L'alcol nei giovani e l'incubo per i genitori della chiamata notturna
di: Antonio Colaci - del 2012-02-21
Ho letto l'articolo sulla ragazza in coma etilico. Cosa c'è di nuovo? Non è forse tutto ciò frutto dell'alto senso di "democrazia" cui si uniformano i nostri amministratori?
O sono le "marginali conseguenze" di un piano organico, scientificamente progettato ed attuato per la "valorizzazione del centro storico"?
Ma visto quanto scrivono i "commentatori" su questo sito sembra che a Castelvetrano qualcuno sia ancora in grado di allarmarsi o di indignarsi. Naturalmente i commenti alternano velate difese degli "incolpevoli" gestori ad altre velate accuse ad amministratori poco accorti. Ma è ancora tempo di veli? E' ancora il caso di tenere la testa sotto la sabbia? A chi tocca la prossima volta? A quale famiglia arriverà la telefonata notturna dei carabinieri, della polizia o del pronto soccorso?
Alla nostra famiglia un giorno di fine settimana è arrivata una di quelle telefonate. Così un giovane ventenne, educato come gli altri componenti della famiglia secondo principi sani, che vive di lavoro onesto e di senso civico, improvvisamente si trova a subire le conseguenze del contatto con ambiti "diversi". Appena superate le mura di casa il "male" è proprio lì, pronto ad approfittare della sua giovane età, della sua incosciente spavalderia. Non cè nemmeno bisogno di uniformarsi a modelli o stereotipi; il senso di onnipotenza è tale da indurre il giovane a considerare "normale" comportarsi da onesto lavoratore di giorno e da spavaldo conduttore di giochi pericolosi di notte.
Per sua e nostra fortuna è stato fermato in tempo. Lo spavento è stato grande e le conseguenze limitate; è tornato a considerare "normale" il lavoro, la fidanzata fissa e di buona famiglia, un atteggiamento più sobrio verso la vita, qualche rinuncia e tanta tranquillità in più per lui e per i suoi cari.
Ho cercato di capire; ho chiesto il parere di un professionista che pratica ogni giorno i fatti di cronaca che per una volta aveva avuto per protagonista nostro figlio: il commissario di polizia. Il senso del suo commento è stato che "siamo stati fortunati; la botta è stata tanto forte che potrebbe avere evitato un lento degrado verso l'abisso". A quale santo dovrei rivolgere le mie preghiere non lo so; so, invece, a chi rivolgere la mia contrarietà; già contrarietà, nè rabbia nè rancore, assumendomi io per primo le responsabilità di ciò che mi accade intorno.
La rivolgo alle scuole, dove il problema dell'induzione all'alcolismo dei giovani non è trattato in maniera sufficiente, dove il senso civico non trova alcuno spazio tra le discipline che dovrebbero agevolare la loro crescita; la rivolgo a quegli amministratori prodighi di "licenze", attenti a soddisfare le esigenze di pochi ed ignari delle conseguenze per i più, dei risvolti sociali di scelte fatte con leggerezza e noncuranza; rivolgo la mia contrarietà ai gestori dei locali pubblici, inadeguati nella conduzione e privi dei minimi requisiti di controllo e sicurezza; non formale, per avere ottenuto il "pezzo di carta", ma sostanziale nella deterrenza di ogni degenerazione dentro e fuori dalle mura "aurorizzate".
Rivolgo la mia contrarietà alle forze dell'ordine, che sanno solo denunciare la loro "impotenza" nei confronti degli assembramenti vocianti di centinaia di giovani, senza riuscire a coordinare adeguatamente le forze in campo che, se considerassimo l'esercito di vigili urbani, diventerebbero sufficienti; la rivolgo a loro, i protagonisti di questo teatro dell'assurdo, a questi giovani dalla doppia personalità, figli di buona famiglia di giorno, figli di nessuno di notte, schiamazzanti sotto le finestre di incolpevoli cittadini, costretti a subire il trascorrere di notti insonni ed, il mattino dopo, a pulire davanti all'ingresso delle proprie case i residui dei loro incivili comportamenti. Ma chi è il responsabile di tutto ciò. Sono anni che denuncio e scrivo; è un continuo scarica barili.
E' mai possibile che nessuno senta nel profondo della sua coscienza di avere una parte di responsabilità per quanto è successo a quella ragazza, a mio figlio, al giovane morto in motocicletta, al degrado morale che attanaglia la nostra città. E' possibile che tutto sia ritenuto lecito e che nemmeno chi ha l'obbligo istituzionale del controllo dell'ambito sociale in cui opera (amministratore, insegnante o poliziotto che sia) senta il dovere di intervenire preventivamente per evitare quella maledetta telefonata notturna che potrebbe arrivare anche a casa sua.
Coraggio signori; almeno un po' di amor proprio.