Una poesia in ricordo di Rita Atria a 20 anni dalla sua scomparsa
di: Rosanna Sanfilippo - del 2012-07-26
Pubblichiamo una poesia scritta dalla nostra collaboratrice Rosanna Sanfilippo che, in occasione del ventennale della scomparsa di Rita Atria, ha voluto ricordarla con una poesia dal titolo "Per non dimenticare Rita Atria"
Una ragazza siciliana
come tante era Rita Atria
un po’ riservata
le piaceva ridere ballare
le piaceva vivere la vita
le piaceva
affacciarsi alla finestra
e guardare giù il mondo
che passa.
Amava la vita
a quell’età Rita
amava cantilenare le canzoni
amava l’amore.
Se un ragazzo
alzava gli occhi
verso la sua finestra
le batteva forte il cuore.
Ma Rita nel suo animo
nascondeva dei segreti
segreti di figlia
di sorella
i segreti di una famiglia
“d’onore”.
Per lei era normale
sentir parlare
di gente d’ammazzare
era gente senza volto
che di sicuro
aveva commesso qualche torto
e doveva esser punita
a costo della vita
perché l’onore
è da rispettare
senza rispetto in Sicilia
non si può campare.
A Rita piaceva ridere cantare
le piaceva vivere la vita
Ma un giorno
certi uomini d’onore
le uccisero il padre
don Vito
Rita riversò sul fratello
tutto il suo amore.
Gli anni volarono
e un giorno
dalla sua finestra
aperta sul mondo
i suoi occhi incrociarono
uno sguardo
era tenero e dolce
perdutamente si innamorarono.
A Rita piaceva ridere cantare
Le piaceva vivere la vita
Anche suo fratello
fu ammazzato
quel fratello forte
da lei tanto amato.
Rita volle giustizia
cominciò a parlare
liberando
Il suo animo da tutto
quel male
cercò conforto
nella madre
in colei che l’aveva
generata
che da donna d’onore
senza un briciolo di cuore
ripudiò
il frutto del suo amore
lasciando Rita sola
ad affrontare
questo suo travaglio interiore.
La privò anche dell’amore
questo suo coraggio
un amore codardo!
Trovò un padre
Nel giudice Borsellino
quel padre
che non le aveva dato
il destino.
Rita
sul suo diario
scrive
“La mafia non finirà mai ma
se ognuno di noi
cambierà
forse
ce la faremo”.
Lo scoppio della bomba
di via d’Amelio
il 19 luglio del 1992
dilania
il corpo del giudice
ed il suo fragile animo.
Suo ultimo
grido di dolore
un’ urlo disumano
mentre si butta giù dal balcone.