• A3 Conad
  • A3 dottor Gianni catalanotto
  • Farmacia Rotolo Castelvetrano
  • A3bis Farmacia Rotolo
  • Pavia Car r2 omaggio fino al 31 dicembre

Da Campobello all'Uganda alla "scoperta" dell'acqua. Intervista alla geologa Maddalena Cascio

del 2016-09-09

Immagine articolo: Da Campobello all'Uganda alla "scoperta" dell'acqua. Intervista alla geologa Maddalena Cascio

“Vedere l’acqua uscire da un rubinetto, cosa per noi scontata, è per me gratificante e motivo per fare sempre meglio il mio lavoro”. Inizia così la nostra intervista con Maddalena Cascio, 31enne, campobellese.  Di professione fa la geologa. L’acqua che riesce a individuare nelle falde esistenti sotto i terreni dell’Uganda, in Africa, non viene usata per banali finalità. La sua acqua è vita, dignità, istruzione e igiene personale per bimbi, adulti e persino per i malati in Ospedale. 

  • Fratelli Clemente Febbraio 2023 a7
  • Dopo aver frequentato il Liceo Classico di Castelvetrano,  Maddalena si è laureata in Geologia all’Università di Palermo. Dopo l’abilitazione all’esercizio professionale, un master di secondo livello alla facoltà di Agraria di Palermo e la vittoria di una borsa di studio che le ha permesso di partecipare ad un programma di ricerca nell’università Inglese di Greenwich, dove la giovane geologa ha vissuto per un anno.

    Dal 2014 la giovane geologa campobellese vive a Kampala, la capitale dell’Uganda, e lavora come geologo per una azienda privata che si occupa della perforazione di pozzi d’acqua e della realizzazione di piccoli impianti di approvigionamento idrico.

    Maddalena, quale tecniche utilizzate per l'estrazione dell'acqua? Chi sono i vostri “clienti”?

    Una delle tecnologie più utilizzate è quella delle pompe solari, ideali nelle zone in cui manca ancora la distribuzione della corrente elettrica. Lavoriamo principalmente per scuole, ospedali, centri per rifugiati ma anche per abitazioni private e piccoli agricoltori. I progetti sono in genere finanziati da ONG, club service (il Rotary Club di Kampala ad esempio è molto attivo in progetti di Water e Sanitation) o enti locali.

    Perché si sente spesso parlare di gente che in Africa non ha l’acqua nonostante sotto terra le falde non mancano?

    Quello dell’accesso all’acqua nelle zone rurali è purtroppo un problema. I villaggi più fortunati sono forniti di un pozzo comune, dotato di una pompa a mano, che può distare anche chilometri. All’interno dell’organizzazione familiare, il compito di andar a riempire i bidoni è dei bambini: li vedi camminare in fila indiana sui cigli delle strade, con dei bidoni che pesano più di loro. Quelli meno fortunati si riforniscono d’acqua da sorgenti, pozze d’acqua o paludi, con tutto ciò che ne consegue anche a livello sanitario.

    Alla base di questo risiede il fatto che nonostante questa zona dell’Africa Sub-Sahariana sia generalmente molto fertile, e con un buon potenziale in termini di acqua sotterranea, nelle zone rurali manca un sistema di distribuzione centralizzato.

    Cosa significa vivere in Africa?

    Mi diverte molto l’espressione allibita delle gente quando dico di vivere in Africa. Una volta mi chiesero se in Africa la gente è nera. Increduli, hanno continuato con un “ma tutti?”.

    C’è chi mi immagina vivere su un albero o dentro una capanna; chi pensa che mi nutra di topi, e che vada in ufficio su un cammello (che sarebbe comunque bellissimo!). Le persone si stupiscono nel sapere che ho una bella casa, la televisione e la macchina. Per capirci, molti non riescono a nascondere sul proprio viso quella bellissima espressione che racchiude mille significati e preoccupazioni , e che poi si palesa con un laconico “MISCHINA!”. Vallo a spiegare che ci sono i supermercati, i centri commerciali, i cinema e persino un teatro nazionale. Come fai a far capire che uno dei problemi principali di Kampala è il traffico (vi assicuro che è molto più vorticoso e tentacolare di quello del celeberrimo Jonny Stecchino)?

    Se da un lato questo mi diverte, dall’altro mi infastidiscono un pò quelli che pensano che se ti trovi in Africa sei un volontario, oppure un missionario. Per fortuna di volontari ne è piena l’Africa, ma in Uganda ho un lavoro retribuito, ed ho studiato sodo per poter fare quella che reputo la professione più bella del mondo.

