La resurrezione nell'antica tradizione castelvetranese tra usanze perse e ricordi
di: Giovanni Modica, ex orologiaio - del 2014-04-18
(ph. Foto Ino Mangiaracina)
La Resurrezione di Gesù è l’evento centrale della narrazione dei Vangeli e degli altri testi del Nuovo Testamento. Per i fedeli la Pasqua sicuramente è una delle feste religiose più importanti.
A Castelvetrano 60 anni fa, cosa che i giovani non sanno, terminata la baldoria del Carnevale, la Chiesa celebrava la cerimonia delle “ceneri”, che venivano ricavate dalle legne bruciate davanti alla Chiesa la vigilia di Pasqua. I parroci prendevano le ceneri polverizzate e le mettevano sul capo dei fedeli che assistevano alla funzione dicendo: “ memento homo, quia pulvis es et in pulvirem reverteris” ( ricordati, uomo, che polvere sei e in polvere ritornerai). Da questo momento iniziava il rito della Quaresima.
Si trattava dell’amore dei fedeli ad assistere a 40 giorni di prediche, che nelle Chiesa Madre vi si svolgevano dalle 16 alle 19.I fedeli si andavano ad affittare le sedie dal sagrestano per due soldi già alle 15, che usavano attaccare con cordicelle portate da casa, per evitare che altre persone potessero spostarle e usare. Le sedie venivano sistemate vicino al pulpito, per ascoltare meglio le prediche dell’Arciprete Melchiorre Geraci, che con il suo parlare filosofico, ma semplice nello stesso tempo, riusciva a interessare tutti. Terminato il sermone si ascoltava il canto della litania, accompagnato dalle mani esperte di chi suonava l’organo delle Chiesa poi la benedizione con il Santissimo Sarmento nella pisside.
Il sabato, vigilia di Pasqua, dopo la benedizione del cero, dell’acqua e del fuoco, a mezzo giorno l’Arciprete, con altri sei preti, intonava il cantico del “Gloria in excelsis Deo” ( Gloria a Dio nel più alto dei celi) e veniva giù, per l’occasione, il grande telone che copriva tutto l’abside. Sull’altare maggiore si trovava la statua del Cristo Risorto con la mano destra nell’atto di benedire e con la sinistra teneva una grande bandiera rossa. Contemporaneamente suonavano tutte le campane delle 16 Chiese aperte al pubblico e i fedeli che si trovavano in Chiesa o nelle proprie case s’inginocchiavano e baciavano con le labbra il terreno e dicevano:” Signore grazie di avermi dato un altro anno di vita, grazie o mio Dio”.
Le persone che a quell’ora si trovano in strada baciavano le proprie dita dirigendole verso terra. Gli uomini si toglievano il cappello o il berretto per tutta la durata dello scampanio a festa. In quel momento uomini e donne che s’incontravano si abbracciavano e si baciavano.
Ora questa tradizione non c’è più perché la Resurrezione viene celebrata alla mezza notte e le campane suonano pochi minuti per non disturbare la gente.
In molte famiglie si usava mettere nel braciere acceso l ’incenso o lo storace per purificare la casa e profumarla perché l’indomani era già Pasqua di Resurrezione. Nei giorni prima della Pasqua c’era la benedizione delle case sia in città che nelle campagne. Un prete, di ogni parrocchia, vestito con la cotta e la stola bianca andava di casa in casa a benedire le abitazioni, facendosi accompagnare da un ragazzo che reggeva con la mano destra un recipiente di creta “ lu bummulu”, pieno d’acqua benedetta, e con la sinistra un paniere dove si mettevano le uova. Il giovane andava gridando , come fosse un banditore “ passa l’acqua nova, cu un’havi sordi ci metti l’ova”. Era un regalo che le famiglie facevano al prete e al ragazzo, dando delle monete da mettere dentro il recipiente o le uova nel paniere, per il disturbo di girare tutto il giorno per le case. Ora, data la scarsità di preti, e forse anche di volontà, questa tradizione non esiste più.
Il prete benediceva le case con l’aspersorio d’argento che era un bastoncino con una sfera traforata e munita di setole ed era veramente un momento tanto attesa dalle famiglie castelvetranesi