Nel Mediterraneo oltre un milione di sbarchi. Presentato il Dossier Statistico Immigrazione 2016
di: Valeria Ferrante - del 2016-10-28
Presentato il Dossier Statistico Immigrazione 2016. Dati alla mano: più informati, più consapevoli. Giovedì 27 Ottobre 2016 è stato presentato a Palermo, presso la sede dell'Istituto Arrupe, il Dossier Statistico Immigrazione 2016, curato da IDOS in partenariato con Confronti e in collaborazione con l'UNAR (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali) e il Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
La presentazione di un Dossier Statistico la si immagina tutta numeri, grafici e tabelle. Niente di più lontano dalla presentazione in questione. Ciascun relatore, ciascuna relatrice, ha saputo far vivere quelli che rischiavano di essere e di rimanere soltanto dei numeri.
L'Italia ha ricevuto, nel corso del 2015, 84.085 richieste d'asilo. Di queste 84.085 ne sono state esaminate soltanto 71.345 e accolte il 41,5% delle esaminate.
Come sottolineato dal Prof. Pirrone dell'Università di Palermo, gli sbarchi nel Mediterraneo sono stati all'incirca 1 milione nel 2015, di cui 154 mila in Italia. Questi 154 mila non sono solo numeri, è ovvio. Sono persone, sono uomini, donne, ragazzi, bambini. Sono i fratelli che non vogliamo riconoscere, sono i figli rinnegati, sono le nostre più recondite fragilità. Hanno la stessa età dei vostri figli, delle vostre sorelle, dei vostri mariti e delle vostre mogli.
Hanno negli occhi la stessa speranza, la stessa voglia di vivere. Alla luce dei fatti recentemente accaduti, il Prof. K. Hannachi ha dichiarato: «Siamo in un epoca in cui l'estrema sofferenza dell'altro non è più sentita.» Questi dati riguardanti gli sbarchi non devono, però, distogliere l'attenzione da tutto il resto. «L'emergenza ci sta facendo dimenticare dell'integrazione e degli stranieri residenti.
Ci fa dimenticare di costruire spazi di partecipazione.» ha dichiarato Nadine Abdia della Consulta delle Culture. Citando i dati europei per il 2014, possiamo avere un'idea delle presenze: i residenti stranieri nell'intero territorio dell'Unione Europea sono 35.140.213, costituendo una percentuale del 6,9% sul totale dei residenti.
Ma analizziamo il dato: di questo 6,9%, i cittadini stranieri non comunitari sono il 3,0%, mentre i cittadini stranieri comunitari risultano essere il 3,9% (dati all'01.01.2015). Questi cittadini e queste cittadine devono poter esprimere la loro opinione, il diritto di voto che viene loro negato, la possibilità di prendere parte alla comunità in cui risiedono regolarmente e alla cui vita contribuiscono con il loro lavoro.
Gli occupati stranieri in Italia, a tal proposito, sono 2.359.000, che costituiscono un'incidenza sul totale di occupati del 10,5%. Confrontando il tasso di disoccupazione degli stranieri con quello degli italiani si nota che gli stranieri disoccupati sono il 16,2%, mentre gli italiani senza un lavoro si attestano sull'11,4%. La situazione in Italia merita un ulteriore approfondimento. I cittadini stranieri residenti in Italia sono 5.026.153, con un'incidenza sul totale dei residenti del 8,3 %.
Si calcola che gli stranieri, in Italia, siano 5-6 per ogni 1000 abitanti. Le prime tre collettività di residenti stranieri sono: Romania (22,9%), Albania (9,3%), Marocco (8,7%). I minori stranieri non accompagnati costituiscono tra i gruppi più vulnerabili tra i migranti: dei 153.842 migranti sbarcati in Italia, il 10,7% sono minori. I minori non accompagnati sono 18.056, di cui il 34,0% risulta irreperibile. Quando si parla di minori, ci si riferisce a ragazzi tra i 15 e i 17 anni.
Molti dei lettori avranno figli della stessa età. Bene. Pensateli costretti ad andare lontano da casa (perché a casa c'è la guerra e c'è la fame, e la fame non è di certo una calamità naturale), in un paese di cui non conoscono nulla se non qualche favola che racconta loro quanto l'Italia sia fantastica, per trovare un lavoro che gli permetta di mantenere la famiglia rimasta nel paese d'origine.
Perché, come ha dichiarato Noaman Beji durante la presentazione del Dossier, questi ragazzi, nei loro paesi, cominciano a lavorare all'età di 6 anni. Quando arrivano in Europa, a 16 anni in media, si considerano come adulti in grado di lavorare. Non sanno che qui sono considerati minorenni.
La trafila dell'accoglienza dei minori stranieri non accompagnati la rimando ad un focus più specifico, o a richieste di eventuali interessati al tema. L'allontanamento dei minori dai centri di accoglienza costituisce un enorme rischio per i minori e una violazione della responsabilità legale di cui risponde il tutore incaricato della loro protezione.
L'istruzione, la didattica ludico-emotiva, l'attenzione ai bisogni psichici e fisici del minore non accompagnato costituiscono punti su cui bisogna ancora molto insistere, specialmente nei nostri territori. Per non dilungarmi eccessivamente, sottopongo alla vostra attenzione lo schema sintetico dei dati per l'Italia 2015 e il dettaglio sulla Sicilia. Concludo con le parole di Nadine Abdia: “I dati certi servono a distruggere i luoghi comuni.”