Contraffazione? Un furto per le imprese, un danno per lo Stato e un crimine per la società
di: Dott.Francesco Marino - del 2015-06-21
Vi siete mai interrogati sui gravi effetti distorsivi generati dalla contraffazione, in particolare i danni che essa rende alle imprese, all’Erario ma soprattutto ai consumatori?
A quest’ultimo proposito e a mero titolo di esempio, si provi a ragionare sulle conseguenze che possono derivare dall’utilizzo di pastiglie per freni o sistemi di sterzo contraffatti, a vaccini falsi distribuite a popolazioni del terzo mondo o a giocattoli non testati, con minuscoli parti facilmente staccabili, portati in bocca da bambini. Iniziamo col conoscere il fenomeno, fornendo una breve e generale panoramica del medesimo.
Per contraffazione s’intende la riproduzione o l’utilizzazione totale o parziale di un marchio, di un disegno, di un modello, di un brevetto o di un diritto d’autore, senza l’approvazione del rispettivo titolare. Lo scopo del contraffattore è quello di creare confusione tra prodotto autentico e prodotto imitato per appropriarsi del beneficio della notorietà altrui o del frutto degli investimenti dell’effettivo titolare di un diritto di proprietà intellettuale (marchio, disegno, modello, brevetto, diritto d’autore).
Si tratta, in sintesi, di una pratica criminale che presenta origini lontanissime. L’imitazione di oggetti nelle epoche passate, dall’antico Egitto alla Roma imperiale fino a giungere alla rivoluzione industriale, consisteva propriamente nell’eguale riproduzione dei lavori posti in essere da altri artisti ed era un’attività perfettamente accettata, attraverso la quale si valutava il talento artistico dell’imitatore.
Col tempo, la contraffazione venne assumendo connotazioni differenti, anche se sino alla prima metà del xx secolo, pur essendo in espansione, mantenne una dimensione limitata alla bottega artigianale. A causa dello straordinario sviluppo industriale dei Paesi più economicamente avanzati, intorno agli anni 80 dello scorso secolo, e in tempi più recenti di quello delle nazioni emergenti, questa illecita attività imitatoria si è trasformata in un fenomeno di portata industriale, oltre che mondiale.
La globalizzazione, unita all’enorme sviluppo che l’economia mondiale ha conosciuto negli ultimi decenni, è tuttavia indicata dagli esperti del settore, una delle principali cause della crescita qualitativa e quantitativa che ha interessato il fenomeno della contraffazione. L’aumento progressivo del commercio di beni falsificati nel mondo, avvenuto in questi ultimi anni, affonda, infatti, le sue radici proprio nei processi di globalizzazione dei mercati che ne hanno amplificato e ingigantito le proporzioni. Basterebbe girare un qualsiasi angolo di Canal Street a New York, Via Sannio a Roma, Forcella a Napoli, Saint Ouen a Parigi per essere avvicinati da qualcuno che tenta di vendere una borsa di “Gucci” o di “Chanel”, un bracciale di “Tiffany” o “Bulgari”, un orologio “Rolex”, naturalmente falsi.
Copie spesso perfette di prodotti di marca vengono vendute in tutto il mondo ad un prezzo ridicolmente inferiore all’originale, aprendo così le porte ad un nuovo mercato, quello della contraffazione del lusso che si sta espandendo sempre di più in tutto il mondo. Sulla scena di un mercato moderno e globalizzato si affacciano operatori di ogni genere e nazionalità in grado di offrire ai consumatori di paesi, anche molto lontani dai luoghi di produzione, merce la cui tracciabilità è assai problematica.
L’aumento dell’offerta globale ha cosi prodotto, per conseguenza, una situazione di concorrenza quasi spietata. Operatori di pochi scrupoli hanno potuto, con relativa facilità, introdurre nei mercati nazionali beni di dubbia qualità, contrassegnati da segni distintivi identici o simili a marchi in precedenza registrati. D’altro canto, il significato proprio del termine “contraffare” è riconducibile all’attività di chi riproduce qualcosa in modo tale che possa essere scambiata per l’originale. L’industria del falso non può essere più considerata un fenomeno marginale dell’economia mondiale.
La contraffazione è una tipica manifestazione d’illegalità economico-finanziaria strettamente connessa con l’evasione fiscale e contributiva, con lo sfruttamento del lavoro nero spesso anche minorile e irregolare, con il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e con il riciclaggio e il reimpiego dei proventi illeciti.
