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Intervista all'attore Giampiero Ingrassia, figlio del famoso Ciccio che debuttò con Franco nel '54 al Capitol

di: Enza Adriana Russo - del 2012-03-07

Immagine articolo: Intervista all'attore Giampiero Ingrassia, figlio del famoso Ciccio che debuttò con Franco nel '54 al Capitol

Giampiero Ingrassia, attore dall’esperienza quasi trentennale, si è cimentato nella prosa, nella fiction, nella conduzione tv, ma soprattutto nel musical, che, in Italia, lo ha visto tra i suoi  primi e più longevi protagonisti.  Ma è anche il figlio di un grande attore rimasto nella mente e nel cuore di tutti i siciliani, Ciccio Ingrassia. Per lui arrivare a Castelvetrano, anche se non aveva mai messo piede in questa città, è stato un “ritorno affettivo”. Ed ancor di più venire per offrire ai castelvetranesi la sua Arte proprio come aveva fatto Ciccio che nel lontano ’54 debuttò  insieme a Franco al Cine-teatro Capitol ( chiuso ormai da anni), dando avvio ad una delle coppie più  inossidabili del cinema italiano con le sue esilaranti battute. Proprio qui nacque, infatti, il divertente e famoso sketch Core ‘ngrato. E  qui a Castelvetrano,in una parete all’ingresso del Liceo Scientifico pochi anni fa è stata apposta una tela ad olio che celebra quel debutto.

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  • Giampiero è un cinquantenne di bell’aspetto e che oggi assomiglia sempre di più a suo padre, anche nel garbo con cui parla e nello sguardo tra il sognante ed il malinconico che tutti noi ricordiamo in Ciccio. Ma a differenza di suo padre, comico che aveva fatto ridere non sorridendo mai, il figlio ha un costante e sornione sorriso sulle labbra, forse ereditato dalla madre pianista, e siciliana anche lei.  Anche se romano di nascita, lui è, e si sente quindi, siciliano a tutti gli effetti, dai tratti somatici al temperamento, e ci tiene a sottolinearlo.

    Lo intervisto nel suo camerino del Teatro Selinus dove ha portato in scena la commedia musicale Stanno suonando la nostra canzone di Neil Simon con le musiche del Premio Oscar Hamlish, che lo vede protagonista con Simona Samarelli  e con la regia di Gianluca Guidi. Ed incontrarlo è anche una bella occasione per poter fare insieme a lui un viaggio a ritroso nella carriera del padre.

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  • Giampiero, è  un vantaggio o un limite, nell’intraprendere la carriera di attore, essere un figlio d’Arte?
    Per me è stato di certo un vantaggio. Io ho vissuto questa cosa sempre in modo molto positivo. Perché innanzitutto è stupido prendere l’obiettivo di assomigliare al proprio padre, soprattutto se questo è un grande. Mai quindi mettersi in competizione con i genitori, anche perché il percorso artistico sarà comunque diverso. Io ho vissuto la cosa sempre in una maniera diciamo così,“emotiva”: per me fare l’attore è stato continuare  un percorso già iniziato da mio padre.

    La carriera di tuo padre è nata quasi per caso. Come mai questa passione per il teatro, lui che era nato in una famiglia povera?
    In mio padre la passione per il teatro era innata, sentiva che doveva fare questo lavoro. Lui era solito frequentare a Palermo il Bar degli Artisti, dove aveva avuto la possibilità di confrontarsi con altri artisti palermitani.

    La sua carriera sul finire è stata glorificata dalla vittoria di un Nastro d’Argento e di un David di Donatello per la sua partecipazione a film di registi importanti come Elio Petri, F.Vancini, F.Fellini, ma il grande pubblico lo ricorda soprattutto per i suoi film in cui faceva duo con Franco Franchi. Se tuo padre avesse avuto la possibilità di studiare tu pensi che certe opportunità di lavorare con grandi registi sarebbero arrivate prima?
    A dir la verità mio padre è molto ricordato per l’interpretazione dello Zio Matto in Amarcord, sono altri i lavori dimenticati. Però la coppia Franchi - Ingrassia  è una coppia che ha fatto la storia del cinema italiano e quindi, non potrebbe essere altrimenti. E  comunque mio padre ha firmato anche la regia di film come L’Esorciccio che oggi è diventato un cult, o come Paolo il Freddo, in cui aveva voluto proprio Franco come protagonista per il gusto di dirigerlo. A quei tempi non era necessario studiare. Il mestiere dell’attore si imparava facendolo. Lui entrò molto presto nelle compagnie di avanspettacolo. C’è una credenza sbagliata quando si dice che Franchi ed Ingrassia avevano cominciato insieme facendo gli artisti di strada. Quando debuttarono qui al Capitol di Castelvetrano come duo, loro facevano parte di una compagnia stabile che si esibiva nei teatri. Fu Franchi che iniziò da solo la sua carriera facendo la cosiddetta “posteggia”, cosa che quest’ultimo aveva sempre rimproverato in modo simpatico a mio padre, dicendogli :Tu non hai mai fatto la strada, non sai cosa significa…

    Ricordando il percorso di Franco e Ciccio hai qualche rammarico?                                                                                                                                                             Il mio più grande rammarico è quello che il duo Franchi-Ingrassia non abbia avuto dei validi registi che lo potessero valorizzare fin da subito. Loro fecero film a ripetizione e venivano mandati davanti la macchina da presa senza una sceneggiatura in mano. Tutto era affidato all’improvvisazione. Per questo il massimo poi lo diedero con registi che li avevano saputi dirigere con una degna sceneggiatura, come fecero i fratelli Taviani in Kaos. Furono forse loro stessi che non seppero dare un indirizzo alla loro Arte, selezionando i registi con cui lavorare. Insieme loro fecero un numero enorme di film, 150. Allora erano considerati film di categoria B. Ma se si riguardano oggi, più della metà possono essere considerati dei film bellissimi, perché loro all’epoca erano molto avanti nella loro folle e surreale comicità, ed il loro stile è stato poi ripreso da altri grandi attori come Mel Brooks o il gruppo inglese dei  Monty  Phyton. Loro sono stati dei veri precursori della comicità di oggi.

