Quando nel 1970 il calcio a Castelvetrano era anche al Femminile
di: Diana Kovaceff - (fonte: giornalegave.it) - del 2014-04-16
Tira, tira…passa…arbitro corn…! Ah che bone !.Quante voci nella mia mente. Era il 1970, ci si preparava alla festa del Liceo Classico “ G Pantaleo”, di Castelvetrano e si cercava una idea nuova per la tradizionale rivista di cui facevo parte. Questa mi venne guardano una delle tante partite di calcio in televisione.
A casa mia eravamo tutti tifosissime, mio padre del Brasile, dove eravamo vissuti per un po’ di anni, mia madre dell’Italia e io un po’ di tutte e due e anche della Bulgaria. Ogni tanto vedevo la mia foto da piccola in braccio a mio padre assieme a due giocatori del Santos Vavà e Didì e altri che, con il mitico Pelè, fecero la storia del Brasile. Pensai di realizzare un sogno formando una squadra di calcio al femminile. Apriti cielo!. Genitori contrari, fratelli, lotte in case e fuori le mura domestiche. Ventidue guerriere a caccia di un si da parte del padre, della madre e o di un fratello.
Promettemmo di giocare in tuta, ma non fu così. Entrate nel campo polveroso dell’allora “Paolo Marino”, ci presentavamo da veri e propri calciatori, gambe e cosce scoperte, calzettoni e scarpe con i tacchetti. Ah bone, ah bone..fu un coro unico proveniente dai moltissimi curiosi presenti sulle gradinate del campo sportivo. Noi ragazze che respiravamo l’aria del sessantotto volevamo a tutti i costi dimostrare che potevamo giocare al calcio, come forse più degli uomini perché venivamo dall’atletica, dalle competizioni provinciali e regionali, per cui avevamo scatto fiato ma sicuramente non la tecnica calcistica. Alla fine della partita eravamo tutte felici e contente, tranne l’arbitro che ci giurò che non sarebbe più ritornato ad arbitrare.
Quel giorno contammo e ricontammo i soldi dell’incasso della vendita dei biglietti, perché tutto quello che indossavamo l’avevamo comprato dal negozio del Signor Amari a “ crirenza” e dovevamo saldare il debito l’indomani. Per fortuna 350 lire a biglietto furono sufficienti per toglierci il pensiero.
Che fatica formare due squadre decenti! Il nostro allenatore fu il futuro medico Tonino Fiore, che con impegno, determinazione e pazienza ci spiegava e rispiegava le regole del gioco, allargando spesso le braccia e ripetendo spesso "che era tempo perso, che non capivamo che non dovevamo fare le protagoniste impossessandoci della palla come fosse proprietà privata “.
Fu una bella avventura dapprima da autogestite e poi da tesserata. Qualcuno credette comunque in noi l’avvocato Lillo Infranca, futuro marito di Mariella Oddo e il preside Totò Ferri e si formarono le prime due squadre “Oreadi” e “ Plaudi”, la prima del Liceo Classico e la seconda del Magistrale, per partecipare ad un torneo federale. Poi facemmo la fusione e ci chiamammo Folgore.Un intero campionato in serie “B”, ci portò ogni domenica in giro per tutta la Sicilia. Giocammo in stadi di terra battuta,in stadi erbosi, sempre gremiti di giovanotti interessati di più al “vedere” che alla tecnica.
Acquistammo elementi di altre squadre, come una certa giocatrice del Mazara tanto brava che chiamammo “Boninsegna”, come il famoso centravanti dell’Inter di quei tempi. Io giocavo all’ala destra perché veloce e coraggiosa, le altre punte erano Emilia e Franca Clemente acquistate dalla società “ Perle nere” di Palermo che militavano in serie A. Il nostro massaggiatore fu il nota Mario Fichera.
Si giocava a Palermo, a Trapani, Bagheria, Tommaso Natale a Palermo e a Mazara. Il presidente della Federazione Siciliana era allora l’avvocato Patorno. Il campionato racconta Mariella Oddo, terzino sinistro moglie dell’avvocato Lillo Infranca "era costoso e bene che ci andava quando partivamo con un piccolo autobus con una bottiglia d’acqua e un panino”. Io avevo avuto delle richieste di giocare nella massima serie ma ho preferito continuare con l’Università. Che avventura ragazzi! Giovani, belle, libere come il vento, felici appassionate e determinate, studentesse, padrone del mondo. Noi del 68 ,minigonnate, patentate, palestrate, con pantaloni a zampa di elefante, capelli al vento, le fasce in testa come Cocis. Perché se volevamo volare prima dovevamo tenere i glutei ben poggiati sulle sedie dei banchi, avere un buon profitto e poi via a calciare un pallone che a volte entrava in porta , a volte no e capitava anche nella porta sbagliata.
L’arbitro il Signor Parrino, castelvetranese, che per primo arbitrò i nostri incontri comunque tornò…perché noi capimmo che non sempre l’arbitro è cornuto!
Nella foto da sinistra: Angela Accardo, Mariella Accardo, Diana Kovaceff, Emilia Clemente, Giovanna Triolo, Angela Di Franza, Rosa Tortorici, Franca Clemente. In basso da sx Mariella Oddo, Tresa Suriano, Adele Rapisardi