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Truffa da 7 Milioni per costruire un hotel a Selinunte. Nove persone a processo

del 2017-01-31

Immagine articolo: Truffa da 7 Milioni per costruire un hotel a Selinunte. Nove persone a processo

Truffa aggravata in concorso per il conseguimento di erogazioni pubbliche è il reato contestato a nove persone e tre società processate davanti al giudice monocratico di Marsala Matteo Giacalone. La truffa, in danno di Regione, Ue e Patto territoriale “Valle del Belice”, è di notevoli dimensioni.

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  • Per gli investigatori (Procura di Marsala e Guardia di finanza di Castelvetrano) sfiora i sette milioni di euro. Per la precisione: 6 milioni e 983 mila euro incassati a “fondo perduto”. Alla sbarra degli imputati ci sono dieci persone (imprenditori, tecnici e funzionari) e tre società (coop “Oasi”, “Sistema srl” e “Costruire srl”).

    La mega-truffa, secondo quanto riportato da Tp24.it, sarebbe stata commessa nell’ambito della realizzazione di un grande complesso turistico-alberghiero a Marinella di Selinunte. Imputati sono Paolo Ettore Masella Ippolito, di 55 anni, presidente del Cda di “Oasi”, Giuseppa Claudia Ancona, di 50, moglie di Paolo Ettore Masella Ippolito, vice presidente del Cda di “Oasi” e a.u. della “Sistema”, Antonino Scaglione, di 54, componente del cda di “Oasi”, Antonino Russo, di 61, procuratore speciale della “Sistema”, Gaspare Secchia, di 58, professionista incaricato e firmatario della contabilità tecnica dei lavori, Orazio La Monaca, di 59, progettista e direttore dei lavori, Giovanni Giuseppe Ligambi, di 48, a.u. della “Costruire”, Santo Svizzero, di 52, ingegnere incaricato dall’Oasi della redazione del progetto di ammodernamento e ampliamento della struttura alberghiera, e Francesco Paolo Vizzini, di 71, collaudatore dell’assessorato regionale al Turismo. Tranne Vizzini, che è residente a Palermo, tutti gli altri sono abitano tra Castelvetrano e Partanna.

    A sostenere l’accusa in aula è il pm Ignazia Uttoveggio. Secondo gli inquirenti, i quasi sette milioni di euro di finanziamento pubblico sarebbero stati ottenuti utilizzando fatture per “operazioni inesistenti relative ad acquisti effettuati o prestazioni ricevute, attestanti costi fittizi sostenuti dalla Oasi per la realizzazione delle opere edili e la fornitura di arredi e attrezzature varie oltre a prestazioni di servizi”.

     

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