    Quale eredità  umana ed artistica ti ha lasciato tuo padre?
    A me piace che il nome Ingrassia continui a stare in cartellone, come se gli Ingrassia fossero una Ditta. Per me è stata una grande emozione per esempio venire qui a Castelvetrano a recitare per la prima volta, proprio qui dove il duo Franchi - Ingrassia aveva debuttato nel ’54. La prima cosa che ho fatto arrivando, è stata quella di andare a fotografare da fuori quel teatro. Dal punto di vista artistico mio padre mi ha tramandato la grande passione per il teatro e la costanza e l’impegno nel fare il mestiere dell’attore.

    Dopo Castelvetrano Stanno suonando la nostra canzone proseguirà la sua tournée che si concluderà ad aprile al Teatro Sistina di Roma con una lunga permanenza. Ma prima di allora riprenderai a Torino e poi successivamente nei mesi a venire in Sicilia, le date di Salvatore Giuliano il Musical, in cui interpreti il protagonista. Ed anche in questo modo ti trovi ad essere legato alla città di Castelvetrano (n.d.r. Giuliano fu ucciso nel cortile De Maria in via Mannone).
    Sì, Salvatore Giuliano è un musical a cui tengo molto, che abbiamo deciso di riprendere a dieci anni dal debutto di Taormina. E’ un musical grandioso, a metà tra l’opera lirica ed il musical britannico. Nella prima edizione del 2001 portava la regia di Armando Pugliese  ed aveva protagonista con me Tosca e attori siciliani bravissimi come Andrea Tidona, oltre un’orchestra dal vivo di 25 elementi. E’ un lavoro molto impegnativo che non è stato possibile riprendere sin da subito, perché non commerciale. Parla di Giuliano, di uno dei grandi misteri italiani, di un personaggio luci ed ombre, ma è stato molto difficile avere finanziamenti nonostante l’alta qualità di sceneggiatura e musica. La stessa Regione Sicilia non ci ha aiutato in questo. E’ uno spettacolo evocativo in cui  l’emozione la fa da padrona  e che riesce a coinvolgere attori e pubblico. Purtroppo per i costi elevati non siamo riusciti a riproporre l’orchestra di 25 elementi. Cantiamo dal vivo ma su musiche registrate ma arrangiate ed eseguite da un’orchestra sinfonica. Già l’anno scorso è andato in scena in alcune tappe siciliane e quest’anno lo porteremo a Catania, Ragusa e Messina.

    Tu oggi sei anche Direttore e Docente in una scuola a Roma che forma giovani artisti, la Fonderia delle Arti. Perché oggi è così importante per un attore lo studio, cosa che non era invece all’epoca in cui iniziò tuo padre questo mestiere?
    Perché oggi sono cambiate molte cose. Gli attori sono tutti molto preparati e lo studio quindi è necessario per stare al passo con gli altri. Prendi l’esempio del musical: quando ho iniziato io nessuno sapeva cantare, nessuno sapeva ballare; invece oggi è normale che un attore di musical sappia ballare e cantare prima di saper recitare.

    Cosa ne pensi di queste produzioni internazionali come la Stage e il Mas che hanno dato un nuovo volto al musical in Italia? Non pensi che possano a lungo danneggiare le piccole produzioni italiane che già stentano in questo periodo?
    - No, io vedo la cosa al contrario in modo molto positivo. La Stage ha portato tanto lavoro sia per i performers che per i tecnici ed ha pure ristrutturato due teatri come il Nazionale a Milano ed il Brancaccio a Roma e per giunta ha fatto delle cose molto belle come la Bella e la Bestia, Sister Act e Mamma mia!, tutti musical che ho visto.  Il Mas invece ha portato in Italia Priscilla, la regina del deserto, che è uno spettacolo pazzesco  con tre attori protagonisti  (n. d. r. Ranù,  Angiolillo, Leonardi) strepitosi.

    Quindi anche da spettatore tu ami andare a teatro…
    Io sono molto amico dei miei colleghi, quindi mi piace seguirli e vederli a teatro. Lo faccio anche per loro oltre che per lo spettacolo che portano in scena. E li stimo veramente tutti : tra questi sicuramente ci stanno Luca Zingaretti e Cesare Bocci, amici di sempre.

    *Nota a margine: La tela ad olio che celebra Franco Franchi ,Ciccio Ingrassia ed il loro debutto castelvetranese si trova nell’atrio del Liceo Scientifico Michele Cipolla. Ha dimensioni di 3 metri per 4 metri ed è stata dipinta da Calogero Risalvato, scenografo di Castelvetrano nell’ambito dell’edizione 2009 dell’Efebo Corto, Premio nazionale ed internazionale che ogni anno nella città belicina, porta in concorso i migliori cortometraggi cinematografici.

    Sulla tela si legge : Due picciotti che nel 1954 debuttarono a Castelvetrano, rappresentando la Sicilia senza disonorarla mai. Grazie.

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