La "marachella" di Monti e i 4 miliardi dati al Monte dei Paschi
di: Gianfranco Becchina - del 2013-01-14
(ph. biografieonline.it)
La marachella di Monti La notizia non sorprende. Una conferma del fatto, ammesso che ce ne fosse stato bisogno, che nel gioco scorretto non si accenna a cambiare registro. Una nota di agenzia, infatti, informa che il governatore della Banca Europea, Mario Draghi, ha bacchettato il governo italiano per aver concesso un prestito di 3,9 miliardi di euro alla Banca Monte dei Paschi. La ragione della reprimenda risiede nel fatto che l’operazione, secondo le norme comunitarie, sarebbe dovuta passare per le autorità monetarie europee, le sole a poter decidere l’importante erogazione.
Ovviamente, ormai che il guaio è avvenuto Monti si becca la strigliata e il Monte Paschi si tiene i miliardi. Gioco vecchio! E così, si direbbe che il nostro presidente del Consiglio, fedele al disastroso programma salva banche, si sia distratto e abbia dimenticato di chiedere l’indispensabile permesso.
Non bisogna essere troppo severi, una dimenticanza è quanto di più umano possa accadere ad una persona più che impegnata a salvare il sistema dilapidatore dei risparmi della gente: una fatica identica a quella di Eracle, quando gli fu ordinato di ripulire le stalle di Augia dallo sterco dei buoi. Solo che quella fatica Eracle la portò a termine con successo, mentre questa somiglia di più a quella di Sisifo, condannato a portare sulla sommità della montagna un enorme masso che rotolando all’indietro in continuazione lo costringeva a ricominciare la salita. Infatti, nel nostro caso i buoi continuano a defecare e le stalle rimangono sempre zeppe.
Ma stanno veramente così le cose? Riesce difficile immaginare una simile dimenticanza. Tremilanovecento milioni di euro dei contribuenti italiani, non sono quisquilie - o pinzellacchere per dirla con Totò - tali da far prendere sottogamba i doverosi adempimenti legati all’operazione.
Qualcosa non convince. E se, invece, i due draghi della finanza - Monti e il Draghi anche di nome - si fossero accordati alla chetichella e l’uno avesse detto all’altro: tu fallo senza dire niente; io, poi, mi limiterò ad una tiratina di orecchie e tutto finirà lì. Soluzione, discreta sì, ma in verità molto poco lodevole se ti chiami Monti, sprizzi serietà ed aplomb da tutti i pori e dici di starci per salvare il mondo. A sentire Marco Travaglio, “con quella somma si poteva fare a meno dell’IMU sulla casa”.
Una conferma supplementare che stiamo assistendo impotenti, magari liberi di strillare quanto ci pare, alla salvezza delle banche, all’affossamento del Paese e all’impoverimento dei cittadini. A proposito di banche, non si capisce come mai nessuna autorità ha finora messo il naso nei bilanci degli istituti di credito compromessi con le folli operazioni speculative che hanno determinato l’incalcolabile disastro. Giusto per passare al pettine fine tutte le loro scritture contabili, perché si possa escludere che il paese stia mettendo le proprie risorse nel pozzo senza fondo di venditori di fumo. Non fosse che per proteggere i cittadini che delle avventure speculative stanno pagando il conto.
L’Intendenza di Finanza, per esempio, potrebbe occuparsene, o la magistratura, peraltro particolarmente attenta come sembra a quel che di poco chiaro avviene in Italia. Non è necessarioche, uno dopo l’altro, i magistrati si candidino nei vari schieramenti politici. Hanno tutti gli strumenti per fare molto meglio, codice alla mano, stando al loro posto. Magari sospendendo momentaneamente la conta degli orgasmi del Cavaliere, o di tutto ciò che produce fumo e solo fumo.
Ci sono priorità che non si possono mettere sotto il tappeto, e che non sono Ruby o D’Addario. A stretto rigore di logica, non appare di certo tanto legittimo trasferire d’imperio una somma così colossale di risorse, dai bisogni del Paese ad un istituto di credito privato (e sottolineo privato). Una somma che regge il confronto con quella dei grandi casi di corruzione politica dalla nascita della Repubblica ai giorni nostri. Scandalo petroli (regnante Moro) e Banca del Lavoro di Atlanta messi insieme.
Giusto per citarne qualcuno. Se tanto mi da tanto, nel caso Monti-Paschi stiamo parlando di danaro pubblico che viene prestato alla cieca, con garanzie inesistenti. La banca in questione, infatti, si trova in condizioni di bilancio tali che a qualsiasi altro imprenditore imporrebbero di portare, come si suol dire, i libri contabili in tribunale. Il giusto indirizzo dove poter accertare eventuali violazioni del codice nella conduzione aziendale. Assolutamente tutt’altra cosa che favorire un indebitamento insensato e contro la legge.
Per chi dà e per chi riceve. E chissà, una volta rimestata la faccenda, cos’altro si snocciolerebbe sul conto di qualche altra grande banca … e via di seguito. Vengono i brividi, al solo sospetto che sarebbero in pochi a salvarsi dal prevedibile Tsunami!. Abbiamo il diritto di apprendere con chiarezza a chi si stanno affidando i nostri soldi; la ragione vera e con quali concrete garanzie. Il popolo deve ricevere spiegazioni serie e comprensibili. Sfrondate di furbizie e secondi fini.
Per il momento si fanno apparire come sufficienti i pseudo controlli della Banca d’Italia. Tanto la gente non sa che il nome pomposo di questo istituto, anch’esso privato e appartenente alle stesse banche che controlla, non ha niente a che vedere con lo Stato italiano. Il controllore, insomma, che controlla se stesso. Ovviamente nell’interesse strettamente privato, giammai in quello dei cittadini utenti. Il tutto all’ombra di inqualificabili e numerose coperture istituzionali. Di tutta evidenza, per chi ancora nutrisse dei dubbi, l’interesse a scoperchiare il vaso di Pandora del malaffare finanziario equivale allo zero assoluto.
E intanto i vari candidati alle prossima competizione politica gareggiano a rifarsi il look. E le spigolature fanno capolino. Pare che Casini, essendosi già bruciate le mani, abbia detto che per Monti metterebbe la lingua sul fuoco. Cos’altro gli rimane da grigliare alla prossima toppata? Il candidato Monti abbandonata la sua austerità si concede qualche battuta: ha citato Brunetta e la sua “autorevolezza di professore … di una certa statura … accademica”. Gratta gratta, la natura di chi si sforza di parlare con misura viene sempre fuori! Il deplorevole sarcasmo, più che far ridere, ha sottolineato il livello scadente del suo argomentare. Oggi Brunetta, domani la dabbenaggine del volgo ignaro.
Qualcuno si è augurato che Matteo Renzi vestisse i panni di un Epaminonda della situazione. Il grande eroe tebano che a Mantinea riprese in extremis, anche se ne era stato esautorato, il comando dell’esercito affidato ad incapaci, capovolgendo, da grande stratega quale era, le sorti della battaglia che volgeva pericolosamente in favore degli Spartani.