• A3 dottor Gianni catalanotto
  • A3 Conad
  • A3bis Farmacia Rotolo
  • Farmacia Rotolo Castelvetrano
  • Pavia Car r2 omaggio fino al 31 dicembre

Quando a Selinunte non c'erano i lidi ma "li cammareddi" per i bagnanti

di: Vito Marino - del 2016-04-20

Immagine articolo: Quando a Selinunte non c'erano i lidi ma "li cammareddi" per i bagnanti

Era da tempo che cercavo questa foto, perché avevo sentito parlare del  primo stabilimento balneare di Marinella di Selinunte nato nel 1890 a cura di un certo Lorenzo Bascone. Allora la zona “Calannino” ancora non esisteva e il centro della piccola località era “lu scaru”. Pertanto qui sono state piazzate “Li cammareddi”.

  • Fratelli Clemente Febbraio 2023 a7
  • Da quello che ho sentito raccontare, questi stanzini  servivano oltre che per spogliarsi dagli indumenti e indossare il costume, permetteva di scendere direttamente in acqua da una botola. Mi sembra un poco assurdo, in ogni caso essendo il tutto costruito in acqua, si scendeva direttamente da una scaletta comune per fare il bagno.  

    Questa foto mi fa tornare alla mente tanti ricordi velati dal tempo e nello stesso tempo aggiungere delle mie considerazioni sugli anni della mia giovinezza.. Una volta a Castelvetrano c'erano delle persone, che nella loro vita non videro mai il mare e neppure “li pezzi di Selinunti” (così venivano appellati i templi): infatti, allora si nasceva, si viveva e si moriva nello stesso paese, dentro un cortile, possibilmente nella stessa casa paterna, e non  si sapeva cosa c'era a pochi chilometri di distanza.

     Alla classe più povera della popolazione, la lotta per la sopravvivenza ed il lavoro sempre incerto, non davano spazi per le altre esigenze della vita. Nell’estate del 1946 per la prima volta vidi il mare. Mio padre mi fece alzare di mattina presto, ancora al buio, per prendere il primo treno per Marinella di Selinunte. L’emozione era grande, anche perché era la prima volta che vedevo un treno, dove rimasi in piedi, quasi schiacciato dalla folla.

    Non ho visto nemmeno il paesaggio, ricordo soltanto di aver sentito il caratteristico rumore secco e cadenzato causato dalle ruote sulle giunture dei binari. Alla vista del mare provai grande meraviglia, certamente quella immensa distesa d’acqua e cielo messi assieme non corrispondevano alla grande vasca che mi immaginavo.  

    Rimasi affascinato anche dal nuovo odore della salsedine e dal rumore delle onde, che m’incuteva attrazione e paura. Fu una giornata memorabile per tutta una serie di sensazioni nuove che il mio cervello dovette immagazzinare, per non dimenticarle più.    

    Intorno agli anni ’50 il centro balneare passò dallo Scalo di Bruca alla località “Calannino” e qui ho visto per la prima volta “li cammareddi”. In quegli anni la vita offriva pochi diversivi e le spiagge del mare erano poco frequentate. +

    Allora solo poche persone appartenenti alla classe media della popolazione potevano permettersi di trascorrere il tempo libero nelle zone di villeggiatura. La nobiltà, anche se in decadenza, e la ricca borghesia non andava al mare, ma nelle loro tenute in mezzo al verde delle loro campagne. Dobbiamo ricordarci che una volta la distinzione della popolazione in classi sociali era molto marcata. Alla classe più umile appartenevano i contadini, che per il loro mestiere esposto sempre al sole, portavano il viso abbronzato.

    Era pertanto vergogna per tutti coloro che appartenevano alle classi più elevate portare il viso abbronzato. Le donne “di paisi” (non campagnole) quando d’estate uscivano, usavano l’ombrello di seta o di cotone per proteggersi dai raggi solari.  

    Inoltre, il concetto di ferie non esisteva; gli artigiani e i negozianti, nel corso della settimana, chiudevano la bottega e si riposavano soltanto il pomeriggio della domenica.  

    Siccome ancora non esistevano barche sportive, motoscafi e canotti di gomma; fra noi ragazzi era considerato fortunato chi possedeva una vecchia camera d’aria d’automobile con molti rattoppi, da usare come salvagente.    

    Le automobili erano ancora poche e si andava a Selinunte con “la paparedda” il trenino a vapore, con la “littorina” (automotrice) o con la corriera, allora di recentissima istituzione. I contadini, finita la mietitura e nell’attesa della vendemmia, si potevano prendere un periodo di libertà e si concedevano il lusso di andare "a li bagni" per alcuni giorni.

    Essi partivano con il carretto dai paesi vicini portandosi l'occorrente per loro e per il cavallo e andavano a bivaccare sotto una tenda di frasche e lenzuola in riva al mare. Poiché il legno del carro, a causa del caldo, “allaschiva” (si asciugava) specialmente nelle giunture, i contadini lo lasciavano in acqua.  

    Dopo gli anni ’50 qualcuno più fortunato incominciò a viaggiare con la 600, la prima macchina economica a portata della classe media della popolazione.

    Vuoi essere aggiornato in tempo reale sulle notizie dalla Valle del Belìce? Clicca “Mi piace” su Castelvetranonews.it o seguici su Twitter