"La mia vita tra fede, fedeli e Salemi nel cuore". Intervista a Frà Michele Barone
di: Mariangela Messina - del 2016-08-31
Basta fare due chiacchiere con i salemitani per percepire la ricchezza e la generosità spirituale e sociale che Fra Michele Barone ha saputo donare al cuore e all’animo di molti. Così come Salemi ha tanto ricevuto, allo stesso modo tanto ha donato per la crescita umana e spirituale del frate, così come egli stesso racconta.
Fra Michele arriva a Salemi tre anni fa dopo essere stato da poco tempo ordinato sacerdote. Arriva nel convento dei frati Cappuccini con un ruolo specifico, quello di maestro dei postulandi e cappellano dell’ospedale.
Nel corso di questi tre anni però le necessitudini del convento, dovute alla scomparsa e alla malattia di due confratelli, lo hanno portato ad assumere tutto il peso delle responsabilità e delle necessità dei fedeli a lui affidati.
Così, Salemi è divenuta per il frate la prima esperienza di servizio in prima linea poiché proveniva da Caltanissetta e lì non era stato chiamato così direttamente ad operare.
Essersi posto al servizio di tutti gli ha permesso di arricchirsi di numerose esperienze. “Sono stati degli anni molto ricchi ed intensi durante i quali ho trovato un’accoglienza meravigliosa e la gente mi ha voluto bene sin da subito.
Sono stati numerosi gli eventi belli nei quali ho visto la comunità crescere e collaborare nei progetti, come le diverse missioni popolari, i cenacoli nelle famiglie durante i tempi forti, le attività ludiche per il servizio pubblico, come la realizzazione gli altari di san Giuseppe o il presepe vivente; e le numerose attività per la formazione culturale, come il convegno medico annuale e la presentazione delle encicliche di papa Francesco.
Tuttavia, tra le numerose esperienze quella che ha lasciato un segno indelebile nel mio cammino di crescita è stata quella svolta in ospedale e in modo particolare all’Hospice perché lì ho potuto constatare la ricchezza e l’importanza di questa struttura, unica nella provincia di Trapani. Una ricchezza enorme dovuta all’operato dei medici, degli assistenti socio-sanitari ma anche di tutti i volontari che in essa si prodigano.
All’Hospice è possibile constatare un grande servizio alla sofferenza, al dolore che si manifesta nel sostegno morale, economico e logistico non solo per i familiari ma soprattutto per l’ammalato che vive il confronto con la malattia e mostra gradualmente la capacità di sapere accettare che essa non è una malattia come tante ma che lo porterà a concludere lì la sua esperienza di vita, dunque, un confronto vivo con la malattia e con la morte. È stata quindi un’esperienza ricca di dolore, sofferenza e momenti di prova perché ho visto numerose vite spegnersi e tra queste molti giovani”.
È stato così che, in diversi ambiti, Fra Michele si è trovato a diretto contatto con tante esperienze di gioia, entusiasmo come i numerosi matrimoni, battesimi, anniversari, inaugurazioni da lui celebrati ma anche momenti di grande sofferenza durante i quali ha portato, insieme ai fedeli, i pesi, le sofferenze dovute non solo alla malattia, alla morte ma anche alla crisi economica del nostro paese perché il convento dei Cappuccini è anche un centro Caritas che cerca di sovvenire ai tanti bisogni dei cittadini, sia in termini di cibo ma anche di bollette, affitti e cure mediche di prima necessità.
“Il contatto diretto con le fatiche, le difficoltà, dice il frate, mi hanno fatto crescere molto, sia umanamente che spiritualmente. Spesso ho dovuto intensificare la mia preghiera, il mio rapporto con il Signore affinché egli mi desse la capacità di portare il peso quando esso diventava umanamente insostenibile.
Di certo, l’essermi posto in un atteggiamento di confronto, ascolto, cercando di camminare con i fedeli da fratello mi ha fatto crescere umanamente ma tuttavia esso ha avuto un peso perché tante volte mi sono trovato a negare me stesso, il mio io, le mie idee ed entrare in questa fatica.
Per cui credo di essere cresciuto molto ma non sono mancate le sofferenze sia quelle condivise con chi era nella sofferenza ma anche quelle personali, sia in termini di peccato che fisiche perché il corpo davanti a tanto peso e tanto carico ha richiesto anche la sua parte”.
Avere avuto un’esperienza così forte, che lo ha segnato nel corpo e nello spirito fa si che sia difficile per Fra Michele lasciare Salemi, gli affetti legati a persone, a strutture e al servizio pastorale portato avanti e svolto.
Egli stesso dice che “la sofferenza è presente perché è sempre un chiedere a sè stesso di staccarsi, di sradicare, di quasi a volte morire per andare, sapendo che siamo tutti chiamati a costruire, rifondare a portare avanti un’altra missione.
Pertanto, solo la consapevolezza che è il Signore che guida la storia, la vocazione e la missione che siamo chiamati a svolgere ci aiuta ad accettare e accogliere l’obbedienza sapendo che in questo noi interpretiamo la volontà di Dio.
Sebbene quindi si vive una fatica, l’itineranza è una caratteristica francescana, Francesco voleva che i frati non si appropriassero di nulla e in questo nulla ci possiamo mettere tutti questi aspetti. Io vent’anni fa non ho avuto dubbi e neppure oggi li ho, ho scelto e continuerei a scegliere il cammino francescano.
La mia fanciullezza l’ho vissuta con i Cappuccini, quando poi all’età di 23 anni, dopo essermi allontanato dalla fede, dalla parrocchia e dai frati, sono ritornato alla fede, ho vissuto la conversione, ho rincontrato i frati cappuccini ed è stata la loro spiritualità ad accompagnarmi nella crescita, per cui quando ho capito che il Signore voleva altro da me, conoscendo le mie caratteristiche, la mia persona, non potuto scegliere altrimenti.
Una scelta fatta anche per la caratteristica di vita comune che porta alla condivisione dei diversi carismi, delle diverse ricchezze che ognuno porta con sé ma anche le difficoltà della convivenza perché siamo persone che proveniamo da famiglie diverse, con personalità diverse, con modi di pensare e vedere la vita diversi ma tuttavia, la grazia della preghiera, dello Spirito ci permette di incontrarci e insieme condividere l’unica vocazione che è quella di cercare di vivere il Vangelo ad intra e testimoniarlo ad extra con il servizio verso i fratelli”.
Nel ringraziare Fra Michele per la sua preziosa testimonianza, porgo, a nome di tutta la comunità, un immenso grazie per il suo operato e la sua persona in mezzo a noi e un caloroso augurio di buon cammino e buon lavoro nella comunità di San Giovanni Gemini in Agrigento nel suo nuovo ruolo di animatore vocazionale e guardiano del convento, nella speranza di rivederlo presto tra noi.