Mobbing? Ecco quando si verifica e come reagire sul posto di lavoro
di: Dott.Francesco Marino - del 2016-01-04
Sapevate quali sono i parametri del mobbing per la Cassazione? Con questi criteri di giudizio forse nemmeno il rag. Fantozzi sarebbe stato risarcito!
Sette sono i parametri con cui la vittima deve provare di essere stata danneggiata sul lavoro: ambiente, durata, frequenza, tipo di azioni ostili, dislivello tra antagonisti, andamento per fasi successive, intento persecutorio.
Perché si configuri il mobbing devono ricorrere tutti e sette, non uno di meno. Con la parola Mobbing si interpreta una forma di terrore psicologico sul posto di lavoro, esercitata attraverso comportamenti aggressivi e vessatori ripetuti, da parte di colleghi o superiori.
La vittima di queste vere e proprie persecuzioni si vede emarginata, calunniata, criticata: gli vengono affidati compiti dequalificanti, o viene spostata da un ufficio all’altro, o viene sistematicamente messa in ridicolo di fronte a colleghi o superiori. Nei casi più gravi si arriva anche al sabotaggio del lavoro e ad azioni illegali. Lo scopo di tali comportamenti può essere vario, ma sempre distruttivo: eliminare una persona divenuta in qualche modo “scomoda”, inducendola alle dimissioni volontarie o provocandone un motivato licenziamento.
La Corte suprema di Cassazione ha stabilito che le vessazioni devono quindi avvenire sul luogo di lavoro. I contrasti, le umiliazioni o quant’altro devono durare per un congruo periodo di tempo ed essere non sporadiche ma reiterate e molteplici.
Deve trattarsi di più azioni ostili, almeno due di queste: attacchi alla possibilità di comunicare, isolamento metodico, cambiamenti dei compiti lavorativi, attacchi alla reputazione, prepotenze o minacce. Occorre il dislivello tra gli antagonisti, con l’inferiorità manifesta del mobbizzato.
La vicenda deve procedere per fasi successive come: conflitto mirato, inizio del mobbing, sintomi psicosomatici, errori e abusi, aggravamento della salute, esclusione dal mondo del lavoro. Oltre a tutto quanto ricordato, bisogna che vi sia l’intento opprimente, ovvero un disegno premeditato per tormentare il dipendente.
Il Mobbing ha effetti devastanti sulla persona colpita: essa viene danneggiata psicologicamente e fisicamente, menomata della sua capacità lavorativa e della fiducia in se stessa. Risente spesso di sintomi psicosomatici, stati depressivi o ansiosi, tensione continua e incontrollata. L’esito ultimo - e non raro - è il suicidio: in Svezia un’indagine statistica ha rivelato che tra il 10 ed il 20% dei suicidi in un anno, hanno avuto come causa scatenante forme depressive dovute a Mobbing.
Le ricerche hanno dimostrato che il Mobbing può portare ad un danno psichico o psicofisico permanente, tale da consentire una regolare richiesta di risarcimento per invalidità professionale
Per le vittime del Mobbing significa prima di tutto problemi di salute, legati alla somatizzazione della tensione nervosa. Il nervosismo causa spesso palpitazioni, tremori, difficoltà respiratorie, problemi di espressione, gastriti e disturbi digestivi. Un’altra sfera dell’esistenza che risente dello stress è il sonno: incubi, sonno interrotto, insonnia.
Spesso poi il mobbizzato manifesta disturbi alle funzioni intellettuali: annebbiamento della vista, difficoltà di memoria e di concentrazione e molto frequenti sono i sintomi da pressione psicologica più evidenti, come capogiri e svenimenti. In sostanza, come qualunque elemento psicolesivo, ove la fenomenologia che lo costituisce si sia effettivamente verificata, può determinare nella vittima uno stato di malattia psichica e quindi un danno biologico di natura psichica suscettibile anche di adeguato risarcimento .
Il Mobbing causa alla vittima anche danni economici, spesso di entità significativa: pensiamo alle costose visite mediche specialistiche ed alle sedute psicoanalitiche, oltre alla scomparsa della regolare entrata mensile dello stipendio nei casi in cui il Mobbing sfocia nella perdita del posto di lavoro. Il Mobbing causa anche danni di tipo sociale, cioè il crollo dell’immagine sociale, l’allontanamento dei colleghi, di collaboratori o di amici che non sopportano più quell’umore depressivo o, addirittura, del partner che si stacca dal compagno/a mobbizzato/a .
Appaiono esagerati i requisiti per formulare l’esistenza del mobbing, tenuto conto che l’onere della prova sta in capo al lavoratore. Ci si domanda se anche il mitico ragionier Fantozzi, archetipo di tutti i mobbizzati d’Italia, avrebbe faticato a farsi risarcire dal professor Guidobaldo Maria Riccardelli che lo obbligava a guardare le 18 bobine della Corazzata Potëmkin in ginocchio sui ceci mentre in tv c’era la partita della Nazionale!