulle colline e colonne di decine di migliaia di profughi in marcia.
Non volevo credere che i primi campi di concentramento e sterminio in Europa li istituirono gli italiani del Nord, per tormentare e farvi morire gli italiani del Sud, a migliaia, forse decine di migliaia (non si sa, perché li squagliavano nella calce!), come nell’Unione Sovietica di Stalin. Ignoravo che il ministero degli esteri dell’Italia unita cercò per anni “una landa desolata”, fra Patagonia, Borneo e altri sperduti lidi, per deportarvi i meridionali e annientarli lontano da occhi indiscreti.
Né sapevo che i fratelli d’Italia arrivati dal nord svuotarono le ricche banche meridionali, regge, musei, case private, per pagare i debiti del Piemonte e costituire immensi patrimoni privati. E mai avrei immaginato che i mille fossero quasi tutti avanzi di galera. Non sapevo che, a Italia così unificata, imposero una tassa aggiuntiva ai meridionali, per pagare le spese della guerra di conquista del Sud, fatta senza nemmeno dichiararla.
Ignoravo che l’occupazione del Regno delle Due Sicilie fosse stata decisa, progettata, protetta da Inghilterra e Francia e finanziata in parte dalla massoneria (detto da Garibaldi, sino al gran maestro Armando Corona, nel 1988). Ne sapevo che il Regno delle Due Sicilie fosse, fino al momento dell’aggressione, il terzo paese più industrializzato al mondo dopo Inghilterra e Francia. E non c’era la burocrazia borbonica, intesa quale caotica e inefficiente: lo specialista inviato da Cavour nelle Due Sicilie, per rimettervi ordine, riferì di un “mirabile organismo finanziario” e propose di copiarla. Mentre il modello che presiede alla nostra amministrazione, dal 1861, è quello franco-napoleonico, la cui versione sabauda è stata modulata dall’unità in avanti in adesione a una miriade di pressioni localistiche e corporative.
Ignoravo che lo stato unitario tassò ferocemente i milioni di disperati meridionali che emigravano in America, per assistere economicamente gli armatori delle navi che li trasportavano e i settentrionali che andavano a “far la stagione” , per qualche mese in Svizzera. Non potevo immaginare che l’Italia unita facesse pagare più tasse a chi stentava e moriva di malaria nelle caverne dei Sassi di Matera, rispetto ai proprietari delle ville sul lago di Como.
Avevo già esperienza delle ferrovie peggiori al Sud rispetto al Nord, ma non che, alle soglie del 2000, col resto d’Italia percorso da treni ad alta velocità, il Mezzogiorno avesse quasi mille chilometri di ferrovia in meno che prima della Seconda guerra mondiale (7.958 contro 8.871), quasi sempre ancora a binario unico e con gran parte della rete non elettrificata.
Come potevo immaginare che stessimo così male, nell’inferno dei Borbone ahahahaha, che per obbligarci a entrare nel paradiso portatoci dai piemontesi ci vollero orribili rappresaglie, stragi, una dozzina di anni di combattimenti, leggi speciali, stati d’assedio, lager? E che, quando riuscirono a farci smettere di preferire la morte al loro paradiso, scegliemmo piuttosto di emigrare a milioni (e non era mai successo)? NEO BRIGANTI CAPUA