Giovani senza lavoro? "Apprendere i mestieri di sarto, orologiaio che stanno scomparendo può aiutarli"

Riceviamo e pubblichiamo una lettera aperta del lettore Vittorio Firreri che ha inviato alla Redazione una interessante riflessione sulla crisi economica odierna, sulla disoccupazione dei giovani che, come tragicamente è accaduto di recente a Castelvetrano, può portare a tragici gesti.

Oggi come oggi l'obiettivo comune è quello di tentare di risparmiare in tutto quello che non è strettamente necessario. In un momento estramente delicato per il nostro paese in cui il lavoro fisso è ormai una utopia occorre rimboccarsi le maniche. Un modo utile per i giovani sarebbe quello di riscoprire antichi mestieri (oggi alcuni sono in via di estinzione) che, se bene praticati, sono ancora in grado di assicurare un buon ritorno economico.

Spesso succede, invece, che anziani calzolai, sarti, orologiai non riescono a trovare giovani pronti ad ereditare la loro passione e il loro know how a causa della mancanza di una vera possibilità di formazione e, per essere sinceri, anche per la non predisposizione di alcuni giovani a cimentarsi in tali lavori.

Pochi  sono i giovani che, terminati gli studi, decidono di affiancarsi ai più adulti imparando pian piano i trucchi del mestiere coltivando invece sempre l'idea di intraprendere una lunga carriera universitaria.  

Sarebbe bello se l'amministrazione comunale di Castelvetrano si facesse promotrice di un iniziativa che ripromuova i vecchi mestieri perduti. Stanno sparendo i calzolai, i muratori esperti di muretti a secco, gli scalpellini, le sarte, le ricamatrici.  

Perche' non organizzare dei corsi con pagamento simbolico e far si che i vecchi esperti di questi settori abbiano la possibilita' di continuare la loro opera con i giovani tramandandogli la loro arte?  Si creerebbero nuovi sbocchi di lavoro e conserveremmo le nostre tradizioni locali.  

Tanti anziani e anziane signore in pensione avrebbero voglia di passare i loro pomeriggi con i giovani rivivendo la loro vita lavorativa e avendo l'onore e l'entusiasmo di lasciare dietro il proprio lavoro un loro segno.  

Sarebbe una scelta  molto intelligente prodigarsi per far sì che non vengano dimenticati i "vecchi mestieri manuali" che fortificavano la mente e lo spirito...e non mi riferisco solo al lavoro ( che se dà la possibilità di guadagnare ben venga), ma anche al fatto che così le nostre tradizioni non andranno dimenticate.  

Aveva ragione Primo Levi: "Amare il proprio lavoro costituisce la migliore aprossimazione alla felicità sulla terra. Questo è purtroppo un privilegio per pochi e una verità che non tutti conoscono".