La rubrica del giovane veterinario. Alla scoperta della Tartaruga
di: Giuseppe Spina - del 2014-03-20
In questo numero della nostra rubrica sugli animali domestici ci occuperemo delle “tartarughe”, animali a tutti noti per la loro proverbiale lentezza…
Esse appartengono alla classe dei “Reptilia”, sottoclasse “Anapsida” per l’assenza di una o due finestre temporali sul cranio e all’ordine dei “Cheloni”. Innanzitutto, è opportuno partire da una precisazione scientifica che riguarda la denominazione esatta di questi animali. Per Tartarughe infatti si intendono i Cheloni marini, mentre i Cheloni terrestri vengono definiti Testuggini.
La suddivisione di quest’ordine in famiglie molto diverse tra loro rende difficile una descrizione morfologica accurata. In generale si può però affermare che i cheloni hanno corpo tozzo, rinchiuso in una robusta corazza costituita da un numero variabile di piastre ossee della quale si distinguono due parti; la ventrale (inferiore) definita “piastrone” e la dorsale (superiore) denominata “scudo”. Queste due parti saldate lateralmente sono invece separate anteriormente e posteriormente a formare delle aperture da cui fuoriescono testa, arti e coda. Le loro mascelle non presentano denti ma sono ricoperte da un astuccio corneo o becco. La corazza è rivestita da scaglie cornee. Gli arti sono generalmente pentadattili nelle specie terrestri e simili a pale o pinne adatte al nuoto nelle specie acquatiche.
I cheloni sono “ovipari” ovvero animali che si riproducono deponendo le uova. Queste ultime deposte dalla femmina dopo l’accoppiamento, in buche scavate nel terreno e ricoperte di sabbia, sono voluminose e racchiuse da un guscio di aspetto talora papiraceo talora porcellanoso. La durata dell’incubazione dipende sia dalla specie sia dalla temperatura esterna.
Il sesso dei nascituri dipende anch’esso dalla temperatura ambientale ; a temperature più basse schiuderanno per lo più maschi, a temperature più alte femmine. I piccoli nascono perfettamente conformati ma con la corazza molle. Le uova delle tartarughe che vivono nelle nostre abitazioni o nei nostri giardini possono schiudersi spontaneamente se deposte da specie autoctone (caratteristiche delle nostre zone) ma necessitano dell’incubatrice se invece appartengono a specie che vivono in aree del mondo caratterizzate da climi più caldi.
I piccoli vanno tenuti in appositi terrari esposti al sole e dotati anche di zone d’ombra con vaschettine colme d’acqua con bordo molto basso per garantire loro di accedervi.
L’alimentazione delle testuggini deve essere caratterizzata da un basso contenuto proteico ed un alto quantitativo di fibra. Le loro caratteristiche fisiologiche infatti non permettono di tollerare altri regimi alimentari. L’ideale per questi animali sarebbe il pascolamento in ampi spazi verdi cosi da reperire, nelle diverse essenze vegetali assunte, tutti gli elementi e i principi nutritivi necessari al loro fabbisogno. In assenza di ciò bisogna integrare con degli appositi mangimi per Cheloni terrestri. Pur appartenendo allo stesso ordine infatti le caratteristiche fisiologiche e con esse le esigenze alimentari delle loro “cugine” acquatiche o palustri sono nettamente differenti. La maggior parte di esse sono infatti onnivore.
La loro dieta dovrà prevedere una buona percentuale di pesce, crostacei e molluschi, carne bianca, insetti ma anche ed in misura non inferiore ad un terzo verdura come cicoria, radicchio, lattuga etc. In quantità modestissime, per l’elevato contenuto di zuccheri e la scarsa presenza di calcio, è suggerita anche la somministrazione di frutta. In ogni caso è utile la somministrazione di un integratore atto a regolare la dieta.
Particolare attenzione va posta ad alcune patologie di questi pets che in ogni caso vanno sottoposti a diagnosi e terapia da parte di un medico veterinario a cui bisognerà affidarsi anche per dei controlli periodici. Una tra le più frequenti affezioni è la congiuntivite causata da errori nel management e caratterizzata da disturbi alle palpebre e cecità temporanea. Errori alimentari possono invece causare varie patologie come la gotta, l’ipovitaminosi A, la malattia ossea metabolica e la piramidalizzazione. Altre affezioni abbastanza frequenti in questi animali sono: la SCUD, setticemia causata da carenze igienico-sanitarie e poi riniti, polmoniti, micosi, ascessi auricolari, prolasso della cloaca, tumori, lesioni cutanee, ritenzione degli scuti e frattura del piastrone. Per tutte queste condizioni si sconsiglia l’impiego di “soluzioni fai da te” spesso letali per i nostri animali e si ribadisce la necessità dell’intervento di un medico veterinario. Chiunque abbia avuto in casa uno di questi animali avrà potuto beneficiare dell’affetto e della riconoscenza che essi dirigono nei confronti di chi li alleva a dispetto dell’etimologia del loro nome che deriva dal greco e significa spirito immondo o del simbolismo cristiano primitivo che li assimila a spiriti del male.
La tartaruga inoltre è protagonista del noto paradosso di Achille ed assieme alla lepre di una celebre favola di Esopo. In ambedue i casi è il simbolo della lentezza ed al suo andare lento ed aspetto goffo si devono anche i termini dialettali atti ad identificarla come il caratteristico “cufuruna” utilizzato in alcuni paesi del nostro hinterland.
Dott. Giuseppe Spina medico veterinario