Pare che negli ultimi anni la gamma dei beni contraffatti si sia estesa al punto che ormai non esiste bene che non possa non essere imitato e venduto: si copia tutto; dagli accessori di abbigliamento, ai gioielli, alle calzature, agli oggetti di design, ai giocattoli, ai cosmetici, pezzi di ricambio per aerei e perfino i medicinali. Sostengono gli esperti che quello del falso deve essere considerato un settore parallelo, un vero e proprio “competitor” col quale le aziende legali sono costrette a confrontarsi e rispetto al quale sono forzati a tutelare la propria fetta di mercato.
Si può affermare che chi produce beni imitati, non segue le medesime regole dei produttori regolamentari ma è concorrente sleale: i falsificatori, infatti, non pagano le tasse, si avvalgono del lavoro nero, non rispettano le norme sulla sicurezza dei prodotti, violano la proprietà intellettuale e alimentano una lunga catena d’illegalità. Da questa catena trae profitto, in particolar modo, la criminalità organizzata e perfino organizzazioni terroristiche.
Costoro sfrutterebbero i canali commerciali già aperti con altri traffici per dedicarsi a questo che è ugualmente lucrativo e meno rischioso.
L’esistenza di un mercato cosi fiorente pare sia resa possibile dalla presenza di una domanda consistente da parte dei consumatori che sono del tutto indifferente al fatto di compiere un atto illecito, mentre tra di loro prevale la convinzione di fare un affare, giacché gli originali sono spesso troppo costosi e sovente venduti a prezzi considerati ben oltre il loro valore. Si direbbe che la contraffazione sul piano fenomenologico costituisce una realtà dinamica, eterogenea ed è in sensibile incremento sia a livello nazionale che internazionale.
La ricostruzione delle caratteristiche quantitative e qualitative della contraffazione non si presenta agevole, non solo per la cosiddetta “cifra oscura” che vizia le statistiche economiche e giudiziarie sui fenomeni criminali, ma anche per il rapido e continuo incremento del fenomeno che richiederebbe un aggiornamento in tempo reale. Nella ricostruzione delle caratteristiche quantitative e qualitative della contraffazione è possibile contare, oltre che sui dati ufficiali e sufficientemente sicuri derivati dal numero dei sequestri di merce contraffatta, dagli arresti e dai procedimenti penali, anche su stime di importanti Enti internazionali che pur basandosi su proiezioni parziali e non sempre realmente verificabili, purtuttavia contribuiscono alla composizione del quadro empirico criminologo della contraffazione.
Stime della Banca Mondiale (World Development Report) ritengono che il volume d’affari della contraffazione si aggiri intorno ai 350 miliardi di euro, pari al prodotto interno lordo di circa 150 paesi meno ricchi. Sono valori che lasciano abbondantemente immaginare l’enormità e la gravità del fenomeno. Oggi, la contraffazione può essere a ragione considerata nel mondo come un vero e proprio “sistema industriale” e “commerciale” con i suoi centri di produzione e trasformazione, con i suoi canali di vendita, le reti distributive e i suoi consumatori casuali e abituali .
Breve nota sull'autore dell'articolo Dott.Francesco Marino
Francesco Marino, laureato in Scienze Politiche e delle Relazioni Internazionale è originario di Salemi ma vive nel Friuli Venezia Giulia. Giovanissimo, ha lasciato il paese per arruolarsi nel Corpo della Guardia di Finanza dove ha prestato servizio anche in importanti città come Roma, Genova, Palermo e L’Aquila. Promosso Ispettore, per alcuni decenni, ha diretto operatori delle Fiamme Gialle impegnati in indagini finanziarie, truffe comunitarie e complesse verifiche fiscali. Ha conseguito rilevanti risultati operativi nel campo della contraffazione, in Sicilia, nel Lazio e nel Friuli Venezia Giulia. Ha partecipato a corsi in materia di frodi comunitari nel settore agricolo doganale, Legislazione antiriciclaggio parte speciale e in materia di Privacy, promossi dalla scuola di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Roma. Ha frequentato il master in "Criminologia Investigativa, Scienze Forensi, Analisi della Scena del Crimine ed Investigazioni Private” attivato dall’università Nicolò Cusano di Roma in partnership con l'Accademia Internazionale di Scienze Forensi, presieduta dalla dott.ssa Roberta Bruzzone. Recentemente ha lasciato il Corpo.
E’ presidente dell’Associazione Nazionale Finanzieri d’Italia, sez. di Latisana e conduce, attualmente, la campagna informativa contro la contraffazione e l’abusivismo commerciale patrocinata dal Prefetto di Udine in conformità alla direttiva n. 13301/110 dell’8 agosto 2014 emanata dal Ministero dell’Interno.