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Il rock dal 1950 al 1954 tra Ike Turner e Elvis Presley tra fan in delirio e musica indimenticabile

del 2015-10-19

Immagine articolo: Il rock dal 1950 al 1954 tra Ike Turner e Elvis Presley tra fan in delirio e musica indimenticabile

(ph. acharts.co)

Il 1950 fu l’anno in cui cominciò a svilupparsi un nuovo genere musicale che, ben presto, si diffuse un po’ per tutto il pianeta influenzando il modo di fare musica di tanti artisti, il rock. Nacque dalla fusione della musica country, cioè la musica popolare dei negri d’America il cui maggiore rappresentante fu Antoine Domino di New Orleans, con il rhythm’n’blues. Una definizione, però, più moderna di rock può essere quella dell’incontro fra la musica d’avanguardia e quella pop.  

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  • Domino era un pianista-cantante che, a causa dei suoi cento chili e passa di peso, si meritò il soprannome di Fats, 'ciccione', per il quale incise il suo primo disco “The fat man”, l’uomo ciccione per l’appunto. Fats Domino fu, quindi, il precursore della musica rock, sicura leggenda del rock‘n’roll. Un altro grande interprete di questo genere musicale fu Muddy Waters che col suo “Rolling Stones” diede il via all’epopea musicale del rock. Ancora un grande rappresentante del rhythm’n’blues fu l’eclettico Iseah Lustre Turner o, più semplicemente, Ike Turner.

    Col suo gruppo dei King of Rhythm incise in quell’anno “Rocket 88”, brano che ha fatto d’apripista al rock’n’roll e col quale ebbe un grande successo. Ike nel 1957 conobbe a St. Louis, Ann Mae Bullock la quale, dopo un inizio col nome d’arte Little Ann, divenne famosa come Tina Turner. Si dovette, però, attendere per ben quattro anni prima che il rock’n’roll diventasse il genere più in voga, con precisione il 12 giugno del 1954.

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  • Quell’anno Sonny Dae and the Knights, un gruppo di musicisti che facevano rhythm’n’blues, incisero “Rock around the clock” il disco più venduto nella storia del rock. Pochi mesi dopo Bill Haley & His Comets ripresero quel brano e con un arrangiamento completamente diverso dall’originale lo fecero diventare la canzone che simboleggiò, con il suo incedere rock, tutta una generazione di giovani ribelli che l’adottarono anche come inno.

    In Italia fu il nostro Adriano Celentano, molto attento al fenomeno del rock’n’roll, che pensò di farne una versione italiana e lo trasformò in “L’orologio matto”. Egli creò una tecnica di ballo molto originale e personale per la quale gli fu affibbiato il nomignolo di molleggiato. “Rock around the clock” fu inserita anche nella colonna sonora del film “Blackboard Jungle”, “Il seme della violenza”, con Glenn Ford al quale partecipò lo stesso Haley insieme ad altri film di successo. Da quell’anno e fino a tutto il 1960 Bill Haley sfornò un successo dopo l’altro e fu fermato solo dall’avvento della musica beat.

    Credo che io, essendo nato appena due mesi dopo quel fatidico 12 giugno, abbia subìto tutte le influenze di quella musica così liberatoria. Essa mi ha forgiato con quel personale carattere ribelle che mi ritrovo ancora oggi, malgrado i miei sessantuno anni d’età. Da incallito nostalgico riesco a sfogare tutta la mia irruenza solo se ascolto o suono musica rock. Nel frattempo il 45 giri aveva soppiantato il 78 giri.

    I discografici americani avevano capito che la musica dei neri poteva avere un mercato anche fra i bianchi e che i pregiudizi sociali e le barriere razziali nulla potevano contro le forze del capitalismo. Fu da questa considerazione che cominciarono a lanciare sul mercato artisti di pelle bianca che interpretavano la musica dei neri. L’artista che ben presto assunse il ruolo di simbolo di quel genere musicale fu Elvis Aaron Presley.

    Egli cominciò a sfornare, uno dopo l’altro, i suoi primi dischi di rock’n’roll come “That’s all right (Mama)” e “Blue Moon of Kentucky”. Quelli con i quali ottenne, però, maggior successo furono: “Stuck on you/Fame and Fortune”, “Are you lonesome tonight” e “Surrender”. Elvis, soprannominato The Pelvis, in quanto quando cantava muoveva il bacino facendolo roteare, in più di vent’anni di carriera c’ha lasciato una discografia nutritissima di rock’n’roll, ma anche di dolcissime e intramontabili melodie, più una trentina di films con lui protagonista e con le sue musiche originali. Il modo di cantare di Elvis, il suo ancheggiare, il suo faccione da ragazzo per bene, la sua voce da bianco che cantava con la voce d’un nero ma, in special modo, la sua musica ne hanno fatto un mito, imitato in tutte le parti del mondo.

    Da sottolineare, comunque, che l’unico imitatore accreditato era Jimmy Ellis che interveniva con la sua voce, del tutto simile a quella di Elvis, quando c’era da simulare i duetti nei dischi. Nel 1960 Elvis registrò il brano “It’s now or never”, versione inglese dell’inno della canzone partenopea “O sole mio”, più di recente inciso anche dal compianto Pino Daniele nella versione originale inglese. Nel 1967 Elvis sposò Priscilla Beaulieu che nell’anno successivo le regalò Lisa Marie.

    Nell’anno 1977 Elvis, grande consumatore di droga, morì prematuramente a causa di un’overdose. Per tutti è stato e continua a essere l’assoluto e indiscusso re del rock’n’roll. Il più grande rappresentante, invece, d’un altro genere musicale, il folk-rock fu, senza alcuna ombra di dubbio, Woody Guthrie. Le sue erano delle ballate di protesta. Egli s’occupava dei problemi della gente e definì la sua chitarra una macchina che ammazza i fascisti. Fra le tante opere da lui scritte e musicate una che riguarda direttamente noi italiani fu quella dedicata a Sacco e Vanzetti sulla cui storia, alcuni anni orsono, la R.A.I. ha trasmesso una finction televisiva. Dopo avere contratto una grave malattia che lo ha costretto a ben tredici anni d’inattività, si è spento lasciandoci solo il ricordo delle sue tante ballate.

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