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Il vescovo di Mazara del Vallo nell’uliveto che fu di Gaetano Sansone

del 2011-11-18

Il vescovo di Mazara del Vallo, monsignor Domenico Mogavero insieme a un gruppo di studenti

In foto: Il vescovo di Mazara del Vallo, monsignor Domenico Mogavero insieme a un gruppo di studenti

«Le voci isolate rimarranno tali nella lotta alla mafia, quello che serve, invece, è un impegno corale di tutti, al di la delle parole, con la concretezza delle azioni e dei fatti». Lo ha ribadito il vescovo di Mazara del Vallo, monsignor Domenico Mogavero incontrando stamattina i dieci operai (compresi alcuni della cooperativa «Placido Rizzotto» nel Palermitano) che nell’uliveto confiscato a Gaetano Sansone in contrada Seggio Torre a Castelvetrano stanno raccogliendo le olive per produrre l’olio col marchio di «Libera».

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  • Quei venti ettari sono stati affidati dal Comune alla gestione di «Libera» che - insieme alla Diocesi di Mazara del Vallo (tramite il “Progetto Policoro”) - sta costituendo una cooperativa sociale per la gestione del fondo. «I messaggi concreti arrivano proprio da azioni come queste - ha ribadito Mogavero - in questa terra che oggi torna alla società civile si raccolgono i frutti profumati di legalità, con un impegno sia del mondo civile che di quello ecclesiastico. E questa è la migliore risposta nei confronti di chi, nei giorni addietro, ha gettato discredito nei confronti di associazioni ecclesiastiche che avrebbero avuto affidamenti di comodo, che accumulano senza alcuni esito produttivo».

    Mogavero è stato accolto in contrada Seggio Torre da Davide Pati di «Libera» e da una delegazione di studenti degli istituti superiori di Castelvetrano. Dopo la tappa in campagna, nell’aula magna della scuola elementare «Ruggero Settimo» s’è svolto il dibattito con la partecipazione del sostituto procuratore Bernardo Petralia e di Rino Giacalone di «Libera Informazione». Gli ultimi cinquanta minuti, invece, sia il vescovo che il Prefetto di Trapani Marilisa Magno hanno risposto alle domande dei ragazzi in platea. Salvatore Navetta, studente dell’istituto alberghiero, ha chiesto al vescovo qual è la posizione della Chiesa nella lotta alla mafia: «Oggi è alquanto chiara, più di vent’anni fa, non credo ci siano in Italia Diocesi che stanno in silenzio. L’esempio di don Pino Puglisi è la più chiara testimonianza: lui parlava al cuore dei ragazzi, spiegando che l’impegno nell’agire quotidiano nel rispetto delle regole era la giusta via da seguire». E a Marco, studente del liceo scientifico “Michele Cipolla” che ha accennato alla connivenza tra la mafia e la politica, Mogavero ha risposto così: «Non ci sono persone inattaccabili, tutti siamo esposti. È la forza morale di ognuno di noi, poi, che ci consente di scegliere tra il bene e il male. La legalità, certamente, fa vivere». A fine dibattito il vescovo, ad una giornalista che gli ha chiesto su cosa direbbe al super latitante Matteo Messina Denaro, monsignor Mogavero in poche parole ha detto: «Lui è un nostro diocesano, si costituisca, saprà come fare».

    L’addetto stampa
    Max Firreri

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