    Detto ciò, credo che sia veramente difficile parlare di Africa senza cadere nella retorica. In Uganda c’è ancora gente che vive senza corrente elettrica o acqua. Ci sono bambini che muoiono di febbre o di malaria. Allo stesso tempo, si assiste ad crescente e veloce sviluppo economico, e le città principali sono dei cantieri a cielo aperto. Le opportunità per le imprese sono tantissime.

    Aspetti negativi?

    Vivere in un paese del terzo mondo comporta molte rinunce e richiede un fortissimo spirito di adattamento. Non esistono le famose “vie dello shopping”, e le strade non hanno illuminazione pubblica.  Quindi è impensabile uscire a piedi o fare delle passeggiate,  ma ci si sposta solo in automobile. La sicurezza è strettissima: ogni porta/finestra è dotata di sbarre di ferro, le mura di cinta delle abitazioni sono ornate da filo spinato elettrico ed è normale avere delle guardie armate a protezione delle proprie abitazioni. Ci sono metal detector ovunque, all’ingresso di ogni supermercato, ristorante, pub o centro commerciale.  Mi ci è voluto molto per abituarmi.

    Ci racconti una esperienza di vita incontrata nel tuo lavoro o nella tua vita personale e che non dimenticherai mai?

    A freddo, la prima esperienza che mi viene in mente riguarda un episodio di vita privata: erano venuti a trovarmi i miei genitori, ed eravamo di rientro da una gita fuori porta. Per colpa di Google Maps (non molto affidabile da queste parti) ci ritrovammo al buio, dentro la viuzza di una baraccopoli, con la macchina impantanata nel fango. Il mio ragazzo cercava di liberare le ruote dal fango a mani nude, ed io facevo luce con il cellulare, mentre dai sedili posteriori si udivano mia madre e mia suocera recitare un rosario (esagerate!). La situazione sembrava irrecuperabile, quando dal buio comparvero un gruppo di ragazzi che non esitarono ad immergersi nel fango per aiutarci a tirar fuori la macchina. Quanti di noi in Italia avrebbero fatto la stessa cosa per dei ragazzi di colore?

    Sul lavoro invece, non scorderò mai il modo in cui il direttore di una scuola elementare in cui ero andata a fare le indagini geofisiche mi implorava di trovare acqua nel sottosuolo, come se la cosa dipendesse da me.

    Quanto e in che modo ti ha cambiato l'Africa? in cosa te ne rendi conto?

    È una cosa che non so spiegare, ma me ne rendo conto tutte le volte che rientro in Europa. Mi basta metter piede nel terminal di qualsiasi aeroporto, per sentirmi a disagio. Tutte quelle vetrine, le luci. Un invito incessante a spendere, un eccesso di superfluo. Questo mi causa un fastidio iniziale, ma poi cedo anch’io all’acquisto di un profumo al duty free (del resto sono una ragazza di 31 anni!). Penso che l’Africa mi stia cambiando molto; quanto ed in che modo potrò saperlo solo nel futuro.

    Come va la tua vita personale in Africa? esci con colleghi e amici?

    Ho molti cari amici, nonostante non sia facile stabilire relazioni durature in quanto chiunque si trovi qui è un po’ “di passaggio”. A parte questo, conduco una vita normalissima: aperitivi dopo il lavoro, serate al cinema o in discoteca. Vi assicuro che non manca niente, neppure un ottimo ristorante Italiano.

    La vostra funzione e' anche "sociale". Dare acqua al popolo significa dare dignità e una vita dignitosa. Questa cosa ti motiva a fare sempre meglio?

    Certamente. La cosa che più mi gratifica da un punto di vista non solo personale ma soprattutto professionale, è il vedere la realizzazione del mio lavoro, l’opera compiuta. Vedere l’acqua uscire da un rubinetto, cosa per noi scontata, ma che per altri è appena diventata realtà. Il fatto di contribuire a migliorare le condizioni di vita di queste persone, ed allo stesso tempo di arricchire la mia esperienza professionale e personale, mi da la forza per andare avanti nei momenti più difficili.

    Quanto tempo starai ancora in Africa?

    Non lo so ancora.

    Quando tornerai sentirai la mancanza?

    Mi mancheranno principalmente le persone, i loro sorrisi e gli sguardi di gratitudine. Mi mancherà la natura incontaminata, il verde lussureggiante, e l’estate perenne.
     

    Vuoi essere aggiornato in tempo reale sulle notizie dalla Valle del Belìce? Clicca “Mi piace” su Castelvetranonews.it o seguici su Twitter